Vertenza Versalis, non solo diretto. “Come abbiamo sempre detto sin dal primo momento – sottolinea il consigliere comunale di Ragusa, Sergio Firrincieli – c’è la questione dell’indotto che tiene banco e rispetto a cui l’attenzione non deve scemare. Anche perché, a proposito di indotto, i padroncini che operavano con l’azienda hanno effettuato investimenti importanti con i propri tir, attrezzandoli in modo tale da potere caricare il polietilene. Sembra che, per fare rientrare questi operatori economici dalle proprie spese, e stante il fatto che, con la chiusura dello stabilimento, la produzione giocoforza cesserà, Versalis abbia proposto di individuare dei ganci lavorativi al Nord Italia che consentano ai padroncini di fare in modo che i propri mezzi possano trasportare materie prime o semilavorati dal Settentrione verso il Sud. Il problema, ovviamente, è che i tir dovrebbero salire vuoti e quindi i costi del viaggio di andata sarebbero poi insufficienti a garantire un ristoro adeguato rispetto a quello che si percepirebbe nel viaggio ritorno”.
“Ci sembra, quindi – continua Firrincieli – una soluzione che non stia né in cielo né in terra. Purtroppo, la Sicilia non può contare su un export tale da soddisfare le esigenze di un simile plotone di padroncini. Discorso diverso per l’ortofrutta ma bisognerebbe convertire i cassoni in celle frigorifero prevedendo altri investimenti, insostenibili nella maggior parte dei casi. Quindi, la questione Versalis, in ordine a cui, dopo la manifestazione di giorno 12, sembra essere calato il silenzio, al netto dei tavoli tecnici che si stanno organizzando, compreso quello del 21, in cui comunque si parlerà di Ias e solo a margine di Versalis, visto che sono previsti altri incontri e uno specifico sul sito di Ragusa è contemplato per il 3 dicembre, merita di potere contare su riflettori sempre accesi. Ecco perché abbiamo ribadito in consiglio comunale l’idea di una unità di crisi diretta e gestita dal sindaco Cassì per poter coordinare in maniera unitaria quelle che sono le proteste e le proposte del nostro territorio e del nostro tessuto produttivo e al fine di potere contare su una interlocuzione privilegiata, ricevendo di prima mano le notizie che diversamente, suddivise in 1000 rivoli, potrebbero disperdersi e non darci vera contezza di quello che sta accadendo. La chiusura dell’impianto di contrada Tabuna ci impone, senza alcun dubbio, di diventare protagonisti, come territorio, in ordine a questa delicata vertenza”.