Politica
Riparte in tv la battaglia sui vitalizi dell’Ars. Di Maio: «In Sicilia procederemo per legge»
Riparte la battaglia tra il governo centrale e l’Assemblea regionale siciliana per il taglio dei vitalizi. A riaccendere lo scontro le parole pronunciate ieri dal capo politico del M5s e ministro degli Esteri Luigi di Maio a Non è l’arena, il programma di La7 condotto da Massimo Giletti che ieri ha dedicato gran parte della puntata al caso Sicilia e all’intervista che Gianfranco Miccichè ha rilasciato al nostro giornale in cui accusa il conduttore di influenzare il dibattito politico nell’Isola su sprechi e privilegi della casta politica.
«C’è una legge che dice che o le regioni tagliano i vitalizi o noi tagliamo i soldi per pagare i parlamentari. Sono rimaste la Sicilia e il Trentino Alto Adige e su queste procederemo come da legge. Le altre regioni hanno fatto il loro dovere» ha detto Luigi Di Maio.
Senza i tagli la Regione perderebbe circa 70 milioni di trasferimenti dello Stato come prevede la legge di bilancio, ma Micciché si sempre detto contrario a questa legge sul taglio dei privilegi. «Il tutto nel silenzio di Musumeci – disse all’inizio dell’estate il leader siciliano dei 5s Giancarlo Cancelleri – che non dice una sillaba sul fatto che, per non tagliare 5 milioni a qualche decina di ex deputati la Sicilia, ne perderà 70 per il mancato taglio dei vitalizi».
Nel frattempo l’Ars ha varato la legge sul taglio delle pensioni d’oro ai burocrati della Regione, ma su vitalizi va avanti adagio tanto da far scadere quelli che erano i termini previsti per l’adeguamento delle Regioni. E Cancelleri ha accusato il presidente Micciché di «usare lo strumento statutario per difendersi dalle leggi romane, come nel caso dei vitalizi»
Ogni mese l’Assemblea siciliana stacca “assegni” per i vitalizi di oltre un milione di euro. In totale sono 158 gli ex deputati che percepiscono il vitalizio diretto, 123 sono gli assegni di reversibilità.
«Non sono disponibile a tagliare i vitalizi dei deputati regionali come ha fatto Fico alla Camera – argomentò Miccichè nel marzo scorso – Sono invece disponibile a studiare un diverso sistema di tagli, tenendo conto delle tante persone perbene che hanno dato il meglio di se stessi a questa Regione”. Perché, spiegò il presidente dell’Ars, «a loro sarebbero andati, con il metodo Fico, 600 euro». E «non posso consentire – rincara – il massacro sociale di persone che hanno solo la colpa di avere servito questa terra. Peraltro si farebbe un regalo ai ladri che proprio perché rubano non hanno bisogno di vitalizi».
Anche per parlare di questo, ma soprattutto per chiedere conto della frase «in Sicilia comanda Giletti» contenuta nell’intervista concessa al nostro inviato Mario Barresi, il conduttore di Non è l’arena aveva mandato a Palermo una inviata della redazione per fare delle domande a Micciché, il quale ha tentato in tutti i modi di evitare la giornalista di La7 perché non voleva concedere altre interviste a Giletti e additando di «violenza» i metodi usati dai cronisti dell’emittente televisiva.
Anche per rispondere a queste accuse, Giletti ha mandato in onda un servizio dal quale si evince che anche l’entourage di Micciché non ha utilizzato metodi tanto gentili per evitare l’intervista rubando persino le chiavi dell’auto a noleggio presa dalla giornalista di La7.
Insomma, mentre si riaccende la battaglia per i vitalizi, si riapre anche lo scontro tra Miccichè e Giletti che tanti servizi ha dedicato alla Sicilia e che ieri, dopo aver sottolineato che il presidente dell’Ars da anni occupa i palazzi del potere regionali, ha concluso: «La colpa forse è di chi ha gestito in modo pessimo la Sicilia, quest’Isola bellissima».
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