Il “Pnrr” è un capitolo scritto, entro agosto sarà rimodulato d’intesa con l’Ue e le Regioni, ma per la Sicilia dovrebbe cambiare poco. Del resto le infrastrutture di competenza di Rfi, Anas, Autorità portuali e Zes sono avviate o in gara. Sul fronte del lavoro, il programma Gol, finanziato con 94 milioni del “Pnrr”, già vede 107.941 soggetti (sul totale di un milione nel Paese) presi in carico, di cui 39.283 nei soli primi quattro mesi di quest’anno. E si corre sui percorsi: 38.798 sono in inserimento lavorativo, 26.308 in aggiornamento delle competenze, 36.737 in riqualificazione e 6.098 in lavoro e inclusione. Il Superbonus, finanziato dal “Pnrr”, ha finora attivato investimenti per oltre 5 miliardi. A tardare sono le misure di competenza dei Comuni e quelle per l’agricoltura e l’agrivoltaico. Ma più di così non si può sperare da un Piano d’emergenza che deve concludersi nel 2026, quando ancora dei fondi Ue 2014-2020 la Sicilia deve spendere il 40% entro quest’anno.
La vera partita per lo sviluppo dell’Isola si gioca, invece, sui fondi Fsc e su quelli della programmazione Ue 2021-2027. Programmi che il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, intende coordinare con gli interventi del “Pnrr” già messi a terra, affinché ci sia una continuità nella spesa che dissemini nel tempo effetti positivi sul territorio. Così, avendo impostato la trattativa con Bruxelles, ora Fitto sposta il tavolo alla Conferenza Stato-Regioni. Si comincerà la prossima settimana con il confronto sulla delega fiscale, nel quale la Regione vorrà ottenere dallo Stato le promesse risorse per l’insularità previste in Costituzione e, nelle intenzioni del governatore Renato Schifani, anche risorse per rimettere in piedi la macchina amministrativa regionale e degli enti locali, per coprire gli 800 milioni del Fsc inseriti in Finanziaria e impugnati, ma anche compensazioni alla norma Calderoli sull’autonomia differenziata.
Nella successiva riunione della Conferenza Stato-Regioni del 18 maggio, Fitto affronterà il tema dei fondi Fsc, Psc e Poc di competenza nazionale non ancora assegnati da Roma.
Nel corso di un pranzo ieri a Palermo con Fitto, presenti il capo di gabinetto Salvatore Sammartano e il dirigente generale della Programmazione, Vincenzo Falgares, Schifani ha presentato in proposito le priorità della Sicilia. Fitto ha condiviso l’impostazione, assicurando non solo il necessario impegno a coordinare gli interventi, ma anche che tutti i programmi di spesa saranno avviati entro giugno.
Certo, coordinare il tutto non sarà facile, visto che il “Pnrr” scade nel 2026, il Fsc nel 2029 e i fondi strutturali Ue nel 2030. E che ancora questo coordinamento non è previsto neanche a livello di regolamenti Ue. Ma l’Italia su questo si sta spendendo molto con la Commissione.
Fitto, intervenendo a un evento della Cna Sicilia, non ha nascosto quanto sia complesso rimettere ordine in una programmazione messa a punto in emergenza dal governo Draghi e che oggi fa i conti con una situazione totalmente diversa, con misure “in difetto” per qualità e quantità di spesa e con un ritardo nell’utilizzo della precedente programmazione 2014-2020, che valeva «126 miliardi – ha ricordato Fitto – le cui percentuali di spesa della quota Ue e nazionale sono poco incoraggianti e ora dobbiamo anche spendere più del doppio di quella cifra sui nuovi programmi».
Dunque, ha spiegato il ministro, anzitutto «il governo sta procedendo a una fase di attenta valutazione dei singoli interventi. Stiamo lavorando per poter avere questo monitoraggio chiaro e, d’intesa con la Commissione Ue, proporremo soluzioni di modifica del “Pnrr” per avere la possibilità di individuare interventi che, da una parte, adeguino il piano ai nuovi scenari, come la questione energetica e l’inflazione, e, dall’altro lato, capire quali interventi siano completamente realizzabili entro giugno del 2026». Inoltre, ha aggiunto Fitto, «ho concordato con il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Massimiliano Fredriga, un confronto per i prossimi giorni perché il governo vuole avere un quadro delle diverse risorse in campo, mettendo insieme il “Pnrr”, la nuova programmazione comunitaria e il Fsc per avere una visione unica anche rispetto alle differenti date di scadenza dei piani». «Penso – è l’ammissione del ministro – che sia necessario modificare un sistema che non ha funzionato in questi anni, basta vedere le percentuali di spesa. Non lo diciamo noi, ma lo dice la Commissione europea, per individuare modalità di semplificazione e accelerazione per dare delle risposte molto più efficaci e al tempo stesso evitare la parcellizzazione in migliaia di interventi che non producono risultati».
Nel successivo incontro in Confindustria Sicilia, il presidente Alessandro Albanese ha chiesto a Fitto che «la decontribuzione Sud, vera grande infrastruttura per le imprese del Mezzogiorno, diventi strutturale, almeno fino al 2030». L’incentivo che abbatte il costo del lavoro per le imprese del Sud, istituito dall’allora ministro Peppe Provenzano e potenziato da Mara Carfagna, è pensato fino al 2029, ma è sottoposto periodicamente a proroga e autorizzazione dall’Ue nell’ambito delle norme sugli aiuti di Stato.