CATANIA – «Il professore Vittorio Sgarbi è libero, come ogni cittadino, di esprimere qualsiasi giudizio, nella stessa misura in cui rivendico la mia libertà di non condividerne, nella fattispecie, le forme e il contenuto».
Alle nove della sera, dopo una lunga giornata di silenzio, Nello Musumeci interviene sull’ennesima “sgarbiata quotidiana”. L’assessore ai Beni culturali, ad Agorà, dice che Nino Di Matteo «ha tratto beneficio delle minacce di morte ricevute dal carcere da Totò Riina, ha cavalcato l’onda per fare il martire». Il boss ha reso «un eroe nazionale» il pm, che per Sgarbi «non è un martire, tanto è vero che Riina è morto e lui è stravivo».
Stringata la risposta del sostituto alla Direzione nazionale antimafia ad AdnKronos: «Non intendo replicare a questo signore che, per affermazioni dal contenuto molto simile, è già stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata miei miei confronti. Il processo inizierà a gennaio davanti al Tribunale di Monza».
La bufera politica è immediata. «Le parole Di Sgarbi sono inaccettabili, spero che Musumeci abbia il coraggio di prendere le distanze da questa vergogna, gli ritiri le deleghe e lo mandi via», affonda il deputato regionale del M5S Giancarlo Cancelleri. Del Pd siciliano, in altre faccende affaccendato, non interviene nessuno. Di «inaccettabile attacco a Di Matteo», parla la dem Laura Garavini sfidando il governatore: «Non mettere Sgarbi fuori dalla giunta sarebbe un segnale devastante per una terra dove Cosa nostra non è certo sconfitta». Frasi «vergognose» per Antonio Fiumefreddo, segretario nazionale di LiberItalia: «Sarebbe interessante sapere quali vantaggi tragga Sgarbi dalle insopportabili azioni di killeraggio che oramai quotidianamente propina, nell’abbandono triste di ogni freno inibitorio».
Soltanto Forza Italia difende il critico-assessore. «Pd e M5s chiedono le scuse di Sgarbi a Di Matteo? Sono loro – incalza Stefania Prestigiacomo – che dovrebbero scusarsi per la gratuità con cui le parole dell’assessore sono state stravolte rispetto al contesto e associate a un’inesistente critica del concetto di antimafia». Pure Rosario Crocetta dice la sua. Con un sms a Sgarbi: «Sai cogliere la grandezza del ritratto di “Ignoto marinaio” di Antonello da Messina, ma non capisci nulla di mafia. “Chi è solo nell’ombra sa…” dice un verso di Dario Bellezza e tu non vivi nell’ombra della solitudine a cui è condannato un nemico della mafia. Occupati di arte e di cultura, è meglio…».
Per Musumeci una grana politica. Nessuna richiesta di dimissioni. Per ora, solo un cartellino giallo: «Essendo l’amico Sgarbi componente del governo da me presieduto, sono certo saprà improntare le proprie dichiarazioni alla sobrietà che il ruolo pubblico impone a ciascuno di noi».
Ma come è stata la giornata di Sgarbi? Pesante?
«Non è una giornata pesante per me – ci dice al telefono -. È una brutta giornata per i vigliacchi, come quelli dei 5stelle, che hanno la complicità sostanziale con Messina Denaro nel volere le pale eoliche. Allora: ho ricordato che nelle intercettazioni in cui Riina dice di voler uccidere Di Matteo ha anche detto che gli affari di Messina Denaro sono nell’eolico. Non ho capito perché tutti parlano della prima parte e nessuno della seconda».
La polemica non è col M5S, ma con Di Matteo.
«Non ho attaccato Di Matteo, nessuna polemica. La polemica l’hanno fatta quei poveretti dei 5stelle, dimenticando la frase di Brecht: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. E fra questi non c’è Di Matteo. Non è un eroe. La trattativa Stato-mafia è un’operazione di natura teoretica. Tant’è che ha portato uomini straordinari a essere accusati. Per me è mille volte più grande, per la Sicilia, il generale Mori. E Mori non l’ho processato io. E ritengo del tutto innocente chi è stato assolto. Come Calogero Mannino».
Non si sente di fare un mezzo passo indietro? Nemmeno di fronte all’ennesima querela?
«Io vado avanti, avanti tutta. Il problema è suo… la prima che l’ha accusato è stata Fiammetta Borsellino: ha detto che Di Matteo è stato in una procura massonica che depistò il processo sulla morte del padre. Perché Di Matteo non ha querelato la figlia di Borsellino? Se a qualcuno piace, se lo tenga. Ma non possono tapparmi la bocca perché hanno bisogno di eroi. Io non ne ho bisogno. I miei sono gli eroi greci, la bellezza, la civiltà, la cultura. E non chi fa carriera con l’antimafia».
Ha sentito il presidente Musumeci?
«Non l’ho sentito. Ma non credo oserà dirmi nulla. Perché le mie frasi sono molto chiare. Se non si possono dire, allora potete chiudere la Sicilia. A me la bocca la tappano solo uccidendomi».
Pd e grillini le chiedono di dimettersi.
«Per me, se le dimissioni le chiedono i pusillanimi del Pd e 5stelle, è una medaglia. Un motivo di orgoglio. Quei poveretti incapaci mitizzano Di Matteo senza motivo».
C’è un precedente illustre: Battiato fuori dalla giunta Crocetta dopo la frase sulle «troie in parlamento». Non teme di essere dimissionato?
«Dimissionato perché dico la verità? Ma stiamo scherzando? Non bisogna vivere la Sicilia avendo paura dei magistrati. Bisogna avere paura della mafia, non dei magistrati. Perché io devo avere paura di Di Matteo? Perché mi querela? Lo faccia pure. Quanti hanno criticato il procuratore di Catania per i legami fra Ong e scafisti? E allora si può criticare Zuccaro e non Di Matteo?»
Nessun problema, dunque, col governatore…
«Escludo ogni polemica con Musumeci. Non penso che lui mi voglia cacciare per quello che ho detto».
Magari potrebbe chiedere scusa…
«Ah, no. Se qualcuno mi dicesse di chiedere scusa a Di Matteo io me ne andrei da solo. Chieda Di Matteo scusa alla Sicilia. Se poi a Musumeci piace Di Matteo, ne sono felice. Io sto con Mori. Decida lui con chi stare…».
Twitter: @MarioBarresi