CATANIA – Invoca un «ripensamento nei rapporti fra le istanze territoriali e i vertici», parola che «non dovrebbe esistere nel vocabolario» del M5S, così come il «capo politico», figura che è «quanto di più lontano dalla nostra cultura possa esserci». Sobrio e taciturno, fino quasi a sembrare timido, Santi Cappellani esce allo scoperto. Il deputato catanese, 28 anni, studente di Psicologia e manager nell’azienda di famiglia, incalza: «Dobbiamo dare la giusta dignità ai meetup». E ammonisce il leader Luigi Di Maio: se si continua così c’è «il rischio di fare “balconate”…»
Onorevole Cappellani, ci sarà la resa dei conti?
«Oggi saremo a questa assemblea alla Camera del gruppo parlamentare cinquestelle, in cui affronteremo la riorganizzazione territoriale. L’incontro è positivo perché il nuovo ruolo che il movimento ha come forza di governo impone un ripensamento nei rapporti tra le istanze territoriali e i “vertici”, che sarebbe poi una parola che non dovrebbe esistere nel vocabolario del movimento».
Cosa c’è che non va? Cosa non funziona?
«È necessario cercare un equilibrio tra parlamento e governo, esigenza nuova poiché è la prima volta che ci troviamo dalla parte della maggioranza. Le risposte date a questi due piani di confronto e organizzazione non sono state sufficienti, e questo è uno dei principali motivi, a mio avviso, della attuale crisi. Si è purtroppo avuto un approccio emergenziale, con un modello eccessivamente “centralizzato”, che è l’opposto della forza propulsiva sulla quale siamo nati e cresciuti: l’orizzontalità. È curioso infatti che noi stiamo ancora a parlare di “capo politico”, figura che nasce dalla legge elettorale del Pd, il Rosatellum, e che è quanto di più lontano dalla nostra cultura possa esserci, posto che un ruolo di coordinamento è necessario».
C’è un’istanza di dare più voce alla base, una necessità di tornare alle origini del movimento?
«Personalmente ciò che mi ha fatto avvicinare al movimento era la possibilità da semplice cittadino di riuscire a incidere a livello nazionale portando le proposte legate innanzitutto alla realtà in cui vivo, e l’opportunità che da realtà altrimenti considerate periferiche potessero nascere idee capaci di trovare riscontro nella concreta azione di governo: faccio l’esempio importantissimo del reddito di cittadinanza che, come avete riportato su “La Sicilia”, è stato pensato e partorito proprio a Catania grazie al meetup e al lavoro appassionato di Nunzia Catalfo».
Qual è il suo modello di movimento?
«Grazie al movimento il cittadino non era più emarginato politicamente e, sono convinto, a questo modello serve tornare. Altrimenti corriamo il rischio di fare “balconate”. Anche “Rousseau” che è uno strumento politico estremamente innovativo sul piano mondiale, e che è il cuore pulsante del movimento, è importante che venga usato nella maniera corretta per coinvolgere i cittadini nei processi decisionali sin dalla fase di indirizzo e che non deve essere invece usato in maniera strumentale».
Insomma, cosa direte all’assemblea?
«Dobbiamo tornare a dare la giusta dignità ai meetup e agli attivisti che ogni giorno portano nelle strade il movimento».
Twitter: @MarioBarresi