Qua la zampa
Dacia, la cagnetta che salva i lupi dal veleno
Contro questo orrore, c’è una piccola guerriera che combatte tutti i giorni. E per fortuna, non è la sola. Dacia è una border collie dolcissima e coccolona, sempre pronta a correre e a prendersi carezze. Il suo lavoro è dare la caccia ai bocconi avvelenati, sparsi da alcuni allevatori per uccidere i predatori naturali, o dai cercatori di tartufi per eliminare i cani dei rivali. Veleni che finiscono per uccidere anche gli animali di ignari cittadini, che portano il loro quattrozampe a fare una passeggiata nei boschi.
«Qui a Campo Imperatore ci viviamo fra i lupi. Io ho 2.000 pecore, eppure in due anni non ne ho persa neanche una. La salvezza nostra è l’“arma bianca”, i cani pastori abruzzesi. Io ne ho venti». Giulio Petronio è uno dei quindici allevatori del Consorzio del Canestrato di Castel del Monte, saporito formaggio tipico di questo piccolo comune, alle pendici del Gran Sasso, in provincia dell’Aquila. Con le pecore Giulio ci vive, e i lupi per lui sono un problema, «non devono essere uccisi».
Dacia lavora per il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, in Abruzzo, insieme ai colleghi Karma e Naja, due pastori belgi marinois. Il suo campo d’azione è tutto il Centro Italia. Quando vengono trovati bocconi avvelenati, lei e i suoi compagni partono per bonificare la zona, con il loro addestratore, Alberto Angelini. Lavorano con «turni» di un’ora, finché non hanno controllato tutto. Se trovano un boccone, lo segnalano sedendocisi sopra. Come premio, possono mordere il loro gioco preferito.
Il Parco del Gran Sasso è stato il primo in Italia ad istituire un nucleo di cani anti-veleno, nel 2010. Poi, con i fondi Ue sono stati creati altri nuclei, affidati ai carabinieri forestali. Oggi ce ne sono 13, in tutta Italia, con 22 animali addestrati. Dacia, Karma e Naja lavorano spesso con i loro “colleghi” dell’Arma. Come i cani di Amatrice e di Rigopiano, lottano senza saperlo per salvare vite. E in cambio, chiedono solo un gioco e una carezza.
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