Regione, “ritocchino” in giunta Ecco chi esce e chi può entrare

Di Mario Barresi / 29 Settembre 2020

Catania. L’argomento – più umano che politico – per rompere il ghiaccio, dopo mesi di rapporti tesi, suona più o meno così: «Caro Nello, quando ti convincerai che io non tramo contro di te, ma sono il tuo migliore alleato, sarà sempre tardi». L’interlocutore col pizzetto annuisce, non si sa con quale grado di effettiva convinzione. La scena risale a martedì scorso, in prima serata: Gianfranco Miccichè faccia a faccia con Nello Musumeci, alla buvette di Palazzo dei Normanni. Testimone istituzional-oculare del disgelo è Riccardo Savona, potente presidente forzista della commissione Bilancio all’Ars.


La notizia, scremata dai gustosi siparietti
(compreso quello di Miccichè che si dice «offeso» con il leader di DiventeràBellissima per il flirt con la Lega), è che Musumeci avrebbe dato il suo sostanziale assenso a un turn over degli assessori, «purché non lo chiamiamo rimpasto, visto che non lo è». Parola d’ordine: «Ritocchino». Ottenuto, a quanto pare, da Miccichè. Che da tempo spinge per cambiare tutti i forzisti in giunta. E incassa la facoltà, da leader regionale del partito, di modificare «una o al massimo due» caselle. Complicato resta l’iter di rottamazione dell’odiatissimo vicepresidente Gaetano Armao (oltre che dall’editto di “intoccabilità” di Silvio Berlusconi, l’assessore all’Economia è blindato dal coordinatore nazionale Antonio Tajani), anche Marco Falcone resterà in sella ai Trasporti come portabandiera del’area ex An, con Maurizio Gasparri come garante, al netto del grande feeling con Palazzo d’Orléans.

E dunque gli assessorati in palio restano quelli di Edy Bandiera (Agricoltura) e Bernardette Grasso (Autonomie locali), in quest’ordine di fila al terminal partenze. Quasi certa – anche se sussurrata da mesi, ma lui è sempre al suo posto – l’uscita dell’assessore siracusano, evenienza che susciterà l’ira di Stefania Prestigiacomo. Ma anche Grasso rientra nella strategia di Miccichè, che vorrebbe i due «più presenti a far politica per il partito nel loro territorio», in un piano di riorganizzazione di Forza Italia in Sicilia pronto a partire dopo le Amministrative. E in questo contesto c’è anche il «riequilibrio della rappresentanza dei territori in giunta, anche per consentirci di costruire in questi due anni liste forti per il 2022». Principio su cui Musumeci non ha avuto nulla da ridire.

E ora per il viceré di Berlusconi nell’Isola è prioritario dare «spazio e visibilità» ad Agrigento, Caltanissetta e Trapani. Tre province per due poltrone? La questione potrebbe risolversi con un unico nome – il nisseno Michele Mancuso, vicecapogruppo all’Ars – come “sportello unico” anche delle istanze agrigentine, col placet dell’influente deputato regionale Riccardo Gallo, che rinuncerebbe a Vincenzo Giambrone, sindaco di Cammarata ed ex presidente dell’Ast oltre che vecchio inquilino di Sala d’Ercole. L’altro aspirante neo-assessore è Toni Scilla, uomo forte di Miccichè nel Trapanese, «uno dei pochi che nel partito riesce a spostare voti», ammettono anche forzisti distanti dal presidente dell’Ars, consapevoli però del sostanziale veto del deputato marsalese Stefano Pellegrino.

Grasso, stimata dal governatore, gode però dell’“immunità rosa”: se uscisse lei, nel governo regionale non ci sarebbero più donne. «Il che è consentito dalla legge, ma sarebbe un brutto segnale politico», ragiona un musumeciano doc. E allora l’assessora messinese (che resterebbe all’Ars) uscirebbe solo attraverso due percorsi. Il primo: se Forza Italia piazzasse il tandem Mancuso-Scilla, potrebbe essere l’Udc a schierare una donna (la deputata regionale Margherita La Rocca Ruvolo), al posto di Alberto Pierobon o di Mimmo Turano. «Ma così si complicherebbero le cose e il “ritocchino” autorizzato da Musumeci si allargherebbe pericolosamente», ragionano a Palermo. Ed ecco la soluzione interna ai forzisti: Maria Antonietta Testone, ex assessora a Sciacca, coordinatrice siciliana di “Azzurro Donna”. A fare un passo indietro, in tal caso, dovrebbe essere proprio Mancuso, che alcuni nel partito definiscono «l’unico nuovo assessore da proporre al presidente».

Se ne riparlerà presto, dopo lo spoglio delle Amministrative. Cioè da quando, come ripete Miccichè ai suoi, «comincerà la vera volata finale di questa legislatura», in cui «non possiamo più permetterci di sbagliare una sola mossa».

Twitter: @MarioBarresi

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Redazione
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