Era assessore in pectore da talmente tanto tempo da sospettare di non diventarlo più davvero. E invece ieri, dopo le avvisaglie della giunta notturna (che martedì aveva nominato un altro papabile, Sergio Alessandro, come dirigente generale), c’è stata la fumata bianca.
Sebastiano Tusa, finalmente.
È ufficiale la nomina del nuovo assessore regionale ai Beni culturali. Nello Musumeci, dopo averci pensato fino quasi a ripensarci, esterna soddisfazione: «Sono certo di aver fatto un’ottima scelta nel chiamare al governo un tecnico di indubbie qualità. Tusa, che conosco e stimo da anni, saprà essere un assessore all’altezza del difficile compito che lo attende».
Una scelta annunciata, ma non scontata. «Forse l’uscita di Sgarbi mi ha creato qualche problema», diceva Tusa fino a qualche giorno fa. Prima di lasciarsi andare, a Gela, in un quasi-programma da assessore, all’insegna delle «sinergie tra pubblico e privato, tra istituzioni e realtà sia locali che internazionali, con gruppi grandi e piccoli». Con tre priorità in prospettiva: «I concorsi che non si fanno da 20 anni e la riqualificazione del personale interno sono due azioni necessarie. E poi va attuata la legge 10 sui parchi archeologici. L’autonomia amministrativa funziona».
Tusa nel 2004 creò (e poi diresse) la prima Soprintendenza del Mare d’Italia. In quell’occasione si consolidò l’asse con l’allora assessore Fabio Granata. Che infatti, ancor prima della firma ufficiale, non riesce a trattenere la gioia: «Con Sebastiano torna al governo dei beni culturali siciliani una visione che ha reso possibile importanti traguardi legislativi e politici». Tusa, anche grazie al rapporto con Granata, fu uno degli speaker alla primissima kermesse catanese di #DiventeràBellissima. «Quando alla Vecchia Dogana eravamo quattro amici sognatori e nel centrodestra ci prendevano in giro», rivendicano oggi i musumeciani. Da lì in poi l’archeologo del mare ha sempre curato il rapporto col futuro governatore. Mantenendo comunque un cordiale e costante contatto con Gianfranco Miccichè, commissario regionale di Forza Italia, che – pur preferendo la nomina di Alessandro (comunque promosso a dirigente generale del Dipartimento) ad assessore, alla fine ha dato il via libera a Tusa. Anche perché rimettere in discussione un posto in quota forzistra alimentava gli appetiti della fronda azzurra. E così s’è chiuso il cerchio. Accontentando tutti. O quasi.
E Vittorio Sgarbi? L’assessore uscente riceve, seppur a denti stretti, l’onore delle armi da un presidente che non l’ha mai amato: «Voglio ringraziare il professore Sgarbi per l’attività svolta, seppure in così breve tempo, alla guida dell’assessorato dei Beni culturali». Ma quel geniaccio di Vittorio, appena uscito dalla porta, era già rientrato dalla finestra: «Sarò consulente del mio successore». Dicendosi «ben lieto di poter dare il mio contributo con maggiore libertà di azione ma senza alcun vincolo politico». L’annuncio arriva un nanosecondo dopo che le agenzie hanno battuto la notizia della nomina. «Tusa è perfetto, è un mio vecchio amico. Ho lavorato con lui da sindaco di Salemi», il commento. Adesso arriva il posto da battitore libero: «Consulente per le grandi mostre e per il progetto di ricostruzione del Tempio G di Selinunte». In programma il primo incontro: «Faremo una lettura con Chiambretti, Barbareschi e Massimo Manfredi sulla nuova illuminazione del Satiro danzante».
Tutt’altro che danzante di gioia il governatore. Ma Musumeci ingoia il rospo: «Gli ho chiesto, d’accordo col neo assessore Tusa, di continuare a seguire le prestigiose iniziative espositive già programmate e potrà farlo da consulente», rivendica in una nota ufficiale. Il fastidio resta silenzioso.
Chi non si rassegna allo scenario dell’ingombrante fantasma di Sgarbi che aleggerà nel futuro lavoro del successore è il Movimento 5 Stelle: l’assessore uscente subito rientrante col ruolo di consulente è «una presa in giro per i siciliani». Così i deputati grillini della commissione Cultura dell’Ars: «Se il buongiorno si vede dal mattino, non potremo aspettarci nulla di buono. Speriamo che questo sia il primo ed ultimo passo falso di Tusa».
E Sgarbi, dopo aver litigato con Legambiente, replica: «Pur di polemizzare con me i grillini si sono appassionati ai beni culturali, quanto di più distante possa esserci dalle loro magre vite di disoccupati, senza arte né parte, beneficiari dell’unico reddito di cittadinanza fino a oggi applicato in Italia: la loro indennità di carica».
Per Tusa è già ora di tirare fuori la maschera subacquea. L’apnea è appena cominciata.