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«Noi, professionisti della cultura lasciati a casa da Regione e Governo»

Di antonio la monica |

Cinquecento giovani selezionati dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo impegnati per promuovere la cultura in Sicilia. Uno sforzo progettuale di grande rilievo che ha visto operare anche un progettista e ricercatore ragusano, Francesco Medici.

Studi specifici sul territorio e le sue eccellenze, itinerari turistici culturali nelle cucine aristocratiche di Palermo e nei beni immateriali presenti in tutta l’isola, valorizzazione dei fondi fotografici storici.

L’esperienza portata avanti dai cinquecento professionisti è stata senza dubbio esaltante. Tuttavia, come spesso accade, ogni bel gioco dura poco, anche quando porta a risultati importanti. Dalla fine di giugno, infatti, il progetto ha avuto termine.

“Quello che vorremmo – spiega Francesco Medici, che si fa portavoce di tutti quei giovani che hanno preso parte al progetto – è che la Regione e lo Stato pensassero di non disperdere un gruppo di lavoro così importante e continuasse a credere nel nostro lavoro. Il settore culturale è, ad oggi, uno dei più sensibili per uno sviluppo della nostra terra”.

Il progetto, finora, ha prodotto risultati interessanti, ma i margini per un proseguo ci sarebbero.

“Ognuno di noi – prosegue il nostro interlocutore – si è dedicato ad un settore specifico. Nel mio caso nel settore dei riveli. I riveli delle anime e dei beni servirono nel Regno di Sicilia dal sedicesimo al diciannovesimo secolo per adempiere ai censimenti ordinati dall’autorità sovrana. Erano documenti utili per accertare la composizione e la ricchezza della popolazione per fini militari e fiscali. Col lavoro di 37 persone abbiamo posto le basi metodologiche condivise per l’analisi dei riveli. L’esame dei dati, seppur parziale, ha fornito numerose chiavi di accesso a informazioni significative per lo studio della città e del territorio riguardanti la popolazione e la sua composizione, il patrimonio di beni mobili e immobili posseduti da ogni nucleo familiare, le coltivazioni che caratterizzavano le contrade circostanti il centro abitato, nonché la topografia e la toponomastica”.

Uno studio complesso di progettazione, restauro, ricerca che rischia di rimanere monco. “Noi trentasette professionisti della Cultura in Sicilia siamo stati impegnati in progetti ambiziosi e complessi, che necessitano di continuità e potrebbero dar vita a dei modelli efficaci di valorizzazione culturale, spendibili e ripetibili in futuro. Continuità che diventerebbe, alla luce del lavoro già iniziato, indispensabile. Vorremmo oggi, pertanto, che l’impegno ministeriale e personale non si perda nel vuoto e si trasformi in possibilità e opportunità concrete per le future e necessarie assunzioni e regolarizzazioni all’interno del ministero, con un concreto riconoscimento del programma di formazione straordinario fino ad ora intrapreso”.

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