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Schifani ora punta su Roma: concorsi, conti e Asu le priorità

Sul tavolo l’accordo di 600 milioni l’anno per la retrocessione delle accise

Di Giuseppe Bianca |

Dossier aperti non ne mancano tra Roma e la Sicilia, ma la firma più importante è quella che deve essere apposta all’accordo sui 600 milioni all’anno riconosciuti alla Regione per la retrocessione delle accise che liberano una quota di pari misura sulla compartecipazione alla spesa sanitaria. L’intesa definita dal vicepresidente uscente Gaetano Armao è sostanziale, ma la formalizzazione non fu apposta dal momento che si trattava di due governi a fine corsa. Adesso tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti  e il presidente della Regione Renato Schifani si tratta di chiudere la partita e ipotizzare una soluzione per il pregresso dei soldi che la Sicilia potrebbe andare a recuperare. 

Nessuno si illude di portare a a casa cinque miliardi di euro, praticamente l’attuale dotazione in cassa in questo momento alla Regione, ma la Sicilia che guarda al governo nazionale con ritrovate speranze non può permettersi scommesse al ribasso. Tanto più che la recessione ormai da più parti annunciate rischia di far crollare le entrate della Sicilia con le stime del documento di economia e finanza regionale che fatalmente andranno ridimensionate.

Altro tassello incastrare al posto giusto è quello degli Asu a seguito dell’impugnativa che ha ricacciato in gola l’esultanza dei precari dopo la storica stabilizzazione che l’Ars aveva votato all’unanimità nel marzo del 2021. L’assessore uscente alle Politiche sociali Antonio Scavone ha lasciato un fertile terreno di interlocuzioni informali che potrà essere valorizzato nel nuovo corso. Chissà poi, se, il 10 settembre, nel giorno della presentazione del candidato alla presidenza Renato Schifani, salendo sul palco del cinema Politeama Francesco Lollobrigida, da ieri ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, annunciando la nascita del Ministero del Mare, sapeva già che quel posto sarebbe poi toccato a Nello Musumeci. L’interessato non era in sala e l’annuncio del meloniano di ferro era passato quasi inosservato tra le prime fila della platea che stava incassando la cambiale più importante, la nomination di Palazzo d’Orleans che ha posto fine alla guerra di successione di Musumeci.

Alla neonata tolda di comando si guarda con curiosità. Certo non si tratterà solo di fare il guardiano, seppur illustre, dei porti, come bonfonchiava ieri qualcuno tra gli ultimi samurai del fronte, nella giornata più buia dei “noNello”. Al netto della “querelle” su chi deve esercitare tra Infrastrutture e ministero del Mare il controllo sulle capitanerie, la postazione è un solido baricentro sull’area mediterranea. Il grosso della questione”balla” invece sulle risorse della Coesione. Difficile immaginare un ministero del Sud depotenziato e senza soldi. Sarà compito invece del governatore siciliano Renato Schifani andare a reperire, deroghe, autorizzazioni e risorse per nuovi concorsi per la macchina amministrativa regionale.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA