Alle nove della sera Gianfranco Miccichè è in modalità relax nella sua camera. Nel solito hotel. Lui non è nell’elenco dei 105 senatori che, fra lunedì e ieri, si sono già accreditati, fra foto di rito e kit del parlamentare con copia della Costituzione. «E che fretta c’è? Sono appena arrivato, ci vado domani e faccio tutto». Nessuna emozione, nonostante per il viceré berlusconiano di Sicilia quella di domani sarà una prima volta – dopo tre legisltature alla Camera – a Palazzo Madama. Nessuna fretta anche per la scelta dello scranno da occupare: «Mi dicono che ho fra 90 e 120 giorni per scegliere, dall’insediamento dell’assemblea…». E dunque c’è tutta l’intenzione di far friggere aspiranti subentranti e nemici nell’olio della lunga attesa: «Vediamo che succede in Sicilia, vediamo che succede qui…». In lizza per un ministero, da tecnico d’area, il fratello-manager Gaetano: «Sì, l’ha chiamato Berlusconi. Vediamo…». E non è detto che il presidente uscente dell’Ars non trovi il tempo per un caffè con Cateno De Luca, già ieri a Roma da “intruso” con Ismaele La Vardera per preparare «il primo scherzetto sui gruppi». Oggi “Scateno” presenterà il suo movimento con i due parlamentari Dafne Musolino e Francesco Gallo.
Anche Anthony Barbagallo rientra nella fortunosa categoria degli eletti al quadrato. E pure lui non ha alcuna intenzione, vista anche l’aria che tira fra i dem siciliani, di sciogliere presto la riserva fra Roma e Palermo. Intanto si gode la vigilia da matricola. Con emozione: «Mi fermo un attimo, faccio un bel respiro… Sto per entrare a Montecitorio… per la mente ti passano tante cose. Penso a quanta strada ho dovuto fare, a chi c'è stato e soprattutto a chi non c'è più».
La pattuglia dei parlamentari siciliani (ufficialmente 48, ma tolti i “paracadutati” il numero scende di una decina almeno) è già quasi tutta a Roma. I primi ad arrivare sono stati quelli di Fratelli d’Italia, convocati dalla futura premier Meloni che ha già dettato le regole d’ingaggio: zitti coi giornalisti, outfit istituzionale (per gli uomini cravatta d’obbligo), puntualità e spirito di gruppo. Manlio Messina posta un selfie con le altre matricole patriote: Salvo Pogliese, Francesco Ciancitto, Salvo Sallemi ed Eliana Longi. Sullo sfondo, qualche fila dopo, si nota Nello Musumeci. Il governatore è fra i pochi a concedersi ai giornalisti all’ingresso: «Una bella esperienza esaltante, entusiasmante. Continuerò a servire la mia terrà, la Sicilia e gli interessi nazionali come ho creduto di fare fino a ora». Poi un «piacevole incontro» serale con Iva Zanicchi, ex collega a Bruxelles.
Anche i grillini, riuniti da Giuseppe Conte, fanno branco. Vecchi e nuovi si mischiano in una foto sicula di gruppo, la senatrice Barbara Floridia e il deputato Luciano Cantone fanno le “chiocce” per i colleghi alla prima esperienza. «Con compagni di viaggio così, difendere i cittadini sarà più facile». Ed è già a Roma anche il calendiano Giuseppe Castiglione. Lui Montecitorio lo conosce come le sue tasche, un ritorno dopo cinque anni di fermo biologico. «Emozione? Ce n’è sempre per chi ha il senso delle istituzioni. Io provai un brivido anche nel giuramento in consiglio comunale…».
La forzista Matilde Siracusano s’è già accreditata alla Camera. Messinese, ma eletta al proporzionale in Piemonte, è pronta (e già in gran forma, dopo la recente maternità) a «questa nuova avventura». Ma il più eccitato sembra il leghista Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant’Anastasia. Per il debutto assoluto in un’aula parlamentare («Mi chiamano tutti onorevole, ma ancora non capisco che ce l’hanno con me…»), ma soprattutto per la dedica speciale al giovane figlio scomparso: «Per lui ero un idolo, so che lassù è fiero di me. Non lo deluderò…».