Ragusa, inaugurato l’anno accademico dell’Università. E’ la prima volta che accade

Di Redazione / 04 Ottobre 2024

«Oggi, a quasi trent’anni di distanza dal primo insediamento universitario, Ragusa ospita ben cinque corsi di laurea dell’Università di Catania, con 793 iscritti, quasi il doppio dei 434 del 2018-29. È il segno del nostro impegno tangibile sul territorio: e confido che in futuro, proprio grazie a una maggiore differenziazione nell’offerta formativa, si possa registrare un ulteriore consistente aumento superando ampiamente i mille studenti».

Il rettore Francesco Priolo ha declinato questa mattina i numeri della presenza universitaria nel capoluogo ibleo, scegliendo di svolgere in questa sede uno dei tre eventi previsti per l’inaugurazione dell’anno accademico 2024-25, il 590esimo dalla fondazione del Siciliae Studium Generale, dopo l’apertura lunedì scorso al Teatro greco-romano di Catania.

Per la prima volta nella storia dell’Ateneo, il corteo accademico ha sfilato lungo le stradine di Ibla, partendo dall’aula magna del complesso di Santa Teresa, per raggiungere l’auditorium San Vincenzo Ferreri, nel cuore dello splendido giardino ibleo. Qui sono stati rinnovati i gesti e i simboli di quella tradizione che da quasi sei secoli, accompagna lo sviluppo della ricerca e della didattica nella corsa inarrestabile della conoscenza umana verso l’innovazione tecnologica, alla presenza delle autorità cittadine che hanno accolto il “Magnifico”, la prorettrice Francesca Longo, il direttore generale Corrado Spinella, i presidenti delle Struttura didattiche speciale di Ragusa Stefano Rapisarda e di Siracusa Carmelo Nigrelli, i presidenti della Scuola superiore di Catania Daniele Malfitana e della Scuola di Medicina Pietro Castellino, insieme ai docenti, al personale e agli studenti della sede iblea.

«Questa inaugurazione – ha proseguito il rettore nel suo discorso inaugurale – rappresenta non solo un’assoluta novità, ma anche il segno tangibile che Ragusa è città universitaria, e che questa governance intende sempre più rafforzarne il ruolo. Il Siciliae Studium Generale si apre oggi all’ultimo decennio dei suoi primi seicento anni di storia e lo fa presentando i suoi tre poli come le basi fondanti di quella rinascita che questa parte della Sicilia merita». Il rettore ha poi ripercorso la storia dell’insediamento universitario a Ibla, a partire dal corso di laurea in Scienze agrarie tropicali e subtropicali all’inizio degli anni ’90, al corso in Lingue e Culture europee ed extraeuropee nel ’99-2000, accompagnato dalla nascita del Consorzio universitario ibleo.

I corsi ad indirizzo linguistico, incardinati del dipartimento di Scienze umanistiche, hanno laureato in 25 anni oltre 3.600 studenti e studentesse, registrando sempre un altissimo indice di soddisfazione. Tra i punti di forza, oggi, non solo l’insegnamento di lingue europee e di giapponese, arabo e cinese, un’offerta formativa di tutto rispetto nel panorama dei decentramenti italiani, ma anche della Lingua dei Segni, che rappresenta una delle eccellenze a livello nazionale. Il percorso – ha ricordato il rettore – ha incontrato negli anni battute di arresto, ma anche importanti riprese, come la recente istituzione di tre nuovi corsi di studio che hanno risposto con efficacia alle aspettative delle famiglie: “Management delle imprese per l’economia sostenibile”, “Gestione dei sistemi produttivi agrari mediterranei” e “Scienze motorie”. L’ultimo impulso, ha riconosciuto il prof. Priolo, si deve anche al contributo fattivo e concreto del Comune di Ragusa, del Consorzio universitario e della Banca Agricola Popolare di Ragusa, grazie ai quali è stata acquisita la nuova sede della ex Scuola dello Sport, che si aggiunge a quelle storiche del Distretto e di Santa Teresa.

Fra i “to do” da inserire subito in agenda, ha sottolineato ancora il rettore, il necessario miglioramento della mobilità studentesca fra la parte nuova della città e le sedi presenti a Ibla, così come la realizzazione di alloggi pubblici per gli studenti e le studentesse meritevoli, ma con famiglie in difficoltà economica, e il maggiore coinvolgimento dei principali attori del tessuto economico e produttivo, anche a beneficio di una importante realtà di ricerca come il Corfilac, al quale l’Ateneo contribuisce fattivamente, e che rappresenta una naturale sede per i tirocini degli studenti di Agraria. Tra le cose fatte, invece, il progetto Greentech, finanziato con oltre 10 milioni di euro, in collaborazione con Comune e Bapr, che diventerà a breve un incubatore di imprese a beneficio di tutti i giovani ragusani, dando anche ulteriore impulso alla progettualità e alle attività di Terza Missione dei docenti che vi insegnano.

La manifestazione, scandita dagli intermezzi musicali del Coro studentesco dell’Ateneo diretto dai maestri Paolo Cipolla, Franco Lazzaro e Giuseppe Sanfratello, che ha eseguito il goliardico “Gaudeamus igitur”, il canto tradizionale serbo “Gusta mi magla padnala” e la più moderna “Believer”, ha previsto poi l’apprezzato intervento del presidente della Sds di Ragusa Stefano Rapisarda. «Questa giornata ha soprattutto un significato – ha sottolineato -: le sedi decentrate non sono ‘colonie’, non sono un avamposto, ma sono parte organica dell’Istituzione Ateneo, sono membra dello stesso corpo, come le mani lo sono della testa. Oggi si rafforza il senso di appartenenza e di affiliazione, che ribadisce un importante legame storico e sociale con questo territorio, se pensiamo che l’Ateneo di Catania è stato tradizionalmente il luogo di formazione universitaria per la maggior parte della classe dirigente iblea e ragusana. E non è un caso che questa espansione si realizzi nel luogo più spagnolo di Sicilia, la contea dei Cabrera, degli Enriquez, degli Alvarez de Toledo, in un ideale omaggio a quel re di Aragona che ci fondò quasi seicento anni fa». Il polo ragusano rende di fatto l’ateneo catanese uno dei più a sud d’Europa, insieme a Malta, Cadice, e alla Università Ionia di Grecia: «La frontiera – ha aggiunto il presidente della Sds -, questa linea che corre tra quelle “comunità immaginarie” che sono le nazioni, può essere linea di confine o linea di contatto. Noi aspiriamo a essere linea di contatto e da questo sud d’Europa offriamo i corsi della comunicazione interculturale, dell’empatia, della mediazione, della sostenibilità economica e della sostenibilità agraria, e del benessere fisico e sportivo».

L’ultimo messaggio il prof. Rapisarda lo rivolge accoratamente agli studenti della comunità iblea: «L’università non è un ufficio, non è uno sportello al quale ci si rivolge per ottenere un certificato, ma un luogo nel quale si abita, si vive, si fa amicizia, si discute appassionatamente e litiga se occorre ma nel quale si vive. L’università è la nostra casa, è vita quotidiana, frequenza regolare di aule e di biblioteche, partecipazione alle attività culturali comuni, e anche il caffè a piazza Pola, la conversazione a mensa, un allenamento di corsa ai giardini iblei, la festa musicale di giugno, la gita del mese di aprile, la conferenza di qualche illustre relatore che ci apre all’improvviso un orizzonte nuovo d‘idee al quale non avevamo mai pensato. E allora vi dico: frequentate, e risiedete il più possibile in città».

Pubblicato da:
Giorgio Liuzzo