Politica
Taglio parlamentari, ecco quanti deputati e senatori perderà la Sicilia alle prossime elezioni
Palermo. Alla fine è arrivato. Da ieri il taglio dei parlamentari non appartiene più alla predicazione della politica, ma è legge. La Sicilia eleggerà nel prossimo Parlamento 15 rappresentanti alla Camera anziché 25 nella circoscrizione occidentale e 17 in luogo degli attuali 27 nella Sicilia orientale. Nel primo caso la contrazione dei deputati eletti dai territori è pari al 40%, nel secondo arriva al 37%. Al Senato si passa da 25 a 16 eletti siciliani (-36%).
L’esultanza dei 5s, con in testa il leader e padre di questa svolta Luigi Di Maio, si stempera e diventa un coro perplesso di musi lunghi nel resto della penisola, arrivando sino alla Sicilia. A preoccupare molti dei partiti minori, ma anche delle regioni più piccole, è il vulnus di rappresentanza che potrebbe sorgere, anche in assenza di un combinato disposto a base di una nuova legge elettorale e un complessivo meccanismo di compensazione tra i territori, che faranno del resto della legislatura «un cantiere di riforme utili», per usare le parole del ministro pentastellato Federico D’Incà.
L’ottimismo, contagioso in casa grillina, rimane da recuperare nei partiti che andranno a confrontarsi con una realtà di consenso inferiore alla doppia cifra. Realisticamente perplesso, anche se ha votato la legge approvata ieri per «senso di disciplina», è l’ex segretario regionale del Pd Fausto Raciti: «Fino a quando non saranno approvati i cosiddetti “contrappesi”, collocati su un piano regolamentare, ma soprattutto la nuova legge elettorale, il problema rimane in campo». Raciti spiega: «Sul piano politico questa riforma crea una torsione maggioritaria, soprattutto al Senato. Il sistema proporzionale a questo punto è chiamato a proteggere dagli esiti più negativi che potrebbero scaturire». Garanzie e contrappesi da mettere a punto nei prossimi mesi, ma anche convergenze tra rappresentanza ed esigenze delle regioni che aspetta di trovare risposte.
I fasti degli azzurri in Sicilia, tanto per fare un esempio nel centrodestra, se i numeri dovessero essere quelli ripresi dai sondaggi nazionali (tra il 6 e l’8% in campo nazionale) rischiano di rimanere un ricordo sbiadito. È pur vero che la Sicilia rimane l’Isola felice di Fi, ma l’esempio serve a far capire come di fronte a nuove regole, la necessità di riscrivere le alleanze per interpretare al meglio nuove ipotesi di leggi elettorali, diventa una priorità per tutti i partiti. Anche in Sicilia.
Parità di genere, tutela delle minoranze linguistiche e accorgimenti che potranno nascere nel patto di fedeltà che Pd e 5stelle potrebbero perfezionare da qui alla fine della legislatura non cambiano di molto la realtà. Se la legge proporzionale con eventuale soglia di sbarramento è il correttivo per obbligare i partiti ad andare d’accordo anche dopo il voto al momento di formare il governo, rimangono questioni aperte sulle regioni che perdono quota nella rappresentanza. Entusiasmo senza riserve invece per i grillini: «Una svolta epocale, una pagina storica per la Repubblica italiana», ha esultato Antonio Lombardo, commentando l’ultimo e definitivo “sì” al taglio dei parlamentari di Camera e Senato, e aggiunge: «Abbiamo “costretto” i partiti – afferma il deputato – a votare la legge, facendo tagliare finalmente il traguardo a uno tra i più importanti cavalli di battaglia del M5s».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA