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IL RETROSCENA

Scandali sanità, ecco perché Schifani “grazia” l’assessora Volo: «Ma sui direttori niente più sconti»

Nemmeno il caso di Villa Sofia (e la pressione senza precedenti su una delle deleghe più delicate del governo regionale) porterà al cambio di guardia a Piazza Ziino

Di Mario Barresi |

Renato Schifani, per ora, “grazia” l’assessora alla Salute. «Non ha responsabilità diretta sugli ultimi scandali, ma anche se il presidente – confida un assiduo frequentatore delle stanze dei bottoni di Palazzo d’Orléans – fosse stato tentato di sostituirla, come già in passato, ha capito subito che proprio questo sarebbe il momento più sbagliato». Sì, perché cacciare oggi Giovanna Volo, per il governatore significherebbe «addossarsi buona parte delle responsabilità del suo fallimento». Fu proprio Schifani, nel caldissimo autunno del 2022, a imporre la «tecnica d’area» al vertice della sanità siciliana. E per farlo ruppe con Gianfranco Miccichè, oltretutto giocando il “jolly presidenziale” per la deroga, poi ottenuta anche da FdI per altre due caselle, alla regola degli assessori-deputati.

Dunque, nemmeno lo scandalo di Villa Sofia, con la conseguente pressione senza precedenti su una delle deleghe più delicate del governo regionale, porterà al cambio di guardia a Piazza Ziino. Ieri l’assessora era assieme al presidente alla cabina di regia sul piano straordinario da 828 milioni per Palermo (nella foto) e, raccontano i presenti, «non c’è stata la minima sensazione di una sua delegittimazione». Altro discorso è la postura di «assessore tecnico con un dirigente politico» (per citare la definizione, perfidamente geniale, coniata dal predecessore Ruggero Razza), il che chiama in causa il ruolo di Salvatore Iacolino.

Il vero deus ex machina

Il dirigente della Pianificazione strategica è il vero deus ex machina della sanità siciliana. Competente ma accentratore, spesso sconfina – nelle praterie politiche lasciate vuote da Volo, ma anche per quella che a Palermo definiscono «la sudditanza psicologica» dell’altro dipartimento dell’assessorato – su terreni non suoi. «Pure il cosiddetto blitz e la relazione su Villa Sofia – bisbiglia un navigatissimo big della sanità sulla sponda orientale dell’Isola – sarebbe tecnicamente di competenza del Dasoe, che c’entra Iacolino?».

C’entra, eccome. Soprattutto perché finora Schifani gli ha delegato molte delle scelte più delicate. Comprese alcune sui vertici di Asp e ospedali. Raccontano pure che, la scorsa estate, il governatore, ricoverato a Palermo per controlli di routine, ha ricevuto la visita di Iacolino, con Totò Cuffaro, per limare la lista delle nomine. Da quel flashback sono in molti a trarre anche la conclusione che Roberto Colletti, cuffariano di ferro, non rischi il posto di manager a Villa Sofia.

Allora chi paga? Schifani annuncia il «pugno duro» sui direttori generali: le liste d’attesa «fra qualche mese» saranno il vero test, «sconti per nessuno». E va ripetendo la nuova linea annunciata nella recente intervista al nostro giornale: «Voglio operatività e non note scritte per rimpallarsi le responsabilità». Ma per il «coraggioso cambio di passo» il presidente è costretto ad affidarsi alla “strana coppia”. L’assessora resta in sella (se ne riparlerà ad aprile, quando sarà scaduta la sospensione dell’ex vicepresidente Luca Sammartino, o magari nel 2026) e Iacolino resta a comandare. Anche perché ha già sul suo tavolo la futura mappa della sanità siciliana: la nuova rete ospedaliera, oggetto di una trattativa delicata con deputati di maggioranza, sindaci e baroni locali della sanità. Roba seria, altro che Volo.

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