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Un commento su Facebook è la goccia che fa traboccare il vaso: «Tradito da Pogliese, lascio FdI»

Nello scontro tutto interno al partito legato al ricorso di carmelo Nicotra contro Dario Daidone sul seggio all’Ars, il “fratellino d’Italia” si tira fuori. «Lega? Non vado da alcuna parte»

Francesca Aglieri Rinella

05 Marzo 2024, 15:01

fdi

Uno a uno e palla al centro. Se si trattasse di una partita di calcio sarebbe questo il risultato. Ma il terreno di gioco o meglio di scontro non è rettangolo verde, ma quello della politica. E la posta in gioco non sono i tre punti di campionato, ma continua ad essere quel seggio conteso all’Ars. Ed è così che Carmelo Nicotra, “fratellino d’Italia di lungo corso”, all’indomani della sentenza di secondo grado che dà ragione al suo competitor Dario Daidone - ribaltando la sentenza di primo - decide di lasciare il partito. 

Galeotto un commento su Facebook

Nicotra è amareggiato da «quella famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso» che altro non è che la dichiarazione del senatore Salvo Pogliese in un commento alla sentenza lasciato sul profilo Facebook di un consigliere comunale di Tremestieri. “Non avevo alcun dubbio! Ma adesso, finalmente, si può festeggiare” scrive Pogliese. Il riferimento è proprio al punto portato a casa da Daidone in secondo grado.

Si è sentito messo da parte o “tradito” da chi evidentemente non faceva il tipo per lei…
«Tradito dal mio referente politico e coordinatore regionale Salvo Pogliese che già all’indomani della mia mancata elezione ha avuto per me forse solo una pacca sulla spalla. Ecco, in realtà lui spingeva solo per il suo candidatoper arrivare primo. Io non ho tratto politicamente alcun vantaggio, anzi. La cosa che mi ha amareggiato di più è la crociata che Fdi ha intrapreso per fare approvare la legge “salva ineleggibili” in contrasto con i principi che sempre la Destra ha portato avanti e cioè il rispetto della legalità senza sotterfugi o scappatoie. E quindi vedere un partito, in maniera pressante, schierato totalmente a favore di questa norma, mi ha fatto riflettere. Un partito che presta il fianco a una cosa del genere in cui non mi riconosco più».

Ha scelto FdI con un partito al 3%, oggi Giorgia Meloni è premier. E lo lascia…
«Quando nessuno ci credeva, ricordo perfettamente tanti che irridevano la mia scelta e qualcuno pubblicamente affermava che con un partitino del 3% non ci si poteva e doveva alleare. Ora che il partito è al 25% c’è chi ha fatto carriera in quel “partitino”. Perchè è il tempo degli opportunisti…».

E adesso che farà? Ha già contatti con altre forze politiche?
«Nell’ultimo anno e soprattutto nell’ultimo periodo più voci mi davano vicino a un partito, cosa che non ho né smentito nè confermato perché non mi interessa entrare in certe beghe. Ma da spettatore ho atteso che terminasse la partita per prendere una decisione che per quanto sofferta alla fine ho preso. Le rispondo con una domanda. Perché mai avrei dovuto dialogare con qualsiasi altro partito se alle spalle avevo il primo partito d’Italia? Peraltro ho sempre dimostrato negli anni tanto, lo chieda al senatore Pogliese che mi ha sempre ringraziato per il buon lavoro istituzionale che ho ricoperto quando lui era sindaco, mentre solo oggi io lo ringrazio per il post pubblico che ha messo a favore del mio competitor, che trovo inopportuno per il ruolo da lui ricoperto e di cattivo gusto e quindi dal suo “finalmente” traggo le mie conclusioni finali». 

Andrà con la Lega?
«Io non vado da alcuna parte. Continuerò certamente nel mio impegno politico e guarderò con attenzione a ciò che avverrà in preparazione delle elezioni europee per dare il mio contributo al centrodestra e a chi meglio interpreterà le ragioni che mi spinsero allora ad aderire a Fdi». Eppure qualcuno (più di qualcuno, ndr) giura di averlo visto agli incontri di Luca Sammartino…

Il commento di Pogliese

Laconico il commento di Pogliese: «Le elezioni si vincono nelle urne e non a suon di carte bollate. Una cosa è chiedere il riconteggio dei voti mancanti, altra cosa è un ricorso contro un candidato dello stesso partito. Una scelta che non ho mai condiviso».