Politica
Salvini e gli Autonomisti, ecco il patto «per governare la Sicilia»
CATANIA – I fiori d’arancio, alla fine, sono per Matteo Salvini e gli Autonomisti, raggianti, mentre si ricongiungono all’altare. Scene da un (secondo) matrimonio d’interesse, 14 anni dopo quello fra Umberto Bossi e Raffaele Lombardo. La Lega ha firmato con il Movimento per la nuova autonomia un patto federativo, «leale e collaborativo, basato su precisi progetti, idee chiare e programmi possibili», nell’idea del leader del Carroccio. Che con gli autonomisti sigla un patto di ferro in Sicilia, lo stesso proposto a Nello Musumeci, che non ha mai accettato.
«Tempo scaduto», ci aveva detto qualche giorno fa, riferendosi a DiventeràBellissima, Stefano Candiani, segretario regionale della Lega, fra i presenti alla firma del patto. A Palazzo Madama, nell’ufficio di Salvini, ci sono anche i due protagonisti siciliani della trattativa: il deputato nazionale Nino Minardo e il vicepresidente dell’Ars Roberto Di Mauro. Sono stati loro, negli ultimi mesi, a tessere la tela di un’alleanza che rischiava di saltare in aria. All’appello del partito di Salvini aveva risposto con interesse l’Mpa, sempre sul nostro giornale.
Poi, però, c’era stato l’incidente diplomatico di Agrigento, dove la Lega al primo turno non appoggiò Franco Miccichè, candidato sindaco (poi eletto al ballottaggio con tutta la coalizione compatta) vicinissimo proprio a Di Mauro. C’è voluta tutta la diplomazia di Minardo, già “cioccolataio magico” della creazione del gruppo all’Ars, per ricucire lo strappo. E Lombardo? Con chi l’ha sentito, s’è definito «distaccato», in sostanza «né convinto né coinvolto» dall’ultimo colpo di scena della politica siciliana. L’ex governatore (che ha appena incassato l’annullamento in Cassazione della condanna sua e del figlio Toti per reati elettorali e si prepara al verdetto, nei primi mesi del 2021, del processo per concorso esterno in associazione mafiosa) si dice, come sempre, fuori dall’agone. «Resto un cattolico impegnato in politica, l’unico leader che riconosco è il Papa, che predica accoglienza e solidarietà fra i popoli», la facezia ribadita a La Sicilia. dallo storico leader autonomista, che nel 2006 siglò l’accordo federativo con la Lega di Umberto Bossi.
Il patto Lega-Mpa si fonda su un programma, che «richiede un salto di qualità dell’azione politica» basato su «pochi ma concreti» punti. Il primo riguarda le infrastrutture, con il Ponte in primo piano accanto ad alta velocità ferroviaria e completamento dell’anello autostradale. Al secondo posto c’è la fiscalità di vantaggio, un must lombardiano, per le imprese che investano nell’Isola, mentre sul podio trova posto la «lotta senza quartiere» alla mafia, con leggi ad hoc e anche con la «selezione di quadri dirigenti di indiscusso valore morale». E poi: sviluppo dell’agroalimentare con tutela dal dumping; turismo con «più autonomia da Roma», ma anche un decentramento dalla Regione e «più poteri e risorse agli enti locali»; la semplificazione della burocrazia, la digitalizzazione e lo sviluppo tecnologico; infine, quasi una citazione a un’idea “padana” dell’Isola, lo «stop all’assistenzialismo, piaga e vulnus per la Sicilia del domani».
I buoni propositi s’incrociano con un rapporto politico non inedito. «Per noi l’accordo con la Lega – ricorda Di Mauro – è un approdo naturale. E gli obiettivi, dal Ponte e dalla perequazione infrastrutturale alla fiscalità di vantaggio, sono gli stessi di quasi 15 anni fa, nel solco della tradizione di un movimento autonomista, sempre forte sul territorio, che si federa con il primo partito del centrodestra». E se per i lombardiani non è proprio una prima notte di nozze, fra i salviniani c’è la consapevolezza di una svolta decisiva nella linea politica in Sicilia. Minardo, raggiante per la realizzazione di un’iniziativa molto sua, parla di «un primo importantissimo passo verso successivi accordi con movimenti provinciali e comunali, nel solco di un partito che fa dell’autonomia un cavallo di battaglia». E si arriva al chiodo fisso del deputato modicano: una Lega «aperta sul territorio e ai moderati».
L’accordo Lega-Autonomisti avrà delle ricadute sugli equilibri, non proprio granitici, del centrodestra alla Regione. Minardo precisa che «i due gruppi all’Ars resteranno distinti, pur nell’ottica di una stretta collaborazione», ma è chiaro che insieme peseranno di più nella moral suasion sul governo di Nello Musumeci, oltre che sulla corsa al mandato-bis nel 2022. Non a caso le due forze federate ricordano, adesso in coro, che «negli accordi fra i leader del centrodestra la scelta del candidato in Sicilia spetta a Salvini».
L’altro aspetto, non secondario, è il rapporto fra Mpa e Forza Italia. Mentre si combatteva il derby fra Giuseppe Milazzo e Saverio Romano, alle ultime Europee Lombardo s’impegnava per Silvio Berlusconi. Un feeling, personale e politico, alimentato da qualche recente visita di cortesia ad Arcore. Tutto finito? Di Mauro rassicura che «il nostro rapporto con Forza Italia continua più forte di prima: l’alleanza storica col partito e la sintonia con Gianfranco Miccichè non sono scalfiti da questo patto federativo in cui però crediamo molto». Il vicepresidente dell’Ars ammette: «Ora aiuteremo i leghisti nella strutturazione del partito in Sicilia, con un rapporto forte in ogni territorio». Minardo, ideologo e fautore siciliano di una “Lega terrona” a trazione moderata, gongola. E Salvini, in fondo, pure. «Governeremo la Sicilia», ripete ai suoi. Una minacciosissima promessa, per molti. Compreso qualche ex fidanzato non invitato al banchetto nuziale.
Twitter: @MarioBarresi
COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA