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Sicilia, nella guerra ai piromani si pensa anche al sequestro dei beni

Di Redazione |

PALERMO – Il sequestro e la confisca dei beni, già prevista per i reati di mafia e corruzione, anche per chi incendia il patrimonio boschivo mettendo in pericolo l’incolumità pubblica. A provare questa strada con lo scopo di aggiungere un ulteriore deterrente alla detenzione prevista dall’articolo 423 bis del codice penale (da 4 a 10 anni di carcere) è la Regione siciliana.

La proposta parte dal gruppo parlamentare di Attiva Sicilia, gli ex deputati M5s che hanno lasciato il movimento qualche tempo fa. I parlamentari hanno depositato un disegno di legge voto, che è all’esame della commissione Ambiente dell’Ars e che, secondo quanto circola in ambienti politici, potrebbe trovare in aula il parere favorevole del governo Musumeci.

Al testo hanno lavorato giuristi e avvocati. Facendo leva sull’art. 18 dello Statuto siciliano, il ddl prevede «l’applicazione della pena pecuniaria, il sequestro e la confisca dei beni per i reati di cui agli articoli 422, 423 e 423 bis cp, nonché l’utilizzo di mezzi di sorveglianza militari per la identificazione dei colpevoli e il monitoraggio dei siti».

Dopo l’eventuale approvazione all’Ars, il ddl sarà trasmesso al Parlamento nazionale per l’esame delle due camere. La Sicilia l’anno scorso ha avuto il record di incendi: sono stati 8.637. In Puglia 6.872, nel Lazio 5.288 nel Lazio, 3.479 in Campania, 3.175 in Calabria e 1.378 in Sardegna. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA