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VERSO IL VOTO

Totò Cuffaro e la sindrome dell’“amante segreto”: tutti vogliono i suoi voti ma non lui

Un partner con cui favoleggiare le più peccaminose follie elettorali alle Europee, ma da tenere ben nascosto

Di Mario Barresi |

No, questa non è la sindrome del brutto anatroccolo. Perché, in fondo, lui sa di piacere. Ma in gran segreto. Perché piacciono i suoi voti. Che sono tanti, soprattutto in Sicilia. E così Totò Cuffaro sembra piuttosto prigioniero della maledizione dell’amante. Un partner con cui favoleggiare le più peccaminose follie elettorali alle Europee, ma da tenere ben nascosto. Alleati sì, ma senza il simbolo dello scudo crociato, giammai con la candidatura in prima persona del leader, riabilitato dalla giustizia.

Come se fosse un Renzo Montagnani nascosto dentro l’armadio di Edwige Fenech. Sedotto e abbandonato da Forza Italia, dopo l’invito di Renato Schifani alla «vasta area che fanno riferimento diretto al Ppe», sul quale però il governatore non è riuscito ad avere l’avallo dei vertici nazionali. Tanto più dopo che Antonio Tajani ha deciso di ricandidare (e di far rieleggere, altrimenti sarebbe una figuraccia) l’uscente ex dem Caterina Chinnici. Già incompatibile, in un etereo codice antimafia con gli «impresentabili» del Pd all’epoca della sua corsa alle Regionali: erano boy scout monellacci rispetto all’ex governatore che s’è fatto il carcere per favoreggiamento alla mafia, soprattutto in un partito che dopo la morte di Berlusconi aspira a una nuova verginità legalitaria.

E dire che Cuffaro, grato a Schifani per la lealtà e convinto che a non volerlo siano soprattutto «alcuni esponenti siciliani che temono di perdere il seggio», uno spiraglio continua a lasciarlo aperto. Soprattutto se, come ripete ai suoi, «Forza Italia dovesse chiudere l’accordo con Noi Moderati: non vedo che differenza c’è fra noi e loro, siamo della stessa famiglia del partito popolare». Qualcuno sussurra che l’exit strategy della Dc potrebbe essere l’appoggio ufficioso ad Antonello Antinoro, uomo di Saverio Romano. Ma il leader, convinto di aver già raddoppiato il 6,5% delle Regionali, è contrario. «Proprio adesso che siamo in crescita – è il ragionamento prevalente – che senso avrebbe nasconderci dietro a un candidato esterno a un partito che non vuole allearsi con noi?».

Strada stretta e tortuosa

Ma il sentiero azzurro è stretto e tortuoso. Più probabile che la strada maestra resti l’accordo con Matteo Renzi. Eppure anche nel cartello elettorale di centro l’ingresso alla luce del sole della Dc s’è complicato. Soprattutto se la destinazione finale sarà la lista Stati Uniti d’Europa. C’è il veto soprattutto di una parte di +Europa che mette sotto pressione Italia Viva, costretta a sbarrare la strada alla candidatura del leader dc e dell’eurodeputata No Vax Francesca Donato, proprio mentre Cuffaro stesso provava a smentire di Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento e compagno della figlia magistrata. «Ma di nomi non ne abbiamo nemmeno cominciato a parlare», scandisce l’ex governatore. Convinto di essere diventato il capro espiatorio di uno scontro interno a +Europa, fra chi vuole stare con Iv e chi invece preferirebbe Carlo Calenda. Cuffaro continua a fidarsi della parola di Renzi. Ma adesso aspetta fatti concreti. Come il logo della lista: nella versione diffusa negli scorsi giorni ci sono Iv, +Europa, Volt, Psi e LibDem. Nessuna traccia dello scudo crociato cuffariano. E, a chi glielo fa notare, il leader chiarisce: «Mi hanno detto che è solo una bozza. Sara modificato, se non la modificano noi non ci saremo. La Dc c’è se c’è il suo simbolo». Anche in versione più o meno camuffata, ad esempio con l’espediente del richiamo ai “Liberi e Forti” di sturziana memoria .

Rapporti personali

Maledetti simboli. Se non ci fossero, e ci si potesse basare sui rapporti personali, lui il patto per le Europee l’avrebbe siglato già mesi fa. Con Luca Sammartino, capo carismatico della Lega siciliana, che Totò considera il suo più degno erede. «Abbiamo buoni rapporti politici in Sicilia, ma il nostro elettorato non voterebbe un nostro candidato nella lista di Salvini», è la riflessione che ha chiuso il discorso. Non del tutto, però. Perché alla vigilia di Pasqua ci sarebbe stato un incontro a Catania. Fra Cuffaro e Sammartino un affettuoso scambio d’auguri e una pazza idea d’intesa last minute. La proposta secca : simbolo della Dc nella lista e leader in prima persona candidato. La controproposta da vagliare: ospitalità all’ex leghista Donato come indipendente. Non se fa nulla, resterà un pour parler fra due amici. Anche perché nel frattempo il vicepresidente della Regione ha già avviato la macchina elettorale per l’ex meloniano Raffaele Stancanelli. E così anche nella Lega “democristiana” Cuffaro è vittima del suo stesso peso elettorale. Tanti voti, forse troppi. Che fanno gola. Ma anche paura.

m.barresi@lasicilia.it

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