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«La nostra Sicilia, che non si rassegna, disposta a lottare con coraggio e sacrificio»

Di Paolo Borrometi |

Sono particolarmente onorato del premio internazionale “Peter Mackler Award” per il giornalismo, assegnatomi – permettemi di sottolinearlo – da una giuria qualificatissima di cui fanno parte, tra gli altri, il direttore dell’Huffington Post Internazionale, del New York Times, del Washington Post.

Per la prima volta questo premio è stato assegnato ad un giornalista dell’Ue e quindi italiano e ciò mi ha emozionato e commosso per il significato che assume che, credo, non sfuggirà. Riusciamo a proiettare in ambito internazionale l’immagine di un Paese e soprattutto di una regione, la nostra Sicilia, lontana dai soliti stereotipi, che non si rassegna, disposta a lottare con coraggio e sacrificio. Questo merito non va non solo al sottoscritto, ma anche alle tante colleghe e ai tanti colleghi, che, ogni giorno, con pochissime tutele e tanti rischi fanno informazione, in particolare nelle periferie.

«Siamo entusiasti di onorare il lavoro di Paolo quest’anno per il suo coraggio e la sua dedizione al giornalismo che non si ferma di fronte al pericolo», ha scritto Camille Mackler, responsabile del premio. Ebbene, tanti colleghi, spesso senza notorietà, dimostrano tale dedizione e agli innumerevoli cittadini che in questi ultimi giorni mi hanno manifestato gioia e compiacimento, dico di stringersi con quanti lottano per la libera informazione, che non fa sconti a nessuno e che è fondamentale per la qualità della nostra democrazia. E di farlo nonostante le continue intimidazioni e i continui tentativi di delegittimazione, in un momento in cui c’è qualcuno che pensa che gettando fango addosso a chi denuncia, possa far passare in secondo piano le proprie colpe e le proprie condanne. Un tempo lo si chiamava “mascariare”. Pratiche pericolose che la nostra terra ha conosciuto e, con essa, anche tante donne e uomini che non ci sono più ma che lottavano per il racconto della verità.

Ecco perché ho voluto ricordare, quando ho appreso la notizia del premio, Daphne Caruana Galizia, grande collega maltese, Antonio Megalizzi, innamorato del suo lavoro e tragicamente morto in un attentato a Bruxelles, e infine i due cuginetti di Vittoria, vittime di quella che può essere considerata una strage realizzata dal figlio di un boss: tutti emblematicamente vittime della cultura della violenza e dell’illegalità. Registro, però, in Italia e nella nostra Sicilia, in particolare, tanta voglia di riscatto contro la sopraffazione e la prepotenza mafiose e mi auguro che questo premio possa essere un ulteriore stimolo a non voltarsi dall’altra parte, ma a dare tutti noi il nostro contributo nel nome della nostra meravigliosa terra.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA