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Regione siciliana, i conti ballerini e quella mail di Baccei «occultata» nel 2016

Di Mario Barresi |

CATANIA – «Nella precedente legislatura si sono costituite, per circostanze che si preferisce ritenere effetto di una concatenazione di eventi casuali o quantomeno improvvidi, le precondizioni per il default della Regione siciliana nel 2018-19». L’atto d’accusa, non inedito, è nella relazione di Gaetano Armao alla Corte dei conti.

L’attuale assessore regionale all’Economia ricostruisce una sorta di filiera delle responsabilità sul disavanzo. Risalendo al 2015. Il 15 settembre, con la legge di assestamento di bilancio, l’Ars quantifica, «per effetto del riaccertamento straordinario dei residui», il disavanzo in 6,9 miliardi, al netto di 1,8 milioni di esercizio finanziario 2014, da ripianare in 30 anni. Lo stesso anno, il 31 dicembre, con la legge di variazione di bilancio («approvata il penultimo e promulgata l’ultimo giorno dell’esercizio finanziario, poi addirittura pubblicata nel 2016, un unicum nella contabilità pubblica, privo di formali contestazioni anche da parte dei competenti uffici», scrive l’assessore), passa però un conteggio diverso. Il disavanzo (così come l’importo della rata annuale) si determina «in riduzione» e cioè 3,1 miliardi. E una parte delle risorse sottratte al ripianamento «è stata poi inopinatamente utilizzata a copertura del disavanzo del 2017».

Ma non è tutto. Perché Armao ricostruisce un carteggio fra Mef e Regione. Un primo richiamo di Roma (il disavanzo all’1 gennaio «non poteva essere modificato») al quale la Ragioneria siciliana «deduceva sommariamente». Ma la Ragioneria generale dello Stato, il 10 marzo 2016, ribadiva le proprie ragioni, minacciando un’impugnativa a meno che il governo regionale si impegnasse a «ad una variazione di bilancio diretta a rideterminare il recupero del disavanzo», «per un importo almeno pari alla differenza tra i residui attivi reimputati e quelli passivi reimputati a ciascun esercizio». E così è. Almeno nella relazione consegnata alla Corte dei conti. «Con e-mail di pari data l’Assessore regionale pro-tempore all’Economia – ma non risulta agli atti alcuna nota del Presidente della Regione del tempo – riferiva l’impegno della Regione a proporre all’esame dell’Ars apposita disposizione normativa per adeguarsi ai rilievi formulati, nel rispetto della salvaguardia degli equilibri di bilancio della Regione», ricostruisce Armao. Non citando per nome né Alessandro Baccei, né Rosario Crocetta.

Ma l’assessore arriva a una conclusione pesante: «Come confermato dalla Ragioneria generale della Regione, a seguito del loro rinvenimento, non risulta agli atti che sia stata dato seguito alcuno all’impegno assunto, né che gli organi dello Stato abbiano svolto intervento sino alla parifica del Rendiconto del 2017 da parte della Corte dei conti». E tutto questo, per Armao, è grave: «Ci troviamo di fronte ad un’interlocuzione tra Regione e Stato (Mef) non solo di assoluto rilievo, ma rimasta sostanzialmente occulta sino al rinvenimento (gli uffici della Ragioneria ne hanno rilevato il contenuto nel settembre 2019)».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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