A Vittoria l’azienda dei sogni di Gianni Polizzi: bar, ristorante, piscina, parco giochi, palestra, e dependance: «Chi lavora deve stare bene»

Di Franca Antoci / 29 Maggio 2023

«La Sicilia è dei siciliani, miscuglio di razze e di saperi senza eguali». Classe ‘76, Gianni Polizzi nasce a Vittoria, terra difficile da vivere e da raccontare. Padre agricoltore, mamma casalinga, è presidente della Promotergroup Spa, società di servizi che assiste 1200 imprese su tutto il territorio nazionale con sede legale a Roma e a Vittoria, dove ha deciso di rimanere. Anzi, da dove non ha mai pensato di andare: «E’ nel deserto che vanno piantati i fiori, rari e vicini, perché si nutrano l’uno dell’altro e insieme diventino giardino» esclama aprendo la porta del bar all’ingresso dell’ufficio chiuso di sabato. Quindi è lui, il titolare, a fare il caffé e portarlo ai suoi ospiti. Sopra il bar, un piano che ospita tre camere complete di ogni comfort. A lato l’ampio parcheggio e un prato verde con tanto di piscina, arredo da giardino e giochi per bambini. Di fronte una sale convegni sormontata dall’edificio con gli uffici. Una distesa di bianco intervallata da grandi vetrate e tagliata dal grigio, colori riportati all’interno. Intorno il silenzio della pausa.

L’insieme dà l’idea del relax, ma qui si lavora?
«Certo, e tanto. Ma la mia idea di lavoro include la voglia di andare a lavorare che cammina di pari passo con la passione per quello che si fa. Insomma, un mix che mantenga umano il lavoratore».

Un concetto decantato da molti e realizzato da pochi, pochissimi imprenditori visionari, soprattutto dalle nostre parti.
«Se per visionario intende un sognatore mi riconosco perfettamente in chi sono stato e sono. Ho sognato di trasformare nella realtà che vede quello che erano dei capannoni rifugio di tossicodipendenti e discarica di rifiuti abbandonati circondati da natura diventata sterpaglie. Penso sia importante riuscire sempre a dare un peso e un significato alle cose per poter godere di ogni particolare, poiché credo che sia fondamentale muoversi secondo il “sogno vissuto”. Molti, infatti, vivono in funzione dei sogni che pensano di attuare, mentre dall’altra parte alcuni vedono già i loro sogni concretizzati e lavorano come se già fossero realizzati: è la capacità trasportare con gli occhi un progetto dalla carta alla realtà e vederlo finito».

Un primo step, sicuramente difficile ma si parla di interventi strutturali, magari costosi ma non impossibili. La gestione umana è altra storia.
«Sicuramente. I miei collaboratori però sono parte della mia vita, sono le persone con cui trascorro la mia giornata e con cui condivido tensioni, delusioni e successo. E per loro è la stessa cosa. Quindi perché io stia bene, loro devono stare bene».

L’imprenditore Gianni Polizzi

Più di ogni altra cosa, la pandemia ha sollevato l’importanza del benessere fisico e psicologico dei lavoratori e spinto le aziende a modificare la gestione delle risorse umane. Lei sembra avere anticipato i tempi però.
«Il mio è un modo di essere non un investimento legato alle circostanze. Così quando ho realizzato la mia sede, domotizzata ed efficientata dove le sbarre dell’ingresso si alzano con il riconoscimento delle targhe e le porte con quello delle impronte digitali, ho pensato al benessere di tutti. Il bar è necessario per una pausa, il ristorante è comodo e utile. Abbiamo altri uffici sparsi in Italia, le camere sopra ospitano chi viene qui per lavoro. La sala convegni è utilizzata anche dai nostri clienti o da multinazionali per meeting che richiedono spazio e tranquillità. Piscina, prato e parco giochi sono uno spazio living per i dipendenti e le loro famiglie. C’è anche una palestra. Fra un paio di settimane sarà attiva la nursery estiva. A giugno chiudono asili e scuole e con me lavorano 45 donne che senza questi servizi non avrebbero dove portare i figli. E le invito a essere madri se e quando lo vogliono. Proprio in questi giorni ho messo in “paternità” uno dei miei collaboratori come legge vuole e praticamente nessuno applica. Credo profondamente nel rispetto delle regole e applico i contratti nazionali fornendo prospettive di crescita a tutti i miei dipendenti. Non potrei agire diversamente considerato che lavoro per mettere i miei clienti nelle condizioni di lavorare nei binari della legalità, fuori da nero e sommerso, e in sicurezza».

Marito della fidanzata di sempre e padre realizzato di due figli, una laurea in agraria con lode, una rinuncia a un dottorato di ricerca a Catania con diverse pubblicazioni scientifiche e presidente di un’impresa unica nel suo genere, Polizzi potrebbe dirsi arrivato, se un secondo capannone “fantasma” al confine tra Vittoria e Acate non avesse attirato la sua attenzione.

Un’altra scommessa per ricominciare o per alzare la posta in gioco?
«Direi un modo per andare avanti crescendo. La struttura, una discarica trasformata in città, a cui sto lavorando è più grande e ambiziosa e si sviluppa in 5 ettari di terreno, diecimila metri quadrati di capannoni e 500 destinati agli uffici. Rispettando i canoni di benessere e sicurezza già sperimentati, avremo un’academy teorico/pratica di tutti i mestieri e laboratori artigianali per formare i giovani e inserirli direttamente nel mondo del lavoro creando un giro virtuoso di domanda e offerta per il tramite della nostra Apl (agenzia per il lavoro). Faremo il “Mediterraneo fruit garden”, il giardino del Mediterraneo dove già ci sono più di 150 specie botaniche trapiantate con la classificazione botanica e generica di ogni pianta agglomerate in isole. Ho trapiantato i limoni in serra e sto facendo le cucine industriali. Sono previste case mobili per la full immersion di quanti seguono i corsi. Le case mobili saranno anche a disposizione delle aziende ortofrutticole del Doses – Distretto Ortofrutticolo del Sud-Est Siciliano – che possono utilizzarle per i lavoratori dei campi, soprattutto per gli stranieri, evitando che finiscano in ruderi fatiscenti. Ci sarà anche un Centro deposito comune di fitofarmaci per i soci del Distretto e il Centro di smaltimento e recupero della fratta».

Oggi, le imprese siciliane sono disposte a fare squadra?
«Oggi qualcosa è cambiato. A seguito della crisi economica, ma soprattutto della desertificazione dei valori del passato. Gli imprenditori hanno compreso l’importanza del dialogo, della reciprocità di intenti, della condivisione esperienza e del confronto. Consapevole di ciò, uno dei servizi su cui ho lavorato è quello di muoversi secondo i principi del networking e di fungere da collante tra imprese, istituzioni, partner privati e pubblici».

Quali sono le difficoltà che incontrano gli imprenditori nel credere nel concetto di coalizione per affrontare le nuove sfide dei mercati?
«Le difficoltà più grandi le riscontrano con loro stessi. Il segreto sta nel vincere le proprie resistenze mentali e i propri tabù. Se si desidera che qualcosa cambi, è necessario prima di tutto conoscersi, comprendere i propri limiti e cambiare se e dove serve senza perdersi».

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Pubblicato da:
Carmela Marino