Sicilia, dalla Giunta ok al Piano rifiuti che porterà l’Isola fuori dall’era delle discariche: ma non prima del 2028

Di Luisa Santangelo / 21 Novembre 2024

Doveva esserci una conferenza stampa di presentazione. Invece c’è stata una riunione della giunta regionale, convocata dal presidente Renato Schifani per la discussione sul nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti. Rispetto alla bozza che circola da mesi, le differenze sono poche e la notizia principale già conosciuta: i due termovalorizzatori della zona industriale di Catania e di Bellolampo a Palermo. Gli inceneritori avranno una potenzialità complessiva di trattamento di 600mila tonnellate e saranno realizzati con 800 milioni di euro provenienti dal Fondo sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027.

«L’approvazione del nuovo Piano rifiuti – ha detto ieri Schifani in una nota stampa – costituisce finalmente il punto di partenza concreto per la realizzazione dei termovalorizzatori in quanto condizione indispensabile. Adesso passeremo alla fase della progettazione e al successivo appalto dei lavori e della gestione entro il 2025 e non oltre i primi mesi del 2026. Andremo avanti spediti, nell’interesse dei siciliani, senza indugiare mai su un pilastro portante del mio programma di governo. Archiviamo così definitivamente la stagione del conferimento in discarica sempre più gravosa per l’ambiente. Offriamo dunque una risposta integrata alla difficile situazione dei rifiuti in Sicilia che troppi oneri scarica sui cittadini e sui bilanci pubblici».

I conti

La risposta di cui parla il presidente non è immediata come potrebbe apparire. Nel Piano rifiuti che stamattina ha ricevuto l’ok della giunta e la firma di Schifani c’è scritto che il «completamento del nuovo sistema impiantistico» è previsto per il 2028. Nonostante sia la fine di novembre, il dato sulla quantità di immondizia indifferenziata prodotta in Sicilia – che oggi arriva in discarica e che in futuro dovrebbe alimentare i Tmv – nel 2024 è ancora soltanto previsionale: si parla di mille tonnellate, che dovrebbero subire un decremento lineare da adesso al 2028, data in cui le tonnellate dovrebbero diventare 410mila. Continuando a ridursi, anche se a ritmi molto inferiori, fino al 2035. «La quantità di rifiuti abbancabili in discarica a partire dal 2024 è pari a circa 9.200.000 tonnellate», inclusi tutti gli ampliamenti autorizzati o in corso di autorizzazione. Sono, ancora una volta, le tabelle contenute nel Piano a fare un quadro della situazione. Nei dati aggiornati a novembre 2023 (quindi un anno fa, piuttosto obsoleti), si evidenziava una capacità residua delle discariche di quasi 2,2 milioni di tonnellate, a cui sommare 9,4 milioni di tonnellate di ampliamenti. Significa, cioè, che alcune discariche citate sono sul punto di essere saturate.

L’«analisi dei flussi» realizzata per preparare il Piano parla, oltre che di indifferenziata tout court, anche di 70mila tonnellate dalla «frazione secca dei rifiuti differenziati» e di 360mila tonnellate di scarti della frazione organica. Cifre che varieranno nel corso degli anni, secondo la Regione: all’aumentare di una voce, dovrebbe diminuire l’altra. Per questo i Tmv saranno progettati per trattare non più di 600mila tonnellate annue di spazzatura. E, sempre per questo, non è previsto di realizzare discariche a supporto dei termovalorizzatori: dati gli ampliamenti degli impianti esistenti e data la densità delle ceneri post-trattamento, si immagina che le discariche abbiano spazio per «accogliere gli scarti dei Tmv per l’intera durata del loro funzionamento (20 anni)».

Gli impianti

Il ciclo dei rifiuti, però, è questione complessa e non si riduce agli inceneritori. Nel Piano regionale sono previsti anche 31 impianti di compostaggio (14 nuovi, di cui sei pubblici), 24 biodigestori (20 nuovi, di cui undici pubblici), 16 piattaforme tutte pubbliche di selezione del recupero per la raffinazione (di cui undici nuove), «che sostituiranno e miglioreranno i vecchi impianti Tmb (trattamento meccanico-biologico, ndr)», si legge ancora nel comunicato di Palazzo d’Orleans. Che continua: «Tra gli obiettivi del piano ci sono: il recupero del 65% dei rifiuti urbani, l’eliminazione dei trasferimenti dei rifiuti fuori Regione, la riduzione del 40% dei costi di trattamento rispetto a quelli attuali con un risparmio di circa 150 milioni annui». Cifre che si dovrebbero riflettere direttamente sulle tariffe pagate siciliani. La Tari, infatti, serve a coprire interamente il costo per la gestione dei rifiuti urbani. Meno costa, meno si paga. C’è da considerare, e lo si legge sempre nel documento approvato dalla giunta regionale, che probabilmente i termovalorizzatori saranno tassati dall’Ue, nel programma per la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030.

«È probabile – dice il Piano – che a partire dall’entrata in esercizio dei due Tmv regionali, essi saranno soggetti alla tassa sulle emissioni di anidride carbonica», stimata in «in 100 euro ogni tonnellata di rifiuti avviati a termovalorizzazione». Dall’altro lato, però, non dovrebbero esserci costi energetici: entrambi gli inceneritori dovrebbero produrre 50 Megawatt di elettricità, di cui il 30 per cento usato per il funzionamento e il resto immesso sul mercato, «e quindi sarà un ricavo», puntualizza il documento.

Palla ai territori

Adesso che il Piano è stato approvato da Schifani (in qualità di commissario straordinario), la palla passa ai territori. Cioè alle Srr (Società di regolamentazione dei rifiuti), chiamate ad approvare i nuovi Piani d’ambito. Può «partire – prosegue la Regione – il percorso per la realizzazione degli impianti di riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti e l’eliminazione dei trasferimenti fuori Regione», che comporterà una «progressiva attuazione degli obiettivi di riciclaggio e recupero». «Il nuovo Piano arriva al culmine di un complesso procedimento», terminato con «il parere positivo del Cga sulla procedura da adottare che ha dato l’ok definitivo all’ordinanza».

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo