Non è definitiva, ci mancherebbe. «Perché la vera trattativa deve ancora cominciare», assicurano i più ottimisti. Ma è di certo indicativa, la prima spaccatura nel centrodestra nazionale sul candidato sindaco di Catania. Ieri fumata nera – anzi, «nerissima» come sostiene un diretto interessato alla questione – nel primo vero momento di confronto ufficiale fra gli alleati a livello nazionale.
Seduti attorno allo stesso tavolo gli sherpa Massimo Donzelli (Fratelli d’Italia), Stefano Locatelli (Lega) e Maurizio Gasparri (Forza Italia), tutti con delega dei rispettivi leader sulle trattative per le elezioni locali. Dopo un precedente incontro in cui l’argomento era stato rinviato (incombevano le scelte per le giunte di Lombardia e Lazio), ieri s’è finalmente venuti al dunque. E il risultato finale è la distanza definita «siderale» fra i due partiti più grossi, entrambi con mire su Palazzo degli Elefanti. Donzelli ha ribadito una linea chiara a nome di Giorgia Meloni: «Il nome non può che essere il nostro». Non ne ha fatto uno in particolare, nemmeno su esplicita sollecitazione degli alleati. «Lo sceglieremo a breve». In effetti è così: la prossima settimana, magari dopo aver consultato un sondaggio commissionato in Via della Scrofa, verrà sciolto il nodo: finale al fotofinish fra Ruggero Razza, ex assessore regionale alla Salute, e Sergio Parisi, ex assessore comunale di Salvo Pogliese. «Agli alleati non deve interessare – ragiona un big siciliano di FdI – come Giorgia sceglierà il nome: potrebbe essere anche col sorteggio, ma il punto è che il candidato spetta a noi per tantissime ragioni». La principale, esplicitata da Donzelli, è numerica: il partito della premier è «sottodimensionato nelle Regioni e nei Comuni rispetto agli attuali rapporti di forza» e dunque proprio a Catania, con tutti i riflettori puntati sulla più grande città italiana al voto in primavera, FdI rivendica la golden share.
Non la pensa allo stesso modo la Lega. Matteo Salvini, è «fermo» sulla candidatura della deputata nazionale Valeria Sudano. Locatelli avrebbe sottolineato la convinzione, forte anche dell’indecisione di FdI sul nome, che sia «la più competitiva e la più in grado di allargare l’alleanza». Sudano, dunque, «resta più che mai in campo». E a Catania c’è chi è certo che siano già pronti gli irreversibili 6×3.
Il forzista Gasparri s’è mantenuto laico, invitando gli alleati a «un’ulteriore riflessione». La priorità resta «non spaccare la coalizione». Ma dai vertici nazionali del partito, come si apprende a Roma, ci sarebbe una certa propensione – alimentata anche dalla capogruppo al Senato, Licia Ronzulli – per Sudano. E ciò a prescindere dalle dinamiche siciliane di Forza Italia, col nodo aperto della leadership di Gianfranco Miccichè. Ma che ne pensa Renato Schifani della contesa etnea? Il governatore s’è offerto come “mediatore”, anche perché non può permettersi che la coalizione si rompa (col rischio di perdere al ballottaggio) nel test più importante dopo la sua elezione. Pesano i consigli degli etnei più influenti (Marco Falcone e Nicola D’Agostino), non proprio entusiasti di sostenere la leghista, eppure Schifani, che col suo vice Luca Sammartino ha costruito un rapporto di grande fiducia, negli ultimi tempi mostra una certa “allergia” per parte di FdI. La linea su Catania, comunque, arriverà da Arcore. O almeno da Roma. Magari sin dal prossimo vertice.
E se la spaccatura fosse insanabile? Tutti, nel centrodestra siciliano, auspicano «una soluzione unitaria». Ma ognuno pensa alle eventuali mosse successive. Così Totò Cuffaro, per la sua Dc, non nasconde né il feeling con Sammartino né la preferenza per Sudano, «la più democristiana fra i nomi in campo».
Di tutt’altro parere Raffale Lombardo. Pur annunciando che il prossimo weekend l’Mpa «sceglierà il nome da sottoporre a un tavolo dal quale non vogliamo essere esclusi» (Antonio Scavone, Alessandro Porto, Seby Anastasi e Salvo Di Salvo i papabili), il leader autonomista propende per l’asse con FdI, grazie all’ottimo rapporto con Manlio Messina. C’è l’affinità elettiva con Razza e soprattutto la certezza che non farà mai votare per Sudano. Candidarsi in prima persona? Lombardo ieri l’ha escluso categoricamente, ma i suoi continuano a ritenerlo «il miglior candidato possibile» del centrodestra. C’è tempo. La “Catania City Marathon” è appena partita.