«Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose». Lo ha detto al Fatto Quotidiano il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
«Ho subito avvertito chi di dovere – afferma – e segnalato di averlo fatto a Giorgia Meloni. Del resto si sa, non l’ho voluto io e anzi: cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai guai che fa in giro».
«Io – precisa Sangiuliano parlando delle attività di Sgarbi, parallele al ruolo da sottosegretario – non sapevo nulla, l’ho appreso leggendo l’articolo del Fatto. Ma se fino a ieri potevo dire di non sapere ora so, e dunque scatta la mia responsabilità. E infatti metterò in essere una serie di atti che potrebbero avere delle conseguenze». Parlando di Sgarbi precisa: «Va in giro a promettere cose irrealizzabili. E io poi dopo devo andare a spiegare ai giornali che questa cosa non esiste, che non si può fare, che c’è una procedura, che bisogna rispettare le leggi, che tutto va fatto con l’Agenzia del demanio. Se faccio l’elenco delle cose che lui dice che bisogna comprare tocca spendere 1 miliardo che lo Stato non ha. Comunque ho scritto a chi di dovere». Sangiuliano chiarisce che il riferimento è all’Antritrust: «Sì, dovrà verificare una volta per tutte se quell’attività a pagamento è contraria alla legge. A me sembra di sì, e infatti appena venerdì ho appreso della questione, ho preso tutte le carte e le ho subito mandate all’Antitrust, che è l’istituzione competente. E questo lo posso dimostrare».
La vicenda è legata ad una inchiesta del Fatto Quotidiano dal titolo «Sgarbi è al governo e incassa cachet d’oro: la legge lo vieta». Nell’articolo si precisa che Sgarbi ha guadagnato «almeno 300 mila euro, solo da febbraio a oggi» per conferenze, interventi e partecipazioni televisive. I soldi – si legge ancora – «sono per il sottosegretario Sgarbi, ma vengono dati anche al suo capo segreteria e alla sua compagna, e son tutti felici». «E che fine ha fatto – si chiede il quotidiano – la legge che da vent’anni impone ai titolari di incarichi politici di dedicarsi esclusivamente alla «cura degli interessi pubblici» vietando «attività professionali in materie connesse alla carica di governo? Buon per lui, solo che dal 31 ottobre 2022 Sgarbi è pagato dai contribuenti italiani per svolgere il suo incarico di sottosegretario». Il Fatto aggiunge che, «stando ai documenti che ha visionato, attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull’arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell’ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come missioni e poi messe a rimborso del ministero». Sgarbi attraverso il suo legale Giampaolo Cicconi ha annunciato querela: «L’attività di conferenziere del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, così come la presentazione di libri, mostre e iniziative culturali di enti privati o pubblici, non è mai stata in conflitto d’interesse con i suoi compiti istituzionali, che sono quelli – è bene ribadirlo – della tutela e della conservazione dei beni culturali». Cicconi precisa che «non si capisce affatto dove stia il conflitto d’interesse tra il ruolo di sottosegretario e la presentazione di una mostra su Andy Warhol (pagata da privati), una Lectio magistralis su Caravaggio (pagata da privati), la partecipazione a una mostra di artisti contemporanei (anch’essa pagata da privati) o uno spettacolo teatrale su Michelangelo (pagato da un Comune)». «Meraviglioso è pensare – prosegue – che vi sia incompatibilità fra la funzione di sottosegretario e quella di presidente della giuria di Miss Italia. È uno scherzo? O è inopportuno per ragioni di prostata?». «Mai nessun rimborso è stato chiesto dal sottosegretario, né dai collaboratori del suo Ufficio per le iniziative di carattere ‘non istituzionalè, cosa facilmente riscontrabile dai documenti al ministero – sottolinea ancora il legale -. Ma Il Fatto Quotidiano, invece di provvedere, come impone il codice deontologico dei giornalisti, a uno scrupoloso riscontro di quello che gli è stato sottoposto da ignoti (crediamo ancora per poco) “corvi”, ha preferito amplificare quella che è una calunnia, per la quale annunciamo sin da adesso di agire in sede civile contro il direttore, l’autore dell’articolo articoli e l’editore».
L’avvocato: «nessun conflitto di interesse, tutto regolare”
(ANSA) – ROMA, 24 OTT – «L’attività di conferenziere del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, così come la presentazione di libri, mostre e iniziative culturali di enti privati o pubblici, non è mai stata in ‘conflitto d’interessè con i suoi compiti istituzionali, che sono quelli – è bene ribadirlo – della tutela e della conservazione dei beni culturali». Lo sostiene in una nota Giampaolo Cicconi, avvocato del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, replicando all’articolo del Fatto Quotidiano dal titolo «Sgarbi è al governo e incassa cachet d’oro: la legge lo vieta» e annunciando iniziative legali.
Nell’articolo si precisa che Sgarbi ha guadagnato «almeno 300 mila euro, solo da febbraio a oggi» per conferenze, interventi e partecipazioni televisive. I soldi – si legge ancora – «sono per il sottosegretario Sgarbi, ma vengono dati anche al suo capo segreteria e alla sua compagna, e son tutti felici». «E che fine ha fatto – si chiede il quotidiano – la legge che da vent’anni impone ai titolari di incarichi politici di dedicarsi esclusivamente alla «cura degli interessi pubblici» vietando “attività professionali in materie connesse alla carica di governo”? Buon per lui, solo che dal 31 ottobre 2022 Sgarbi è pagato dai contribuenti italiani per svolgere il suo incarico di sottosegretario». Il Fatto aggiunge che, «stando ai documenti che ha visionato, attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull’arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell’ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come ‘missionì e poi messe a rimborso del ministero».
Cicconi precisa che «non si capisce affatto dove stia il conflitto d’interesse tra il ruolo di sottosegretario e la presentazione di una mostra su Andy Warhol (pagata da privati), una Lectio magistralis su Caravaggio (pagata da privati), la partecipazione a una mostra di artisti contemporanei (anch’essa pagata da privati) o uno spettacolo teatrale su Michelangelo (pagato da un Comune)». «Meraviglioso è pensare – prosegue – che vi sia incompatibilità fra la funzione di sottosegretario e quella di presidente della giuria di Miss Italia. È uno scherzo? O è inopportuno per ragioni di prostata?».
«Mai nessun rimborso è stato chiesto dal sottosegretario, né dai collaboratori del suo Ufficio per le iniziative di carattere ‘non istituzionalè, cosa facilmente riscontrabile dai documenti al ministero – sottolinea ancora il legale -. Ma Il Fatto Quotidiano, invece di provvedere, come impone il codice deontologico dei giornalisti, a uno scrupoloso riscontro di quello che gli è stato sottoposto da ignoti (crediamo ancora per poco) ‘corvì, ha preferito amplificare quella che è una calunnia, per la quale annunciamo sin da adesso di agire in sede civile contro il direttore, l’autore dell’articolo articoli e l’editore». (ANSA).