Il presidente Schifani sostanzialmente respinge le responsabilità sul taglio di ben 338 dei fondi dei piani di sviluppo e coesione, con il il Cipess ha definanziato perché non sono state realizzate obbligazioni giuridicamente vincolantì nel 2022 e nel 2023, cioé non è stata rispettata la tempistica di realizzazione dei progetti. E ha dato la colpa al governo del suo predecessore e cioè a Nello Musumeci.
«In riferimento alla notizia del definanziamento complessivo di quasi 104 milioni di euro di risorse del Fsc 2014/20 di competenza della Regione, Palazzo d’Orléans – si legge in una nota – precisa che si tratta di opere che avrebbero dovuto conseguire un’obbligazione giuridicamente vincolante entro il 31 dicembre 2022. Tempistica che ha reso nei fatti impossibile all’attuale governo regionale, entrato nelle piene funzioni il 16 novembre di quell’anno, completare l’intero iter amministrativo che aveva come presupposto la presentazione dei relativi progetti. L’attuale amministrazione, tuttavia, si è adoperata per salvare il possibile. Infatti, 10 dei 45 interventi definanziati, per un importo complessivo di 12 milioni di euro, sono stati recuperati grazie all’inserimento nella nuova programmazione Fsc 2021/27, sottoscritta con il governo nazionale a maggio scorso. «L’attuale amministrazione ribadisce il proprio impegno a salvaguardare le risorse destinate alla crescita del territorio, nonostante le criticità ereditate, e a ottimizzare gli investimenti per assicurare benefici concreti e duraturi alla comunità siciliana», prosegue la nota della Regione siciliana.
«Sull’inaccettabile situazione riportata oggi dal quotidiano La Sicilia, nel pezzo in cui Mario Barresi ha ricostruito come il Cipess abbia tolto 338 milioni di euro alla Regione Siciliana e alle province metropolitane di Palermo, Catania e Messina in grave ritardo nell’attuazione dei progetti del Psc – ha detto il senatore siciliano Antonio Nicita, vicepresidente del gruppo del Pd – ho deciso di andare fino in fondo e di presentare un’interrogazione parlamentare al governo. Nell’attuale condizione di carenza di risorse e in un momento in cui la nostra regione soffre gravemente per la siccità e per le note carenze infrastrutturali, è inaccettabile perdere per sempre risorse europee che, come ha documentato La Sicilia, sarebbero andate tra l’altro, alla Diga Disueri di Gela, alla messa in sicurezza dell’invaso di Rosamarina di Caccamo e alla sistemazione di vasche e canali delle dighe Olivo, Sciaguana e Villarosa nell’ennese, oltre ad altri progetti relativi alla gestione dei rifiuti e della viabilità. Tutte questioni fondamentali per la nostra regione. Credo che sia giusto che la destra, al governo del Paese, della Regione Siciliana e di Palermo risponda della sua inadeguatezza e incompetenza in Senato, e per questo ho presentato un’interrogazione parlamentare che mi auguro sia oggetto al più presto di un question time nell’Aula di Palazzo Madama».