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Andrea e Davide Stival, così lontani eppure più vicini: «Giustizia per il piccolo angelo»

Di Ma. B. |

Ragusa – Non si parlano da mesi. Eppure, oltre al sangue, hanno tantissime cose in comune. Il dolore, lo strazio per aver perso un bambino morto di una morte atroce. Il fango, piovuto a tonnellate su una famiglia distrutta. E poi nessuno dei due crede a quello che dice l’imputata del processo nel quale entrambi sono parte civile. Trova le differenze: solo uno di loro è indagato per concorso in omicidio e occultamento di cadavere.

Davide e Andrea Stival. Figlio e padre, fra loro; padre e nonno, per Loris; marito e suocero per Veronica.

Alla lettura della sentenza il primo è tesissimo, trema; il secondo pure, alza gli occhi e sospira. Nessuno dei due, neanche per un attimo, guarda verso il banco dell’imputata.

«Se ho dormito stanotte? No, ma non so nemmeno da quante notti non lo faccio», dice Andrea. Che, subito dopo la lettura delle sentenza, per prima cosa chiama Andreina Fiorilla. La sua compagna, il suo alibi di ferro, la femmina-roccia a cui appigliarsi in questi mesi di tempesta. Due parole: «Trent’anni». Segue pianto. «Dopo il verdetto ho pensato soltanto a mio nipote, a quell’angelo», dice il nonno. «Una sentenza che dà pace e giustizia a Loris e anche ad Andrea», aggiunge il suo avvocato, Francesco Biazzo. Il gup ha trasmesso gli atti alla Procura per il reato di calunnia di Veronica. «Lo diciamo da sempre che erano bugie calunniose», sbotta l’avvocato.

Poco più in là Daniele Scrofani, avvocato del papà di Loris. «È la sentenza che ci aspettavamo. Davide era molto provato ed è stato per lui e per coloro che erano presenti in aula un momento di grandissima emozione: siamo abituati a governare sentimenti, ma è stato un momento forte. È stato come capire che è tutto vero, prendendo consapevolezza anche del fatto che Veronica Panarello ha calunniato suo padre». Davide, intanto, è già fuori dal tribunale. Dribblando le telecamere. Via. Dalla stessa uscita della donna dalla quale vuole separarsi. I due non s’incontrano.

Il gup ha disposto anche il risarcimento, in via provvisionale, delle parti civili: 350mila euro al marito (compreso l’altro figlio) e 100mila euro ciascuno ai suoceri della donna, Andrea e l’ex moglie Pinuccia Aprile. Soldi virtuali, perché Veronica non ha il becco di un quattrino. Ma conta il principio.

Davide e Andrea. Così vicini, eppure così lontani. Ma, da ieri, forse, un po’ meno. Non saranno mai più marito e suocero di Veronica, sono padre e nonno di una vittima che ora ha avuto giustizia e di un altro bimbo con tutta la vita davanti. Torneranno, fra loro, un figlio e un padre come prima? «Io so chi è Davide e lui sa chi sono io», ripete Andrea. Il tempo fa miracoli. E anche le sentenze.

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