Tasse locali non pagate, così anche i Comuni potranno pignorare i conti

Di Giampaolo Grassi / 21 Novembre 2019

ROMA – Il Comune si può “camuffare” da Agenzia delle Entrate per arrivare con più velocità a pignorare una parte del conto corrente o dello stipendio a chi non paghi le tasse locali, come l’Imu o quella sui rifiuti. L’accelerazione della procedura è contenuta in un articolo della manovra in discussione in Parlamento. La norma non riguarda le multe stradali, anche se è circolata la voce che sarebbe allo studio un emendamento per includerle. «I cittadini non si devono preoccupare, non mi risulta», ha rassicurato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, è però partito all’attacco: «Se entrano nel tuo conto corrente per pignorare, secondo me siamo all’Unione sovietica fiscale, lo stato di polizia fiscale».

La nuova procedura rientra fra quelle di contrasto all’evasione: si stima che siano 19 i miliardi ancora non riscossi dagli enti locali. In pratica, prima di avviare l’iter che portava al pignoramento, finora il Comune doveva compiere due passaggi: il primo era l’accertamento, con cui il debitore veniva sollecitato a pagare e veniva invitato a giustificare il ritardo. Se il debito non veniva comunque saldato, scattava il secondo passaggio, cioè l’emissione della cartella esattoriale. Con la nuova formula, accertamento e cartella diventano una sola cosa. Quindi: entro tre mesi dalla notifica dei mancati pagamenti, i Comuni potranno attivare le procedure di riscossione, che resteranno sospese per altri sei mesi per consentire agli interessati di mettersi in regola.

Dalla notifica dei mancati pagamenti all’avvio della procedura forzosa di riscossione (fermo amministrativo, pignoramento o ipoteca, strumenti già in atto da tempo) passeranno in sostanza circa nove mesi. Ovviamente, restano tutti i limiti e le scadenze intermedie che garantiscono i cittadini dal momento in cui viene emesso il bollettino per la tassa locale fino all’esecuzione “forzosa” con il pignoramento. Fra l’altro, gli enti locali avranno anche l’obbligo dell’invio di un sollecito di pagamento per il recupero di importi fino a 10 mila euro e i debitori potranno scaglionare i pagamenti, con un massimo di 72 rate.

Fonti di governo spiegano che si tratta di una semplificazione che non riduce le tutele a favore del contribuente e che ha l’obiettivo di rendere gli enti locali più efficaci nei confronti di chi evade le tasse.

Le opposizioni sono comunque sul chi va là. «Il testo risulta vago e interpretabile – ha detto Simone Baldelli, di Forza Italia – Ma il governo si deve rendere conto che queste norme creano un effetto panico. Il governo deve chiarire».

Lo scossone del “pignoramento veloce” è arrivato ieri a metà di una giornata che per il governo era cominciata abbastanza bene, con il via libera della Commissione Ue alla manovra 2020. Una promozione con qualche riserva, però. Bruxelles ha ricordato che l’Italia rischia di non rispettare il Patto di stabilità e l’obiettivo di riduzione del debito. Conte è comunque fiducioso: «Con Bruxelles non avremo problemi – ha detto – abbiamo messo in piedi una manovra che, in un quadro complesso, riesce a dare più soldi ai cittadini, alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori, tenendo in ordine i conti».

Il cammino del provvedimento non è spedito, anche per la mole di emendamenti all’attenzione della commissione Bilancio della Camera. Quelli arrivati sono più di 4500, ma i vari gruppi sono al lavoro per scremarli ed individuare quelli a cui tengono di più con l’obiettivo di scendere a quota 700. Fra le ultime proposte, quella firmata da Tommaso Nannicini (Pd) e Gianni Pietro Girotto (M5S), che intendono “legalizzare” i monopattini per due anni, in via sperimentale, estendendo a chi li utilizza le libertà e i limiti che il codice della strada prevede per i ciclisti. Lo scopo è «favorire la diffusione della micromobilità elettrica nelle città».

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Redazione
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