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Ragusa calcio, allarme rosso: scialbissimo pareggio in casa. E le contestazioni continuano
Contro una delle peggiori squadre, il Pompei, mai viste all'Aldo Campo di contrada Selvaggio negli ultimi due anni, arriva un inguardabile 0-0
Pareggio casalingo scialbissimo del Ragusa calcio che resta nei bassifondi della classifica del campionato di Serie D girone I. Anche oggi si è vista all’opera una squadra senz’anima, incapace di avere ragione di una delle formazioni, con tutto rispetto parlando, più brutte mai viste allo stadio Aldo Campo di contrada Selvaggio da due anni, e forse più, a questa parte, vale a dire il Pompei.
E invece gli azzurri, oggi in maglia bianca, sono riusciti a collezionare un paio di tiri pericolosi in porta (uno nel primo tempo, l’altro nella ripresa), senza mai impensierire davvero la difesa avversaria che, grazie a un paio di centrali statuari, è riuscita a svolgere il proprio onesto compitino senza mai andare in affanno più del dovuto.
Il Ragusa? Ha cercato di rendersi insidioso, ha provato a costruire qualche trama pericolosa, ha tentato, quando il terreno ormai stava mancando sotto i piedi, di dare un po’ più di pressione al proprio forcing, ma senza colpo ferire. E alla fine è rimasto con un pugno di mosche in mano e con appena 9 punti in undici partite che la dicono lunga sul fallimento lungo tutta la linea (almeno finora) di questo progetto societario. Cosa si può salvare di quest’avventura finora? Obiettivamente, poco e niente.
Quando in tempi non sospetti fu scritto che si aveva a che fare con una squadra senz’anima, improperi a tutta forza visto che, fu detto allora, ancora era troppo presto per tacciare il team di qualcosa del genere. Le prime avvisaglie, però, c’erano state sin dalle prime partite in casa quando il Ragusa fallì clamorosamente i risultati con due formazioni abbordabilissime come Città di Sant’Agata e Acireale. Ora che l’andamento della stagione testimonia quello che ai più non era chiaro, cominciano ad emergere, sacrosante, le critiche di tutto l’ambiente sportivo.
Ancora di più perché la società, che lo ricordiamo è formata per lo più da non ragusani, nulla ha fatto per cercare una reale empatia con i tifosi e con gli sportivi del posto. Anzi, se possibile, come testimonia lo “stativi e casi” infelicemente pronunciato dal presidente Gaetano Cutrufo (a proposito, ma chi è che lo consiglia? Mai, negli anni della gestione Puma, anche durante le situazioni più complicate, era mai stata ufficialmente detta una cosa del genere) la scollatura, complici naturalmente i risultati negativi, è diventata più evidente. Anzi, gli appassionati, i sostenitori della prima ora e tutti coloro che si sono spesi per sostenere il progetto (compresi gli sponsor) si stanno accorgendo che qualcosa non quadra. Magari, un poco più di umiltà e meno parole a vanvera sarebbero state gradite. Soprattutto, in un ambiente come quello ragusano che da sempre è stato educato e rispettoso di tutti. Immaginate che cosa sarebbe potuto accadere in altre piazze.
Poi, che Cutrufo ricordi il palmares delle cose positive fatte a poco serve, visto come sta andando. Piuttosto, dovrebbe prendere atto di come tutto quello che ha pianificato e programmato, almeno finora, lo ribadiamo, si è rivelato una bolla d’acqua. E dovrebbe cercare di prendere provvedimenti, fino a che è in tempo. Lui che è imprenditore dovrebbe sapere che se un’azienda non funziona, significa che le figure apicali scelte (per tutta una serie di motivazioni che non stiamo qui ad approfondire) non vanno e che quindi è necessario cambiare strada, rimuoverle e procedere verso un’altra direzione. Perché sennò significa che c’è davvero la volontà di andare a sbattere contro un muro e di non avere assolutamente a cuore le sorti del Ragusa calcio e della sua gente.
Naturalmente, c’è tutto il tempo per cercare di raddrizzare l’orientamento di questa barca sempre più alla deriva. Occorrerebbe, forse, farsi consigliare di più da chi vive l’ambiente sportivo ragusano e non applicare metodi preformattati in altre realtà di Sicilia e d’Italia che lasciano il tempo che trovano e che, come abbiamo visto, non portano da nessuna parte. Intanto, l’allenatore riesce ad avere piena padronanza dello spogliatoio? I giocatori riescono a giocare con il sangue negli occhi? La dirigenza sa bene gestire i rapporti con il gruppo squadra o si basa sulla narrativa che riceve da infelici intermediari? Le risposte a queste domande sono cruciali per capire verso quale direzione procedere. Perché, finora, gli esiti riscontrati sono stati tutti negativi. Se su undici gare giocate c’è stata soltanto una partita vinta e sei pareggi, qualche domanda è pur lecito cominciare a farsela. Questo testimonierebbe realmente se si hanno davvero a cuore le sorti del Ragusa calcio o se è stato, come dire, soltanto lo sfizio di un’avventura sportiva di cui, al momento, nessuno sente il bisogno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA