“Ricordo che ho conosciuta Vita fin da piccola, anche perché eravamo vicini di casa e lontani parenti per questo accadeva molto spesso che ci vedevamo visto che frequentavo la sua famiglia. – racconta Sebastiano – Con i miei amici ci piaceva fare la notturna, quella che oggi si chiama la serenata, così nel vicinato di sera si sentiva spesso il suono della chitarra, del mandolino ed anche del sassofono. Momento di allegria e spensieratezza giovanile mentre la ragazza che ti piaceva ti guardava con gratitudine. Vita aveva solo 10 anni quando ci siamo fidanzati ed io appena 18. Era molto bella. Uscivamo insieme con la coda, cioè parte della famiglia che ci seguiva e mai ci lasciavano da soli fino a quando, nel lontano 27 aprile 1952, ci siamo sposati in chiesa Madre. Eravamo piccoli se pensiamo ad oggi, visto che lei aveva 15 e io 23 anni da allora niente ci ha separato. Siamo una famiglia unita, serena, innamorata della vita. Io ho sempre lavorato e spesso ero costretto a fare più lavori in un solo giorno, quando nei campi, quando come manovale, addirittura lavoravo fino all’1 di notte per poi ritornare a casa e ripartire anche alle 4. Il lavoro non mi ha mai spaventato e questa tenacia mi ha permesso di dare un futuro ai miei figli in piena onestà ed a testa alta, nonostante io sia analfabeta credo nell’importanza dell’istruzione”.
“Quando ci siamo sposati ero così piccola che con l’abito bianco non sembravo una sposa ma una bambina che stava per fare la comunione – racconta la signora Vita – Quel 27 aprile mi venne a prendere fino a casa Sebastiano e insieme, mano nella mano e a piedi, siamo andati in chiesa per sposarci. I bambini mi tenevano il lungo velo bianco mentre la gente ci guardava passare dai balconi. Tanta la gente che sembrava la festa della Madonna. Subito dopo il matrimonio siamo andati, insieme ai parenti, a festeggiare in una casa privata, qui abbiamo mangiato e ballato fino a quando io e Sebastiano siamo andati via lasciando tutti gli invitati, perché per noi si era fatto tardi. – continua – Sono diventata mamma di 8 figli, ogni due anni restavo incinta e nonostante tutto facevo le faccende di casa con la massima serenità. Spesso ero costretta ad andare fino alla fontana del Ferriero per prendere l’acqua con la quartara, con i figli per mano ed il pancione. Nonostante il mio stato, facevo più volte al giorno questa lunga passeggiata. L’unico mio momento di relax era di sera quando tutti dormivano e io aspettavo Sebastiano. Nell’attesa ero solita sedermi a letto ed iniziare a lavorare a maglia”. Tante le vicissitudini dei coniugi Micieli, come del resto in tutte le famiglie degli anni ‘60, ma ricordano come la loro vita non era fatta solo di lavoro ma ogni tanto si concedevano momenti di svago come quando trascorrevano una giornata al mare.
“Con il mio motore, un MV Agusta, unico mezzo di trasporto che possedevo, mi piaceva andare a mare fin da quando eravamo sposini. – racconta Sebastiano – La prima volta che andammo a mare eravamo sprovvisti di costume, così mi informai che lì vicino c’era un signore che li affittava. Allora io e Vita siamo andati a prenderli ed abbiamo speso 7 lire. Quando la famiglia iniziò a crescere continuammo ad andare a mare con i nostri figli. Così si partiva in cinque sulla moto con destinazione Scoglitti. La nostra era una famiglia in continua crescita e quindi la moto non bastava più, allora pensai bene di chiamare un taxi per andare tutti a mare. Mio figlio Lucio ricorda ancora quando questa macchina ci lasciava in spiaggia per poi riprenderci per tornare a casa. Mia moglie ricorda ancora quando i miei figli volevano fare un giro in barca, per loro così grande visto la tenera età. Allora andai dal proprietario per chiedere se era possibile fare un giro e salimmo tutti al costo di 30 lire. Quando la barca si allontanò dalla riva mia moglie ed i bambini si spaventarono così tanto che fui costretto a chiedere di ritornare a riva. Pazienza, fu una breve navigata in mare”.
La famiglia Micieli, intorno agli anni ’70 decide di intraprendere un viaggio con i figli, visto che si sposava una nipote: “Quando si sposò una delle mie nipoti che vivono a Milano, con Vita abbiamo deciso di partire con tutta la famiglia. – dice Sebastiano – Allora abbiamo preparato i bagagli ma soprattutto grandi scatoloni con dentro: olio, conserve di vario tipo, dei conigli, e così via. Il nostro viaggio ha avuto inizio dalla stazione di Siracusa verso Milano. Arrivati ad una delle fermate ci siamo accorti che era finita l’acqua quindi io scesi dalla carrozza del treno. Improvvisamente sentì il fischio del capostazione mentre mia moglie, disperata, mi chiamava dal finestrino. Iniziai a correre fino a quando riuscì a salire su un’altra carrozza e raggiungere la mia famiglia. Ancora i miei figli ricordano questa scena e se ci penso mi viene da sorridere. Arrivati davanti al Duomo di Milano era doverosa una foto”.
La famiglia del signor Micieli, visto che era sempre in crescita, aveva la necessità di una casa sempre più grande ogni volta che nasceva un figlio. Sebastiano cambiò tante case a Chiaramonte, passando da un quartiere all’altro e ogni volta che vedeva edificare una casa pensava che sarebbe stata sua. Il duro lavoro, che non gli dava tregua, gli permetteva di comprarle e traferirsi. Tra tutte le case ricorda la scomodità di quella nel quartiere di San Giovanni, perché per poter tornare a casa si trovava costretto a fare le scale in moto. Arrivò un giorno che, dopo tanti traslochi, decise di comprare un terreno, che a quel tempo non aveva un gran valore per la sua collocazione. Il terreno si trova nel quartiere di San Vito ma a quel tempo era circondato da terreni senza case. Qui aveva visto Sebastiano il luogo ideale dove poter edificare una casa per tutti gli otto figli con le loro famiglie. Racconta di come difese la sua terra quando, riqualificata la zona, il terreno acquistò un nuovo valore e molti gli misero i bastoni tra le ruote per edificarlo. Il carattere forte, la tenacia e l’onestà di Sebastiano lo premiarono riuscendo ad edificare un condominio, disegnato dal suo primo genito laureato in ingegneria, con tanti appartamenti tanti quanti sono i suoi figli che parteciparono anche loro alla costruzione mattone su mattone. Oggi Sebastiano ha 88 anni e una salute di ferro. Tanto che insieme con la moglie, sono soliti andare in giro con la loro moto ape. Come fossero appena sposati.
La famiglia. Sebastiano, Vita e un unico pensiero: i figli. Quattro maschi: Vito, Lucio, Paolo, Massimo e quattro femmine: Giovanna, Sebastiana, Angela e Silvana. Poi seguono le nuore e i generi, i diciannove nipoti e i tre pronipoti. Tutto cominciò negli anni Sessanta, continuò
e continua fino ad oggi
Il ricordo. «La prima volta che andammo – racconta Sebastiano – a mare eravamo senza costumi, così mi informai che lì vicino c’era un signore che li affittava. Allora io e Vita siamo andati a prenderli ed abbiamo speso 7 lire»