“Il rispetto del nostro paesaggio agricolo salverà la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra storia, il nostro sviluppo turistico”. Lo dice il consigliere comunale di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, avanzando una serie di riflessioni che hanno a che vedere con il prossimo esame degli strumenti urbanistici in seno al civico consesso. “Girando a piedi per il territorio ibleo – chiarisce Iurato – spesso mi capita di imbattermi in interessantissime strutture agricole, manufatti o ripari di contadini/pastori arcaici, legate alla tecnica della lavorazione a secco della nostra pietra calcare locale di cui il nostro terreno è pieno. Architettonicamente sono opere d’arte, probabilmente di rango inferiore rispetto ai nostri edifici civili e religiosi barocchi Unesco e non. Ma storicamente certamente non meno importanti, tant’è che proprio l’Unesco, appena qualche anno fa, volle inserire la tecnica della costruzione di manufatti a “secco” (muri, nuraghi, muragghi e muragghiuna, ripari, acquedotti, strutture agricole, ecc.) legati alla tecnica della lavorazione della pietra e della sua messa in opera senza l’ausilio della malta/cemento, tra i Beni immateriali mondiali dell’Umanità. Un riconoscimento importantissimo anche per il nostro territorio che segue il giusto, precedente, riconoscimento del nostro bellissimo barocco”.
“Oggi – continua Iurato – queste magnifiche opere dell’uomo ibleo che contribuiscono a rendere grande, particolare e bellissimo il nostro paesaggio agricolo, sono da diversi anni in serio pericolo per scelte o non scelte urbanistiche miopi o perché non interessate a salvaguardare, recuperare manufatti del tipo nuragici importanti come quelli presenti in contrada Renna, in contrada Tre Casuzze, in contrada Conservatore e via dicendo. In generale, queste strutture rischiano di essere deturpate da un paesaggio circostante che la mano dell’uomo, le leggi dell’uomo, ha modificato senza tenere conto la dimensione storica/paesaggistica dei luoghi che ospitano da secoli il “bello”, le nostre radici, la nostra peculiarità, la nostra unicità. Ecco perché nel Prg che presto andrà in Consiglio, anche in piena armonia con il Piano paesaggistico ibleo, dobbiamo lavorare tutti indistintamente non solo per pianificare con parsimonia e nell’interesse pubblico il territorio, ma anche per salvaguardare, attraverso idonei emendamenti, l’istituzione di reti e percorsi tematici, un territorio ed un paesaggio ricco di manufatti tipici che, anch’essi, con la loro centenaria presenza, compongono l’unicità del “Paesaggio Ibleo”, nell’accezione più ampia del significato anche naturalistico del termine. Non ci sono dubbi che se ci faremo guidare dall’amore e dall’interesse per la nostra terra i risultati non mancheranno ad arrivare e un giorno potremo dire a testa alta: io c’ero, io ho coraggiosamente scelto anche il bello”.