POZZALLO (RAGUSA) – E’ giunta a Pozzallo nave Diciotti della Guardia costiera con il suo “carico” di oltre 500 migranti soccorsi nell’arco di una settimana. A bordo ci sono i 42 superstiti salvati dalla Trenton, della marina militare Usa, dal naufragio al largo della Libia, avvenuto sette giorni fa, in cui risultano 12 dispersi. Un salvataggio che ha avuto uno strascico di polemiche con l’Ong di SeaWatch. Gli altri migranti sono stati presi in carico venerdì scorso nell’ambito di soccorsi effettuati da navi mercantili nel mare Mediterraneo, compreso un cadavere.
«Sono stanchi e provati dal lungo tragitto in mare, con condizioni meteo alterne», afferma un soccorritore che li ha visti a bordo. La maggioranza sono donne, poi bambini, molti dei quali non accompagnati, e uomini. Il più piccolo ha pochi mesi. Dieci di loro hanno avuto bisogno di essere trasbordati da nave Diciotti, prima dell’approdo, con una motovedetta della capitaneria di porto di Pozzallo: sei bambini, tre donne e un ventunenne, perché disidratati e bisognosi di immediate cure mediche. I più piccoli sono stati portati in braccio da volontari della Croce rossa sotto una tenda bianca. Uno, di sette anni, si rifiuta di scendere dalla passerella: «mamma, mamma» urla indicando una donna che è dietro di lui e lo raggiunge immediatamente. Un volontario prova a tranquillizzarlo con una carezza sulla testa e regalandogli un orsetto di peluche. Lui stringe la mano a sua madre e con l’altra abbraccia l’orsetto e sorride, sembra felice, come la sua giovanissima mamma. Il sole siciliano che picchia forte li ha stremati, ma ormai si sentono al sicuro. La motovedetta riparte e gira voce che ci siano altre evacuazioni da nave Diciotti, ma non è vero. «Non hanno niente di grave» conferma il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna. Che lamenta però il mancato avviso sullo sbarco: «lo abbiamo saputo – dice – alle 14:55. Ci vuole sinergia e collaborazione per affrontare queste situazioni. Chiederò di avere un incontro al più presto col ministro Matteo Salvini». «Certo – osserva Ammatuna – sta affrontando un problema complicato e l’Italia è stata lasciata sola, occorre una strategia comune, ma con questi poveri cristi in giro su una nave militare italiana da una settimana non è che abbiamo fatto un bella figura a livello internazionale…”
Sul molo, oltre ai soccorritori e alle forze dell’ordine, decine di operatori e giornalisti, sotto la pioggia, hanno atteso l’arrivo della nave, che nei giorni scorsi ha sostato al largo di Malta. Sarà sbarcata per prima la salma che è stata recuperata da un mercantile e trasbordata sulla nave della Guardia costiera. Un’altra vittima dei viaggi del mare.
E un’ennesima tragedia nel Mediterraneo è stata registrata in Libia. La Guardia costiera libica ha soccorso un gommone che imbarcava acqua a otto miglia a nord di Mellitah, ma «ha potuto salvare» 115 migranti, tra cui due bambini e 22 donne. Non c’è stato invece nulla da fare per cinque persone, tre donne e due uomini, i cui corpi sono stati recuperati. I migranti provenivano da Paesi africani tranne quattro pachistani. Alte onde «avevano sfasciato parte del gommone» e «alcuni migranti illegali sono caduti in mare». Il gruppo, sottolineano fonti ufficiali libiche, é arrivato alla base navale di Tripoli ha ricevuto «aiuto umanitario e medico» prima di essere “consegnato all’organismo per la lotta contro l’immigrazione clandestina, centro di accoglienza di Tariq Al-Sekka». Il portavoce della Marina libica, Ayob Amr Ghasem, ha sottolineato che il soccorso è stato coordinato da loro e che una nave commerciale «italiana» era presente nel luogo del naufragio, ma il suo mancato intervento di soccorso in attesa della Guardia costiera di Tripoli non ha causato gli annegamenti, avvenuti “prima” del suo arrivo in zona.