Ragusa e il caso di Vittorio Fortunato, morto il macellaio accusato di avere abbandonato il neonato

Di Salvo Martorana / 04 Giugno 2024

E’ morto per infarto Giuseppe Diquattro, il macellaio ragusano di 56 anni finito sotto processo per il bimbo abbandonato a Ragusa il 4 novembre del 2020. Il commerciante era fiducioso che sarebbe stato assolto davanti alla Corte d’Appello di Catania e non si sentiva in colpa per quanto successo. Nei prossimi giorni avrebbe partecipato ad un’udienza davanti il Tribunale dei minori di Catania che l’aveva convocato nell’ambito dell’azione per il riconoscimento che non aveva chiesto ma a cui – da quanto riferisce l’avvocato difensore Michele Sbezzi – non si sarebbe opposto. Il funerale è stato fissato per domani, mercoledì alle 11,00, presso la Parrocchia di San Paolo Apostolo. L’appello era fissato davanti la Seconda sezione penale della Corte di Appello per il 5 aprile dell’anno prossimo.
In primo grado, l’anno scorso, il commerciante era stato condannato a due anni di reclusione, con la concessione delle attenuanti generiche, davanti al Tribunale di Ragusa. Per il caso del piccolo Vittorio Fortunato, il neonato per il quale – secondo l’accusa – il padre naturale inscenò l’abbandono e ritrovamento – il Pm Ottavia Polipo aveva chiesto la condanna a 2 anni ed 8 mesi per abbandono di minore. Prima della discussione davanti al Gup, Andrea Reale, è stato sentito il consulente di parte, Maurizio Sittinieri, dal momento che il legale del macellaio, l’avvocato Michele Sbezzi, aveva chiesto la celebrazione del rito abbreviato condizionato all’audizione del consulente stesso. Secondo la perizia del professionista, su cui si è soffermato nel corso dell’arringa difensiva l’avvocato Paolo Frasca, collega di studio di Sbezzi, il padre naturale del bambino ha avuto un comportamento irrazionale, dettato da una momentanea incapacità di intendere.

Un’azione, quella di simulare l’abbandono del neonato che sarebbe stata causata da uno squilibrio psichico dovuto all’improvvisa rivelazione che quel neonato era suo figlio – circostanza che aveva appreso quando la ex compagna gli chiese aiuto. Quando lui la raggiunse, si trovò davanti al fatto che la donna aveva appena partorito in casa. Lo stress inaspettato e improvviso dovuto alla circostanza, compromise la sua capacità di agire razionalmente e lo portò ad inscenare l’abbandono e il ritrovamento. Su questo ha puntato l’avvocato Sbezzi nel corso del suo articolato intervento. La difesa nel chiedere l’assoluzione ha sostenuto che l’uomo non ha mai, di fatto, abbandonato il piccolo.

Pubblicato da:
Giorgio Liuzzo