I PARTITI
Sicilia verso le elezioni regionali, il Pd schiera Pietro Bartolo… ma sogna Caterina Chinnici
Il medico di Lampedusa «disponibile anche con le primarie». La collega eurodeputata, sondata da Letta, non scioglie la riserva: ma mai gazebo.
Pietro Bartolo ha dato al Pd la disponibilità per le Regionali. Un «gesto di generosità», viene definito dentro il partito, perché l’eurodeputato s’è detto pronto anche a misurarsi, se ce ne fosse bisogno, alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato governatore.
Questa è la notizia. Confermata anche dal diretto interessato a chi lo ha incrociato all’arrivo a Strasburgo. Ma il fatto in sé racchiude diversi significati. Il primo è che il Pd ha finalmente smesso di «aspettare quello che succede» altrove e stringe i tempi. I vertici regionali del partito hanno capito che il campo larghissimo è un’opzione complicata, a maggior ragione dopo che nel centrodestra sembra essersi consolidato l’asse fra Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo, sempre più stretti con la Lega. Anche dal Nazareno (che aveva pure affidato un mandato esplorativo al segretario regionale Anthony Barbagallo sull’allargamento ai moderati, a partire dall’ipotesi Roberto Lagalla a Palermo) emerge ora la necessità di accelerare, rinunciando al “famolo strano”, anche per il rischio di perdere pezzi a sinistra e soprattutto di mettere sotto stress l’alleanza con il M5S. Un ulteriore fattore è la paura di voto anticipato che Miccichè ha inoculato a Barbagallo nell’ultimo incontro: «Quando Nello Musumeci capirà di essere isolato è possibile che si dimetta. Prepariamoci anche all’idea di Regionali a giugno».
Dunque il Pd siciliano cambia passo. In attesa di due passaggi ufficiali: venerdì prossimo una direzione nazionale sul tema del voto locale; lunedì 21 la direzione regionale con focus su Amministrative (Palermo e Messina su tutte) e Regionali. Letta avrebbe chiesto a Barbagallo un nome«al più presto possibile». E ciò in uno schema tradizionale: alleanza giallorossa contro centrodestra. Il Pd siciliano si riserva però un’esplorazione centrista. «Ma senza accordi con Forza Italia, né con chi ha avuto troppo a che fare con Musumeci».
Adesso c’è il via libera di Bartolo a misurarsi. «Io candidato governatore? Sto bene a Bruxelles, continuo a impegnarmi per fare il mio dovere, ma, se mi sarà chiesto un contributo, non mi tirerò indietro e farò come sempre la mia parte fino in fondo», aveva detto il medico di Lampedusa a La Sicilia lo scorso novembre. Ebbene, il Pd adesso gliel’ha chiesto. E lui è stato coerente: ha accettato.
C’è dell’altro. La chiamata alle armi di Bartolo risponde a una precisa strategia a incastro. Per essere chiari: il Pd non ha mai smesso di corteggiare Caterina Chinnici, che per alcuni big regionali del partito resta la prima scelta in uno scenario che potrebbe tentare lo stesso Lombardo, di cui la magistrata è stata assessora. Ma, di fronte al nome dell’eurodeputata, nessuno degli alleati è comunque disposto a fare passi indietro: giammai Claudio Fava, da 10 mesi in campo; freddo pure il M5S, con Dino Giarrusso e Luigi Sunseri già in nomination, al netto del peso e delle ambizioni di Giancarlo Cancelleri, sempre simbiotico con Barbagallo in cerca del «nome vincente per tutti» che però non è mai arrivato.
Ma si dà il caso che Chinnici di primarie non voglia nemmeno sentirne parlare. La figlia del giudice ucciso dalla mafia, in ottimi rapporti col capogruppo all’Ars Peppino Lupo, è stata sondata anche da Letta. Non ha mai sciolto la riserva, lasciando però un certo margine di disponibilità «soltanto in un quadro di chiarezza e di unità della coalizione». E dunque senza passare dall’esame di gazebo e piattaforme online. Del resto, i dem più realisti non la considerano una “trascinatrice” da primarie. Comunque meno competitiva di Bartolo, il frontman ideale nel confronto con gli alleati.
Schierare l’uomo-simbolo della Sicilia che “non si Lega”, sabato avvistato a Roma anche a colloquio con il vicesegretario Peppe Provenzano, potrebbe essere la mossa giusta per mettere in difficoltà Fava a sinistra, ma anche per vincere il derby con i grillini in crisi d’identità. Con un altro effetto collaterale non indifferente: la disponibilità concreta di Bartolo è anche uno stress test sulla stessa Chinnici, per capire se vuole giocarsi davvero la partita. Come dire: dentro o fuori. Ma adesso.
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