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Bimbi maltrattati in un asilo di Modica, due maestre rinviate a giudizio

Di Mimmo Trovato |

RAGUSA – Maltrattamenti psicologici, e non fisici, con minacce urlate ai bambini in un’aula d’asilo: «Ti arrivano tanti di quegli schiaffoni maleducato», «Chiamo l’orco così ti mangia», «Ti devi solo vergognare… vergognati!». Così due insegnanti si rivolgevano ai bambini della loro classe, non sapendo che la squadra mobile di Ragusa aveva attivato delle intercettazioni video. Per loro il Gup ha disposto il rinvio a giudizio. La prima udienza del processo si terrà il 5 marzo del 2018. La Procura Iblea le accusa di «maltrattamento di alunni a loro affidati per ragioni di istruzione ed educazione», con «rimproveri aspri, ingiurie e umiliazioni, alimentando in tal modo un clima di permanente intimidazione», il tutto «aggravato dall’abuso di potere».

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Le indagini erano state avviate nell’asilo della provincia di Ragusa dopo le denunce di alcuni genitori, insospettiti dal rifiuto dei loro figli di non volerci più andare, e alcuni di loro li hanno iscritti in altre strutture. Dalle intercettazioni, il cui contenuto è stato diffuso dalla Procura, si sentono le maestre urlare e intimare a uno dei piccoli: “Alzati, ti do tanti di quegli schiaffoni! Sei un bambino insopportabile!». Un altro che piange è definito «un incubo», un “disturbo», e spera che «se ne vada a casa sua e non torni». E il bambino replica in lacrime: «non vengo più a scuola».

E lei di rimando: «niente, te ne vai… grazie». A un alunno che non ha bevuto l’acqua che gli ha versato in un bicchiere una delle maestre chiede: «perché l’hai voluta maledetto… delinquente stupido… bestione, sei un bestione». E definisce un altro bambino «un rimbecillito, un tormento». La punizione è minacciata così: «non giochi più con gli altri, ti metto solo». Oppure «chiamo l’orco cattivo, che mangia bimbi e bimbe, così se lo mangia, e ce lo toglie dai piedi…».

La Procura, prima del rinvio a giudizio, aveva chiesto una misura cautelare per le due maestre indagate, il Gip ha rigettato la richiesta, ritenendo «non sussistente l’abitualità del reato». I difensori delle imputate, dopo il rinvio a giudizio, hanno fatto notare che nel proprio nel provvedimento di rigetto il Gip evidenziava che «non erano emersi dalle indagini elementi tali da far presumere comportamenti violenti, minacciosi o vessatori nei confronti degli alunni né che tali comportamenti abbiano avuto una gravità tale da cagionare sofferenze psichiche e fisiche agli alunni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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