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il retroscena

Regione, sarà solo un “rimpastino”: Schifani pensa a Graffeo per l’Economia

L'ex presidente della Corte dei conti super tecnico in giunta? Sammartano alternativa interna. Salute, donne cercansi (ma forse resta Volo). In FdI cambio Pagana-Savarino. Il piano B di Sammartino

Di Mario Barresi |

Dicono che, alla fine, sarà poco più di un rimpastino. Dice così soprattutto chi vuole proteggere Renato Schifani da quello che a Palermo definiscono «l’effetto muratori a casa». Ovvero: li fai entrare per piccoli lavoretti necessari e poi, mentre che ci sono, decidi di cambiare quell’impianto, di sostituire gli infissi, di abbattere quell’altra parete. Quando capisci che la cosa ti è sfuggita di mano è troppo tardi: la manutenzione-lampo è già diventata un cantiere senza fine. E, soprattutto, senza avere la più vaga idea dei costi. Non a caso, infatti, le eminenze grigie del Riporto Magico stanno mettendo in guardia il governatore sul «prezzo politico» di un maxi-rimpasto: più cambi vorrà fare in giunta e più rischia di restare invischiato nelle faide della maggioranza. Sì, magari in cuor suo gli assessori da rottamare, al netto del neo-eurodeputato Marco Falcone da sostituire, sono anche più dei tre (Roberto Di Mauro, Elena Pagana e Mimmo Turano) bisbigliati fra le righe di un’intervista al Giornale di Sicilia. «Se fosse per lui, ne toglierebbe la metà», assicurano da Palazzo d’Orléans. Dove c’è chi è convinto che un’eventuale black list del presidente aprirebbe «un taglio pericoloso», una resa dei conti tra (e dentro) i partiti del centrodestra.Dicono, allora, che Schifani potrebbe limitarsi a un paio di ritocchini. Lo dice chi guarda alle caselle del suo partito, Forza Italia, sapendo che «deciderà personalmente con nomi di alto profilo». A partire da un punto fermo: Edy Tamajo.

Perché Tamajo resta al suo posto

Dicono, a proposito, che il nobile passo indietro di “Mr. Preferenze” fosse già sicuro al momento della candidatura, «perché Edy odia prendere l’aereo». Chi lo dice, oltre a provocare la smentita dall’entourage assessoriale, ci sblocca un ricordo, accendendo la suggestione dei big della politica siciliana (da Peppino Alessi, che ostentava orgogliosamente di non voler andare nella capitale «perché la distanza che c’è fra Palermo e Roma è la stessa che c’è fra Roma e Palermo», a Lino Leanza, terrorizzato dai voli, che rifiutò più volte uno scranno nazionale) che preferirono restare al di sotto dello Stretto.Altre ere, ben altri personaggi.Ma tant’è: Tamajo resta alle Attività produttive. Certo, perché vuole continuare il suo lavoro. E anche, sostengono i più maliziosi, perché il presidente non avrebbe gradito la sensazione che l’assessore e il suo padre politico, l’intramontabile Totò Cardinale, si siano «allargati un po’ troppo» nell’ipotizzare per il sovrano di Partanna-Mondello il ruolo di Spitzenkandidaten del centrodestra alle Regionali prossime venture. Grazie per il «signorile gesto» di dimettersi da eurodeputato «senza chiedere nulla in cambio», permettendo a Schifani di incassare un enorme credito politico presso Antonio Tajani, ma per adesso nessun upgrade di assessorato.

Volo, donne cercansi (ma forse resta)

Dicono che alla Salute, per le ragioni del quieto vivere di cui sopra, potrebbe pure restare Giovanna Volo. Lo dice chi ammette che Schifani non sia proprio entusiasta dell’assessora, ma è pur consapevole che l’eventuale sostituzione, ingessata dall’obbligo di 1/3 di donne in giunta, non è facile. Soprattutto se si pensa all’uomo-ombra dell’assessorato, il direttore generale Salvatore Iacolino. C’è un problema di genere, ma c’è anche la necessità di scongiurare la fronda forzista agrigentina, con Riccardo Gallo e Margherita La Rocca Ruvolo (firmataria di un’interrogazione all’Ars sulla presunta irregolarità della nomina dello stesso Iacolino al vertice della Programmazione strategica) pronti a fare le barricate.Certo, ci sarebbe anche Francesco Cascio, mancato candidato sindaco a Palermo, mancato assessore al primo giro e mancato subentrante a Tamajo all’Ars. Ma, al di là della predisposizione del diretto interessato, comunque molto stimato dal governatore, resta la questione delle quote rosa.E allora ritorna, vichianamente, il tormentone su Barbara Cittadini, ma la presidente di Aiop Sicilia (ultima candidata presidente della rosa bruciata da Gianfranco Miccichè prima che Ignazio La Russa tirasse fuori Schifani dal cilindro meloniano), sempre che fosse interessata, dovrebbe prima sciogliere un ingarbugliato nodo di conflitti d’interesse nella sanità privata. Qualcuno, allora, rispolvera un’altra tecnica: l’ex assessora Daniela Baglieri, che non dispiacerebbe all’ala forzista-sicilfuturista legata al deputato regionale Nicola D’Agostino, il cui ingresso in giunta è complicato dalla permanenza di Tamajo. Ma sembra una via senza uscita. Meglio, extrema ratio, puntare sulla più affidabile fra le Renato-girls: l’ex sottosegretaria Simona Vicari, oggi influente sacerdotessa della Presidenza. Eppure sarebbe più di pronto impiego un’altra “specialista” di livello: Daniela Faraoni, manager dell’Asp di Palermo. Ma sulla sanità anche gli autonomisti, donatori di sangue a Forza Italia con il sostegno all’eurodeputata ripescata Caterina Chinnici, vorrebbero comunque essere consultati: magari non ci sarà un nome lombardiano doc, ma almeno «una scelta condivisa». L’ideale, va da sé, sarebbe stata proprio Chinnici.

Per il dopo-Falcone un “top player”

Dicono pure – e l’abbiamo verificato – che Falcone, all’Ars ininterrottamente dal 2008, non abbia mai trascorso una notte in trasferta a Palermo. Lo dice chi racconta che, persino dopo le maratone delle finanziarie fino all’alba, sia sempre tornato a dormire a casa, anche per un paio d’ore. Per rispettare il rito, molto da Mulino Bianco, della colazione in famiglia. Adesso, non essendoci un diretto giornaliero Catania-Bruxelles con andata e ritorno, darwinianamente, dovrà cambiare abitudini. Anzi: l’ha già fatto. L’assessore uscente è stato immortalato a Bruxelles nella prima riunione del Ppe in photo opportunity con von der Leyen, Metsola e Weber, mentre il collega-rivale delle Attività produttive è tornato custode del territorio inaugurando lo store di Mondo Convenienza a Palermo. Ma Falcone non dovrebbe avere alcuna voce in capitolo sulla scelta del suo successore. E dunque strada sbarrata tanto alla soluzione politica (il capogruppo forzista all’Ars, Stefano Pellegrino, magari al posto di Tamajo stesso promosso alla Salute), quanto all’opzione tecnica di Giovanni La Via, che pure s’era accreditato a Palazzo d’Orléans come potenziale candidato «di tutto il partito», prima che Schifani non gli rispondesse più al telefono dopo averlo visto in campagna elettorale con Falcone.Certo, il presidente ha anche accarezzato l’ipotesi di un ritorno di Gaetano Armao all’Economia. Stroncata sul nascere soprattutto dai mal di pancia innescati in assessorato (i più fragorosi, raccontano, sono proprio quelli del ragioniere generale Ignazio Tozzo), fino al punto da minacciare una sorta di ammutinamento di massa. «E allora ci vorrebbe una specie di Pitruzzella», è l’identikit tracciato dagli schifaniani. L’originale, Giovanni Pitruzzella, sta benissimo dov’è: alla Corte Costituzionale. Le alternative? La prima è lo stimatissimo Alfio Adelfio Cardinale (ipotizzato anche per la Salute), da poco nominato dal governatore nel cda di Svimez; la seconda, più concreta, è tutta interna: spostare Totò Sammartano dal delicatissimo ruolo di capo di gabinetto di Schifani per metterlo alla guida di un assessorato-chiave.«Magari non avrò il potere di indicare il mio successore, ma almeno mi riservo – va però dicendo Falcone ai suoi – il diritto di veto sulla scelta».

Graffeo super tecnico all’Economia?

Dicono, quindi, che sull’Economia il presidente cerchi «un top player». Lo dice chi, a voce bassa, sussurra il nome del corteggiato numero uno: Maurizio Graffeo. Sarebbe l’ex presidente della Corte dei conti regionale il sogno proibito di Schifani. Come dire che Google assume il migliore degli hacker in pensione per proteggere il proprio sistema. L’ex magistrato contabile, fustigatore dei bilanci allegri della Regione, come garante di un new deal all’Economia è una gran bella suggestione, anche se non è dato sapere se il diretto interessato sia stato interpellato. Del resto, però, l’ex togato non sta certo facendo il pensionato ai giardinetti: presidente del collegio dei revisori della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, nel 2023 è stato nominato (dal governo nazionale, in quota Lega) nella commissione paritetica Stato-Regione. E perché allora non accettare la sfida da super tecnico nel governo regionale? Sarebbe una goduria, nelle nottate di finanziaria con le mancette nel suk di Sala d’Ercole. Staremo a vedere.

In FdI staffetta Pagana-Savarino

Dicono, in influenti ambienti meloniani, che fra oggi e domani a Roma si discuterà della linea del partito siciliano sul rimpasto. Lo dice chi ha saputo di un fugace e cordiale incontro dei coordinatori Salvo Pogliese e Giampiero Cannella con l’omologo forzista Marcello Caruso, ma senza entrare troppo nel dettaglio.I vertici di FdI hanno difeso l’assessora Pagana messa in mora da Schifani per il corto circuito con Di Mauro sui rifiuti, ma il suo addio alla giunta è dato per scontato. A causa della contestuale elezione del marito Ruggero Razza a Bruxelles: un brutto messaggio per chi crede nel principio meritocratico della parità di genere, ma tant’è. Si riscalda, nel frattempo, la deputata agrigentina Giusi Savarino: sarà lei a subentrare al Territorio e ambiente.E, con Alessandrò Aricò (Infrastrutture) ed Elvira Amata (Turismo) ben saldi ai loro posti, la staffetta rosa Pagana-Savarino potrebbe essere l’unico cambio chiesto da FdI in giunta. Soprattutto se fosse vero ciò che Francesco Scarpinato, titolare dei Beni culturali, va assicurando ai suoi amici: «Per il partito sono intoccabile». Sarebbe una vittoria, l’ennesima, della “corrente turistica” capitanata in Sicilia da Manlio Messina, che a Roma prova ad arginare le richieste di Pogliese per un posto a Massimiliano Giammusso, il sindaco di Gravina primo dei non eletti alle Europee. La tesi del senatore ex sindaco di Catania è che «tutti i candidati in passato sono stati premiati con l’ingresso in giunta», con esplicita citazione per l’ex assessore Sandro Pappalardo oltre che per lo stesso Scarpinato. Ma la rivendicazione di Pogliese non sarà una passeggiata di salute.

Agricoltura, il piano B di Sammartino

Dicono, tutti in coro, che i tempi del rimpast(in)o siano legati alle sorti giudiziarie di Luca Sammartino. Tanto più che il verdetto del tribunale di Catania sul ricorso dell’ex vicepresidente e assessore all’Agricoltura contro la sospensione dalla carica, nell’inchiesta per corruzione, potrebbe arrivare quasi in contemporanea con l’insediamento a Strasburgo (il prossimo 16 luglio) di Falcone. Che si dimetterebbe subito dall’Ars, per premiare il subentrante etneo Salvo Tomarchio, suo sostenitore alle elezioni. Ma non è detto che lasci in contemporanea anche il posto in giunta. Lo farà al momento giusto (ha 30 giorni di tempo dalla proclamazione per optare), magari dopo la manovra ter a Sala d’Ercole e soprattutto dopo che Schifani avrà conosciuto il destino del suo ex vice leghista. «La sua assenza in giunta mi pesa», ammette. Se dovesse arrivare la riabilitazione, Sammartino riprenderebbe entrambi i ruoli. In caso contrario il piano B più accreditato è quello di un tecnico: anziché il dirigente-highlander Dario Cartabellotta, già assessore all’agricoltura, è molto quotato Salvatore Barbagallo, ex preside di Agraria all’Università di Catania, apprezzato consulente dell’assessore sospeso, che gli ha affidato dossier delicati come il piano idrico. E poi c’è il caso, politico e umano, di Turano. Il governatore vorrebbe rimuoverlo, ma Sammartino lo difende a spada tratta. Arginando la fronda interna, guidata dalla capogruppo all’Ars, Marianna Caronia, che spinge per l’ormai ex eurodeputata Annalisa Tardino. Qualsiasi cosa succeda, gli assessori a Schifani – sostengono fonti vicine a Sammartino – li indicherà Matteo Salvini, tramite il commissario regionale Claudio Durigon, ma «dopo averli comunque condivisi con Luca».

Lombardo e Cuffaro tengono le posizioni

Dicono, infine, che Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro, nell’operazione-rimpasto, siano i più abbottonati. Hanno dato un contributo decisivo all’exploit di Forza Italia alle Europee, ma per adesso non possono passare all’incasso. Hic manebimus optime, in attesa di tempi migliori è meglio giocare di rimessa. Niente secondo assessore per l’Mpa, che anzi deve difendere Di Mauro dalle intenzioni, ormai tutt’altro che segrete, di Schifani che vorrebbe rimuoverlo come capro espiatorio, assieme alla collega Pagana, del pasticcio sulla discarica di Lentini. Ma i lombardiani fanno scudo: «Se esce Roberto dai Rifiuti, casca il governo», azzarda un falco.Mentre Cuffaro, dal canto suo, dovrebbe confermare sia Andrea Messina (Autonomie locali) sia Nuccia Albano (Famiglia). Niente ingresso in giunta, sostengono fonti democristiane, per l’ambizioso deputato Ignazio Abbate. «Anche perché Totò – sostiene un cuffariano di punta – non vorrebbe fare passare il messaggio di premiare chi, prima ancora che il partito prendesse posizione, sosteneva già autonomamente Tamajo». Un ragionamento che, se portato alle estreme conseguenze, potrebbe significare anche l’addio dell’ex sindaco di Modica alla Dc, magari per essere accolto in Forza Italia.

Abbate, bomba a orologeria sulla coalizione

Dicono, del resto, che Abbate sia considerato ormai da tutti in quota azzurra. Lo dice, additandolo, soprattutto chi ricorda che il passaggio dalla Dc a Forza Italia romperebbe il solenne patto siglato a inizio legislatura dagli alleati – ovvero: non togliersi reciprocamente deputati – aprendo un caso esplosivo.Una bomba a orologeria sul centrodestra, in attesa di capire le mosse dell’altro collega, l’ex meloniano Marco Intravaia, per adesso “parcheggiato” al gruppo misto, ma anche lui tracciato in direzione Forza Italia. «Se fosse proprio il partito del presidente Schifani a prendersi deputati degli altri, infrangendo le regole d’ingaggio della coalizione, sarebbe davvero un casino colossale», si lascia sfuggire un pezzo grosso della maggioranza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA