RAGUSA – Immaginate di trovarvi in un paese straniero, di non lavorare da mesi, e di trovare per caso un portafogli pieno di denaro. Che fareste? La risposta, nella quasi totalità dei casi, è fin troppo ovvia. Ma questa è una bellissima storia di normalità. Che tanto normale, però, non è.
Il protagonista è un giovane nigeriano, Peter Adesanya, 36 anni, che vive in Italia, in Sicilia, ormai da 4 anni, e che si è stabilito a Ragusa in cerca di un’occupazione. Trovata, per qualche tempo. «Facevo compagnia ad una signora – racconta- le sono stato al fianco per quattro meravigliosi anni, poi le ho stretto la mano per l’ultima volta, e così ci siamo salutati. Per sempre».
Non fai la minima fatica a capire e conoscere veramente Peter. Che giorni addietro, mentre passeggiando in centro a Ragusa, alla fermata di un bus, si è imbattuto in una borsa con dentro un portafogli gonfio di soldi. L’occasione fa l’uomo ladro, ma non se quell’uomo è Peter. Di fronte all’occasione e alla possibilità di mettersi tutto in tasca e portarsi a casa un discreto gruzzolo senza che nessuno mai lo venisse a sapere, Peter non ha invertito la rotta della sua onestà. E ha deciso di restituire tutto direttamente nelle mani della legittima proprietaria, facendo avanti e indietro per ben tre volte da casa sua perché a rispondere al citofono non trovava mai nessuno. Trascorrono circa sei ore e finalmente ad accoglierlo è una signora che ormai la borsa l’aveva archiviata alla voce “rimpianti”.
«Quei soldi li tenga per lei», le dice Peter. Peter preferisce guadagnarseli con il sudore, quel denaro non gli cambia la vita. Più volte, infatti, ci chiede se conosciamo un’azienda che cerca un informatico, lo faceva nel suo Paese – ci sa fare con i computer – oppure un panettiere che ha bisogno di una mano, o se per caso serve una mano di pittura in casa. Ci dobbiamo ricordare del suo nome.
«Voglio stare qui, è qui che voglio vivere: a Ragusa». Mannaggia a Peter, abbattitore seriale di stupidi luoghi comuni. Esistono persone minacciose che bivaccano ai margini delle nostre strade, così come esistono poveri cristi che necessitano di un salario per sopravvivere. Ma lui sembra atterrato lievemente su un tappeto di pregiudizi per ricordarci che non è la nazionalità a fare di qualcuno una persona per bene, e che c’è ancora chi ambisce a guadagnare soldi alla vecchia maniera: lavorando. Grazie Peter per questo piccolo ma prezioso esempio di normalità.