Ragusa
Ragusa, la “food valley” accende i fornelli: «Avanti tutta a fiamma bassa»
Così ad esempio Ciccio Sultano, due stelle Michelin a Ragusa Ibla, ha già annunciato la riapertura per il 1 giugno: «Ritorna l’esperienza del bello e del buono, una cucina siciliana moderna, internazionale per vocazione, impeccabilmente servita, inseparabile dalla sua grande cantina», ha annunciato Sultano ieri sui social. Ha invece già riaperto Locanda Don Serafino, una stella Michelin sempre a Ibla, che potendo contare anche sull’accoglienza alberghiera ha rimesso in moto anche la cucina dello chef Vincenzo Candiano.
Ma la maggior parte dei ristoranti, naturalmente, si sta muovendo per ripartire già a metà o al più tardi alla fine di questa prima settimana gialla che sta per cominciare, dandosi giusto il tempo di riorganizzarsi con lo staff e con le linee di cucina. «Fino a venerdì po’ di apprensione è stata inevitabile , abbiamo aspettato di avere la certezza della zona gialla e ora ci stiamo organizzando per riaprire» dice ad esempio Lorenzo Ruta del ristorante Taverna Migliore a Modica: «Non vediamo l’ora di farlo: in questi mesi non siamo mai stati fermi, abbiamo studiato, pensato a nuovi progetti. Adesso, però, ci auguriamo continuità».
Elevatissima è l’aspettativa soprattutto nelle frazioni balneari, dove ci si aspetta anche una certa ripresa dei flussi turistici, da cui dipenderà la ripresa vera. Anche per questo Confimprese iblea chiede «un piano di intervento straordinario per far ripartire l’attività di ristorazione»: «Ci risulta che più del 50 per cento delle nostre attività non hanno spazi all’aperto – spiega Pippo Occhipinti, presidente provinciale di Confimprese iblea – e chiediamo pertanto un intervento straordinario in tema di tributi e sostegni, per le attività che continuano a restare chiusi. Un settore che, oltre a dare lavoro direttamente a migliaia di persone, solo in provincia di Ragusa, rappresenta il terminale essenziale della filiera agroalimentare. Numeri che richiedono un’attenzione particolare per evitare che l’intero settore vada in default».
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