Rosario chiama Rosario, l’idea di Crocetta: «Voglio Fiorello ambasciatore della Sicilia»

Di Mario Barresi / 20 Dicembre 2015

CATANIA – L’ha rifatto. Di nuovo. Ieri mattina Rosario Crocetta s’è immerso nelle chiare, fresche e dolci acque di Castel di Tusa. «Eh, sì. Mi sono fatto la mia nuotatina. Stavolta avevo la copia de “La Sicilia” – ammicca al cronista – ma Giuseppe (Comandatore, il suo assistente) s’è distratto e non mi ha scattato la foto». Non è una risposta-bis a Roberto Vecchioni: «Non voglio nemmeno incontrarlo». Perché il governatore ha in testa un «ambasciatore della Sicilia nel mondo»: un altro Rosario. Fiorello, «attivo, intelligente, in gran forma». E «istituzionale», soprattutto. È lui l’idea anti-Vecchioni del presidente della Regione, che arriva a Catania per gli auguri del suo Megafono. Portando in dono, oltre a due ore di ritardo, una buona notizia: «L’assessore Lo Bello ha mandato oggi (ieri per chi legge, ndr) alla Corte dei conti il decreto che sblocca i 5 milioni per la Nuova Cesame».
 
 
Presidente Crocetta, possiamo non parlare di bilancio?
«Ma sì, basta con la telenovela sul bilancio. Non se ne può più, perché io i conti li ho sistemati. Ho trovato un buco di 3 miliardi, ho tagliato gli sprechi senza fare macelleria sociale, il Pil è cresce dello 0,4%, ci hanno dato 900 milioni e poi altri 500… ».
 
 
Visto che ne stiamo comunque parlando: come spera di convincere il governo sui 500 milioni che mancano?
«Intanto noi partecipiamo con una serie di tagli agli sprechi e chiudiamo per sempre l’era dei bilanci fittizi. Poi si deve rivedere la compartecipazione alle spese sanitarie: da noi il 49%, nelle altre Regioni il 41%. Infine, il gettito dei dipendenti statali siciliani con la sede fiscale a Latina. Ma bisogna rivedere l’accordo sull’applicazione dello Statuto, che dal 1946 che non si rifà, individuando gli errori e ripristinando le vere entrate».
 
 
E poi magari cominciare a spendere bene le risorse europee.
«Entro il 31 dicembre noi stiamo spendendo tutto, nonostante le difficoltà finanziarie per il cofinanziamento. Certo, abbiamo dovuto bloccare anche spese secondarie rispetto a questo obiettivo. Però i siciliani capiranno, non potevamo fare ritornare i soldi a Bruxelles e penalizzare la Sicilia».
 
 
C’è il rischio di perdere comunque dei fondi 2007/13?
«È relativamente basso: 200 milioni, che in gran parte dipendono dalla rendicontazione dei Comuni. Speriamo che ce la facciano, li stiamo aiutando».
 
 
Intanto la Camera, nella legge di stabilità, ha detto sì alla proroga per i precari degli enti locali siciliani.
«Sì: è una bellissima notizia. E nella nostra finanziaria metteremo un incentivo per 10 anni ai Comuni che assumono. Non credo che abbiamo più scuse per non stabilizzare i precari».

Si può ricostruire il rapporto con Renzi, che con lei non ha mai avuto feeling? Magari ha un’idea macchiettistica di Crocetta.
«A Renzi avevano raccontato delle fesserie. Quando io gli ho spiegato i tagli e le riforme, lui ha cominciato a capire. E infatti le aperture degli ultimi tempi sono il frutto di un cambiamento di idea su di me e sulla Sicilia».
 
 
Ma non è stato sempre così…
«Certo, negli anni non è che mi hanno fatto lavorare in pace. Attacchi sin dal primo giorno, tre mozioni di sfiducia, tutte immotivate. Non come quest’ultima alla Boschi, che aveva una sua ratio, anche se lei è stata brava a smontarla».
 
 
E allora il 2016 sarà l’anno del disgelo fra Renzi e Crocetta?
«Il disgelo c’è stato. Io col governo nazionale parlo direttamente. E mercoledì 23 firmerò con Renzi il patto per lo sviluppo della Sicilia che prevede interventi, soprattutto contro il dissesto idrogeologico ma anche sulle opere pubbliche. Due miliardi in due anni: fanno circa 2,5 punti di Pil, voglio dire… ».
 
 
Anche con Faraone il rapporto è migliorato. C’è un retroscena che parla addirittura di una cena fiorentina post-Leopolda in cui vi sareste abbracciati al grido di «bacio, bacio, bacio… ».
«Ho fatto una ricomposizione complessiva con tutto il Pd e il centrosinistra. È stata molto faticosa, il segretario Raciti ha fatto un gran lavoro. Erano rimasti alcuni punti critici connessi all’area renziana di Faraone e anche lì abbiamo chiarito, ricomposto. E soprattutto c’è una volontà del Pd nazionale di aiutare la Sicilia e di non andare al disastro di elezioni anticipate».
 
 
Se ha fatto pace persino con Faraone, le resta soltanto Vecchioni. Lo inviterebbe in Sicilia?
«Sinceramente no. Non lo sento questo bisogno. Ridurre il giudizio sulla nostra isola a quella parola irriferibile, perché è rimasto impelagato nel traffico di Palermo, mi sembra una cosa che non ha bisogno di commenti né di inviti per chiarire. Anche al Cairo o a Casablanca, città meravigliose, c’è il traffico».
 
 
Però Vecchioni non si riferiva soltanto al traffico. E in molti, anche in Sicilia, gli hanno dato ragione.
«Anche Goethe, quando venne in Sicilia, avrà notato qualcosa che non andava, anche allora, nelle strade di Palermo. Ma alla fine rimangono le testimonianze dei grandi scrittori, degli intellettuali che hanno amato e che amano la Sicilia».
 
 
A proposito: c’è un intellettuale che potrebbe rappresentare la sua Sicilia di oggi?
«Un’idea ce l’ho. Sono stato due volte a vedere Fiorello a Palermo, l’ultima dopo che aveva avuto un incidente gravissimo in cui per due giorni non si capiva se rischiasse la vita. È stato bellissimo. Incarna la bellezza e la freschezza dei siciliani. Tra l’altro Fiorello è in gran forma: ben curato, coi suoi 55 anni. Attivo, intelligente. E anche istituzionale: parla del suo testamento affermando “non dica Salvini che gli dispiace la mia morte, perché le persone si rispettano in vita e lui non rispetta i siciliani”. E conclude cantando Fratelli d’Italia».
 
 
A Messina e Gela lo hanno invocato pure per l’acqua, Fiorello.
«Per me dovrebbe essere nominato Cavaliere benemerito della Sicilia. Lo voglio chiamare come ambasciatore della nostra isola nel mondo. Certo, ci sono altri personaggi: penso a Camilleri o Baudo o Battiato. Anche la Maraini ha scritto un fondo bellissimo contro Vecchioni».  
 
 
Ma Fiorello è di un altro livello…
«Non c’è paragone con Vecchioni! Siamo un popolo di persone intelligenti e bellissime. E Fiorello ci rappresenta al meglio».

 
 
Fiorello ci rappresenta più di Cuffaro?
«Questo tentativo di fare il partito degli ex detenuti non è che mi piaccia tanto. E non piace ai siciliani, che non si metteranno il prosciutto negli occhi votando gli esponenti del vecchio sistema di potere. Indietro non si torna. E io sarò lì a impedirlo».
 
 
In altri termini: vuole ricandidarsi anche nel 2017?
«Io non posso non pensare che la partita è tutta aperta e che io sarò in campo con lo stesso spirito da combattente che ho sempre avuto. Io, nel 2017, ci sarò. Così come nel 2016, se non mi succede qualcosa di brutto (risatina scaramantica, ndr). I cittadini alle elezioni contronteranno due fotografie».
 
 
Oddio, quelle del presidente in costume?
«Ma no… Quella di come ho trovato la Sicilia con quella di come l’avrò cambiata».
 
 
La cosiddetta rivoluzione di Crocetta, nevvero…
«Io la rivoluzione l’ho fatta e la sto facendo. Perché quando lascerò Palazzo d’Orléans potrò scrivere, come fa il Cervantes, che torno a casa nudo come sono arrivato e dunque ho governato come un angelo. Non è cosa da poco, un presidente che non s’è arricchito. E possiede esattamente ciò che aveva prima di essere eletto.
Cioè: niente».
 
twitter: @MarioBarresi

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: rosario crocetta