«Il pet detective – spiega Granelli – cerca animali smarriti, principalmente cani e gatti di proprietà. È un professionista che opera con le stesse tecniche usate da polizia e carabinieri per le persone scomparse. Abbiamo protocolli tratti da quelli dell’Fbi».
La prima fase, fondamentale, è quella di profiling, in cui si studia il comportamento dell’animale, la zona di fuga, le cause e le motivazioni di smarrimento e il profilo del possibile soccorritore, se il cane o il gatto sono socievoli. «In base a questa indagine deduttiva – continua Granelli – si definisce quale è la strategia migliore per il recupero del cane o del gatto».
Si possono utilizzare anche i cani da ricerca, ma non sempre: talvolta questa tecnica può anzi addirittura essere controproducente, come nel caso dei cani fobici. Ma cosa fare se si smarrisce un animale? «La prima cosa da fare, entro due ore dalla scomparsa, è girare in auto per cercarlo. Se dopo 2 ore non se ne hanno notizie, l’ideale è andare sul nostro sito: noi abbiamo una sezione di profiling gratuito. Il proprietario risponde a 4-5 domande mirate, in base a ciò si analizza la situazione e gli si fornisce uno studio del caso, sempre online, in cui si danno consigli mirati. La particolarità del nostro lavoro è infatti che ogni caso è diverso, quindi deve essere affrontato con una tecnica, una strategia specifica: quello che può andare bene per un cane socievole può essere la cosa più sbagliata da fare per un cane spaventato». Il proprietario, se vuole, può poi acquistare la guida alla ricerca (costo 39 euro, comprensiva dell’assistenza del pet detective per tre mesi) «che è una guida che contiene tutte le nostre tecniche che il proprietario mette in atto nel suo luogo di residenza».
Molte le richieste dall’Italia e dall’estero: negli ultimi 6 anni i pet detective hanno seguito più di mille casi di smarrimento. «Cani e gatti si smarriscono ogni giorno e c’è un gran bisogno di sapere cosa fare. Ad esempio, i social sono utili, ma anche lì ci sono delle strategie: il post sulla pagina del proprietario vista dagli amici ha poco valore. Noi utilizziamo molto la pubblicità Fb indicizzata, quella cioè che permette di selezionare la zona di smarrimento e raggiungere in 24 ore solo in quell’area 10-15.000 persone. Un altro errore in buona fede del proprietario di un cane pauroso è quello di promettere una ricompensa alta per chi ritrova il suo pet: si scatena una caccia, l’animale si sente braccato e tende ad allontanarsi ancora di più. D’altronde, le nostre statistiche dimostrano che cercare un animale con un approccio organizzato aumenta notevolmente le possibilità di ritrovamento».
La cosa più importante, sottolinea Granelli, è «l’immediatezza dell’intervento» e, per quanto riguarda la prevenzione, «la migliore soluzione rimane il collarino con la medaglietta».
Una professione che consente di vivere: ai 5 pet detectives in attività, si aggiungeranno presto un’altra decina di aspiranti che a fine novembre seguiranno un corso ad hoc e dovrebbero garantire in futuro una copertura in tutte le regioni.
Non sempre, comunque, disperarsi non appena non si trova il proprio amico a 4 zampe, specie se felino: «Capita spessissimo che ci chiamino – racconta Granelli – proprietari di gatti, specie paurosi, pensando di averli smarriti: in tre casi su 10 sono nascosti dentro l’appartamento in fattore di silenzio: nel momento in cui si spaventano per qualcosa, infatti, si nascondono e non si fanno trovare».