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Schifani presidente con una “corazzata” di liste vincenti: chi è dentro e chi è fuori Sala d’Ercole

Effetto voto disgiunto, le liste di centrodestra superano di 7 punti il dato di Schifani. Intorno al 14% anche Pd, M5S e De Luca. Lombardo e Cuffaro vincono la sfida del 5%. 

Di Mario Barresi |

Nella lunga notte dello spoglio, acquisita l’elezione di Renato Schifani a Palazzo d’Orléans, partiti e candidati si concentrano fino a ben oltre l’alba su altri conteggi. Il primo riguarda la forza delle liste. Quelle di centrodestra si confermano delle corazzate: il totale della coalizione, quando lo spoglio è ufficiale in 2.673 sezioni su 5.296, si aggira sul 47,5%, oltre sette punti in più del candidato governatore, a conferma di un alto quoziente di voto disgiunto. Entrando nel dettaglio, c’è un testa a testa fra Fratelli d’Italia e Forza Italia che si contendono il primo posto nella coalizione, entrambe oltre il 14%. L’altro dato importante è che sia la Nuova Dc di Totò Cuffaro sia gli Autonomisti di Raffaele Lombardo sono, con un 6.4% a testa, virtualmente ben sopra la soglia di sbarramento per entrare all’Ars. Un quorum che anche la Lega, in versione Prima l’Italia, supera con il 6% a metà scrutinio.

Il Pd si attesta sul 14%, quasi quanto FdI e Forza Italia, alle quali contende il ruolo di prima lista assieme al M5S (14.1%) e a Cateno De Luca Sindaco di Sicilia, anch’essa attestata sul 14%. È l’unico dei nove simboli dell’ex sindaco di Messina che sembra destinato a eleggere deputati regionali, poiché tutte le altre liste sono ben sotto il 5%, comprese Sicilia Vera (2,4%) e Orgoglio Siculo (1%), su cui pesa la mancata presentazione nel collegio provinciale di Palermo.

Fuori da Sala d’Ercole tutti gli altri: non ce la fa Claudio Fava con i suoi CentoPassi (inchiodata al 3%), così come Azione-Italia Viva, ben al di sotto del quorum con un deludente 2,2%.

A cascata, subito dopo, c’è il tema dei candidati e alle primissime ipotesi di distribuzione dei seggi. Come era prevedibile, il derby per la fascia di “Mr. Preferenze” è fra il forzista palermitano Edy Tamajo e il legista catanese Luca Sammartino: entrambi, a notte fonda, viaggiano ben oltre i 15mila voti. In FdI, a Palermo, si profila la vittoria di una altro recordman delle urne, il musumeciano Alessandro Aricò, assessore uscente, che però deve respingere la concorrenza interna di un altro candidato molto caro al governatore come Marco Intravaia. Nel Catanese spopola l’uscente Gaetano Galvagno, con buone performance di Dario Daidone (candidato caro all’ex sindaco Salvo Pogliese) e dell’altro deputato in cerca di bis, Giuseppe Zitelli. In buona posizione anche Carmelo Nicotra, ex presidente del consiglio comunale di Catania, che potrebbe aspirare a un seggio visto che Galvagno è già nel listino. Stesse sfide all’ultimo respiro anche in Forza Italia: dietro a Tamajo a Palermo sembra attestarsi Ciccio Cascio, ex presidente dell’Ars e mancato candidato sindaco, che avrebbe superato pure Gianfranco Miccichè (nel frattempo eletto virtualmente al Senato, ma ancora indeciso sul suo destino politico: Roma o Palermo?), con lo schifaniano Pietro Alongi in buona posizione. A Catania sembra avanti l’assessore uscente Marco Falcone, con un buon risultato che attesta Nicola D’Agostino in seconda posizione, mentre l’altro uscente Alfio Papale si difende dalla concorrenza agguerrita della giovane new entry Antonio Villardita. Nella Lega Sammartino fa il vuoto nel Catanese, mentre a Palermo Vincenzo Figuccia va verso la conferma del suo seggio.

Sotto il Vulcano ci sono i pezzi da novanta di Lombardo. Col nipote Giuseppe, già garantito dalla posizione nel listino di Schifani, che toglie il tappo in una lista in cui se la giocano in tanti: da Giuseppe Castiglione (ex presidente del consiglio comunale etneo) all’uscente Pippo Compagnone, fino al battagliero Alessando Porto. A Messina Luigi Genovese è il più votato e aspetta che scatti il seggio, analogo destino per Roberto Di Mauro ad Agrigento e Francesco Colaianni a Enna, dove i due unici posti all’Ars sembrano però destinati al dem Fabio Venezia, sindaco di Troina, e a un grillino. Molto più combattute sono le guerre interne alle liste di Totò Cuffaro, che andrebbe molto bene, secondo le prime proiezioni, ad Agrigento, ma anche a Palermo e nel Nisseno.

Il M5S sembra destinato a dimezzare i 20 seggi del 2017: fra quelli quasi certi del bis ci sono Luigi Sunseri a Palermo e Jose Marano a Catania. Nel Pd ci sarebbe a Palermo l’ennesima elezione di Antonello Cracolici, con in pole position gli  uscenti Michele Catanzaro, Nello Dipasquale e Peppe Arancio. Sotto il Vulcano, infine è avanti Anthony Barbagallo, virtualmente eletto però anche alla Camera nel proporzionale. Dovrebbe decidere cosa fare, mentre dietro di lui si consolida un ottimo risultato per Giovanni Burtone, sindaco di Militello, con trascorsi fra gli scranni di Palermo, Roma e Bruxelles. De Luca punta a eleggere fra cinque e sette deputati nella sua lista ammiraglia: in pole positioni ci sarebbero Ludovico Balsamo a Catania e Ismaele La Vardera a Palermo. Ma per i conti definitivi, con la trasmissione dei dati dello spoglio che procede molto a rilento, bisognerà aspettare oggi. Quando ci sarà la conta esatta dei vincitori. E il bilancio di morti e feriti di questa pazza campagna elettorale 2022.   Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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