Coltivano la terra, salvati dalla tratta

Di Saro Distefano / 13 Maggio 2017

Quando Ivana Tumino, la presidente della Cooperativa sociale Proxima racconta quanto c’è dietro la realizzazione di questo piccolo grande sogno, allora si capisce subito perché all’inaugurazione dell’orto “urbano” non si è lesinato in lacrime. Di commozione e di felicità. A lavorare la terra in via Carini, già da qualche settimana, e fra qualche mese anche in via Deledda, sono infatti giovani donne ed uomini letteralmente salvati dalla schiavitù sessuale e dallo sfruttamento lavorativo. Bellissime ragazze centroafricane, sorridenti e luminose, con bambini paffuti e coloratissimi, scappate dagli sfruttatori. Vigorosi giovani che nelle serre e nei campi anche della nostra provincia hanno lavorato per pochi euro e in condizioni non umane.

Giovani salvati, due volte. La prima dalle acque non sempre calme del Canale di Sicilia, la seconda dalle grinfie di papponi e agricoltori totalmente privi di ogni scrupolo.

Gli orti di via Carini e di via Deledda possono quindi essere occasione di riscatto e di vera e propria integrazione nel tessuto urbano, sociale e produttivo.

“In via Carini – spiega la Tumino – abbiamo avviato una collaborazione col Comune di Ragusa, resa possibile anche dall’intervento importante di alcuni sponsor privati. L’amministrazione ha infatti ceduto alla cooperativa, in comodato gratuito, due appezzamenti di terreno, quello di via Carini, appunto, di circa 750 metri quadrati, e quello, di quasi due ettari, nella vicina via Deledda. Nel primo abbiamo avviato gli orti urbani. Il terreno è stato suddiviso in undici piccoli appezzamenti. Uno, quello all’ingresso, lo ha tenuto la cooperativa che lo renderà una sorta di “vetrina”; gli altri sono dati in concessione ai cittadini che ne hanno fatto richiesta al Comune e che li potranno coltivare con quali piante vorranno, fruendo della irrigazione con acqua comunale e con attrezzi che verranno riposti in una casottino in legno. Ovviamente si potrà concimare solo con stallatico e con il compost creato nello stesso orto. Piante e frutti – conclude la presidente della Proxima – rimarranno a chi lo ha coltivato. E certamente si tratta di ortaggi a chilometro zero e assolutamente biologici”.

Quelli di via Deledda, che saranno pronti tra qualche mese, saranno invece orti “sociali”. Vi lavoreranno soltanto i ragazzi che la Proxima ospita in strutture protette. I prodotti orticoli potranno essere comprati dai cittadini direttamente sul posto, in un mercatino i cui proventi verranno distribuiti tra i lavoratori e la cooperativa, che ovviamente li reinveste nell’attività, avviata nell’ormai lontano 2003 e che adesso impiega ben ventuno dipendenti che si occupano anche di laboratori di sartoria e di quanto può essere utile per il progetto di “emersione” di persone meno fortunate.

Alla cerimonia d’inaugurazione in via Carini, il taglio di un nastro multicolore è stata l’occasione per belle e sentite parole del questore, Giuseppe Gammino, di Salvatore Ciarcià della Prefettura e dell’assessore comunale Stefano Martorana.

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