Politica
«Staccare la spina a Crocetta? È un governo finito da tempo»
Nicola D’Agostino, ma lei – oltre a essere deputato all’Ars – è segretario regionale di Sicilia Futura. Da sempre solida stampella del governo.
«Abbiamo provato in questi anni a dare una mano, anche nei rapporti romani, nel tentativo di dare un contributo positivo. Ma se escludiamo le normali logiche parlamentari, dove prevalgono le competenze, siamo sempre stati tenuti ai margini. E devo dire: per fortuna! Facciamo tuttavia autocritica: cinque anni di tempo sprecato e perduto, salvo rarissimi atti peraltro impopolari».
E adesso il presidente torna un lucido animale politico e fa l’asso pigliatutto nelle nomine.
«Addirittura i trucchi e i sotterfugi pur di portare a casa le ultime nomine per i suoi favoriti! Ma che figura ci fanno Ingroia&C.? Assistiamo alla fine di un modello di potere triste e patetico. Anche i retroscena della nomina all’assessore alla Famiglia fanno venire i brividi: improvvisazione, superficialità, avvertimenti… A sei mesi dal voto è ridicolo che titolati politici si prestino a questi giochetti per garantirsi i soliti inutili incarichi di gabinetto».
Magari dice così perché nell’infornata di nomine voi leccate la sarda…
«Sia chiaro: Sicilia Futura da quando è nata non ha mai fatto parte di questa corte, nonostante i tentativi di dividerci. Abbiamo subìto gli schemi di Pd e Udc: non si fidavano della nostra autonomia di pensiero. Alle ultime mance, col relativo squallore, si sappia che noi non siamo interessati. Si tengano tutto, a noi basta che ci lascino in pace. Crocetta è già stato sufficientemente scorretto provando a invitare alcuni dei nostri a una fronda: siamo stati fin troppo educati a non mandarlo a quel paese».
Converrà che non è semplice dire “noi con Crocetta non c’entriamo niente” a otto mesi dal voto dopo più di quattro anni di leale sostegno. Come spiegherete ai siciliani questo smarcamento last minute?
«Noi mostreremo quel che abbiamo fatto: essere stati vicini al governo ha dato poche utilità e molte negatività. Speriamo la gente comprenda la nostra buona fede e che il lavoro dei singoli deputati sia sufficiente a farci perdonare. Sul territorio proveremo a spiegare agli elettori che ci deve essere speranza. Sia chiaro che l’esperienza Crocetta è finita già da tempo, è incandidabile, oggi prova a gettare fumo negli occhi ma la sua organizzazione politica è tutta fuffa. Non ci crede nessuno, neppure quelli che devono partecipare a queste transumanze di provincia in provincia. “Convocano” direttori generali, funzionari, tutta gente di apparato senza un voto, costretti all’ennesima foto-ricordo: cose vecchie, già viste».
Il suo giudizio è duro. Ma non c’è nulla da salvare del governo Crocetta?
«Al netto di rari casi particolari, ad esempio le politiche di bilancio di Baccei e la rete sanitaria di Gucciardi, l’esperienza di Crocetta non ha funzionato. Non ne ha imbroccato una e quando prova a recuperare fa solo retorica della legalità di quart’ordine. Insomma, un vero disastro. Ha un livello di impopolarità che supera il 99% sulla popolazione siciliana».
Però il governatore auto-ricandidato è tornato a essere un efficace comunicatore che impazza in tv.
«Di recente abbiamo dovuto sorbirci anche le comparsate nazionali, accompagnate da custodi del verbo legalitario, che hanno fatto ridere tutti i siciliani per il livello di ipocrisia, ma soprattutto di noi siciliani ridono gli italiani davanti alla tv. Alcuni programmi nazionali sono una vergogna di populismo e disinformazione. Sciascia a guardare queste trasmissioni avrebbe il vomito. Direbbe: tanta fatica per niente! Ai suoi tempi praticamente c’erano dei dilettanti, altro che professionisti, questi sono dei fenomeni a fare stare in piedi sacchi vuoti…».
Le sue parole sono chiare. Ma il punto è: ora che si fa?
«Mi scusi per la metafora poco politically correct: se c’è un presidente politicamente incapace, bisogna che chi si è offerto come suo tutore faccia qualcosa. Il Pd deve assumersi tutte le responsabilità del caso, interrompere questo circolo vizioso: ha il dovere di proporre una linea alternativa subito. La politica deve prevalere sulla propaganda del nulla, prima che sia troppo tardi. Invece è ancora lì intento a mediazioni incomprensibili. Così come l’Udc, che annuncia con un mese d’anticipo l’uscita dal governo e poi impiega il mese per trattare posti di governo e di sottogoverno».
Quale sarebbe il primo atto del dopo-Crocetta?
«Occorre subito indire le primarie di coalizione per rilanciare il dibattito, confrontarsi su un’ipotesi programmatica e cercare di recuperare la fiducia della gente. I grillini sono avanti organizzativamente, il centrodestra sta recuperando e noi ancora facciamo i balletti sul Titanic che affonda. Ma ci vogliamo svegliare?».
Twitter: @MarioBarresi
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