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Riina e Provenzano risultano incensurati

Riina e Provenzano risultano incensurati ma la Camera adesso corre ai ripari

Corretti gli effetti di un decreto del Capo dello Stato del 2002

Di Michele Esposito |

ROMA – Riina e Provenzano incensurati. Non è una boutade ma l’effetto di un decreto del Presidente della Repubblica del 2002 secondo il quale agli ultra-ottuagenari e a chi è deceduto viene cancellata l’iscrizione nel casellario giudiziario. Un’eccezione che, oggi, con il via libera ad un emendamento M5S la Camera ha eliminato nell’ambito di quella riforma del processo penale sul quale mercoledì è previsto il voto finale e che martedì, con il voto sulla delega sulle intercettazioni, avrà il suo momento più “caldo”. Per ora i lavori parlamentari viaggiano senza clamorosi strappi. E a testimonianza di ciò arriva l’ok all’emendamento M5S, che tocca anche gli ex parlamentari condannati – tra i quali Silvio Berlusconi che li compirà l’anno prossimo – vicini agli 80 anni.     Il tema, infatti, era emerso già nel luglio scorso quando, nell’ambito del taglio ai vitalizi degli ex parlamentari condannati in via definitiva, erano stati disposti ulteriori accertamenti per chi, ultraottantenne, non risulta più nel casellario. L’ok arriva tra le proteste di Sel, che con Daniele Farina ha invitato l’Aula a considerare anche chi ha compiuto reati di lieve entità e ha diritto ad ottenere la cancellazione della “macchia” una volta compiuto gli “ottanta”.     L’emendamento, tuttavia, è passato in una giornata dove sono arrivati diversi ok alla riforma del processo penale. Tra le modifiche approvate, la soppressione del potere del gip/gup di esercitare la supplenza dei poteri-doveri di indagine del pm o l’inammissibilità dell’impugnazione, in presenza di specifici vizi formali, affidata al giudice a quo.     Sostanziali anche gli interventi sui ricorsi in Cassazione: tra gli altri la previsione che in caso di “doppia conforme” di assoluzione il ricorso per Cassazione possa essere proposto solo per violazione di legge mentre si introduce una stretta sui ricorsi in Cassazione dopo il patteggiamento.     E la Camera, oggi, ha detto sì anche ai termini a disposizione per il pm per esercitare l’azione penale o chiedere l’archiviazione. Tetto che, nei casi di mafia o terrorismo sale a un anno e che aveva visto le toghe molto critiche. Ma il Pd, con la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, sottolinea «come la norma non può in alcun modo ostacolare le indagini, ma va piuttosto nella direzione di una ragionevole durata del processo e può contribuire ad evitare la tagliola della prescrizione».     Eppure, i dubbi dell’Anm, espressi oggi dal segretario Maurizio Carbone, restano, toccando diversi punti del ddl, da quello delle intercettazioni all’inclusione nella relazione annuale al Parlamento dei dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, con specifica delle ragioni di riconoscimento e dell’entità delle riparazioni. Una novità, questa, fortemente voluta da Ap e approvata in Aula con soli tre voti contrari.     Difficile, invece, che simile consenso avrà anche la delega sulle intercettazioni. Punto sul quale, tuttavia, il Pd non prevede, al di là dell’emendamento Verini, modifiche rilevanti anche perché, si sottolinea, il diritto di cronaca viene salvaguardato e si dà al governo una delega che, per le conversazioni fraudolentemente intercettate, prevede un reato minimo, che non supera i 4 anni.

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