Sicilia, il Pd alla ricerca di una “exit strategy” Crocetta: «Non mi dimetto, è stato un golpe»

Di Redazione / 19 Luglio 2015

PALERMO – Si lavora in silenzio per lo scioglimento anticipato della legislatura in Sicilia. In casa Pd sono in corso continue riunioni per cercherà una via d’uscita, una strategia per venir fuori dal caos scoppiato alla Regione, ma il Pd cerca una strategia condivisa con il governatore Rosario Crocetta, che rimane chiuso nella sua casa di Castel di Tusa. Se due giorni fa il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, in conferenza stampa aveva ribadito che «non ci sono ragioni per interrompere la legislatura» citando più volte la smentita del Procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, oggi le cose sono cambiate. I dirigenti Dem ne hanno discusso ieri sera e stanno continuando a farlo in queste ore. Al di là della veridicità della frase shock del medico Matteo Tutino contro Lucia Borsellino, il Pd è convinto che il clima attorno a Crocetta è talmente pesante da non poter più andare avanti, ma per rispetto del governatore il partito vuole condividere con lui la decisione di staccare la spina. È probabile un vertice imminente tra la maggioranza e il governatore, che tra l’altro dovrà riferire in Assemblea regionale martedì prossimo.   ù

 

Ma il governatore non ci sta. E anche nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino, non riesce a trattenere la sua rabbia. «Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti» ribadisce con forza il governatore dal suo “retiro” di Tusa. «Qualcuno ha voluto mettere a segno un golpe, volevano determinare le mie dimissioni o il mio suicidio – ha spiegato tornando sulla bufera causata dal “giallo” delle telefonata intercettata con il suo medico personale -. E trovo assurdo che organi istituzionali abbiano espresso giudizi senza fare le dovute verifiche con la Procura». Crocetta si è augurato che «il governo nomini subito una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori». E ha annunciato di averlo chiesto al ministro degli Interni, Alfano.  

 

Ma il tema centrale restano le sue possibili dimissioni, una mossa che toglierebbe il Pd dagli impicci, una mossa che il governatore stava per compiere nel pieno del terremoto per la presunta intercettazione, ma che ora appare molto lontana dai suoi pensieri. «Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana. Perché mi dovrei dimettere se anche la Procura di Palermo per tre volte e anche oggi ha smentito quell’intercettazione su Lucia Borsellino? », aggiunge Crocetta. Che aggiunge: «Il mio silenzio degli ultimi giorni è stato strumentalizzato e quindi ho deciso di romperlo e di reagire. Avevo offerto al Pd la disponibilità a fare un passo indietro ma è chiaro le mie dimissioni sarebbero interpretate come un’ammissione di colpa, colpa che non ho. È stato un golpe e basta».  

 

Il governatore è un fiume in piena: «Ho sentito che su di me circolano altre voci, alcune riguardano la mia sessualità. Ma non c’è un bel niente, io non ho nulla da nascondere. Non c’è nulla su di me, la mia storia è limpida». E sulla presunta intercettazione incalza: «L’Espresso se ha il materiale lo consegni ai magistrati, se non ce l’ha, e non ce l’ha, la cosa è molto grave e vergognosa. Ma ne risponderà davanti alla giustizia».

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