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La scelta

Regione, Miccichè si smarca da Forza Italia passa con Lombardo: «Berlusconi? Avrebbe approvato»

L’ex presidente dell’Ars nel gruppo autonomista: operazione top secret, ora si accelera

Di Mario Barresi |

Gianfranco Miccichè sta per passare con Raffaele Lombardo. E non è un abbaglio di mezz’estate, né un effetto allucinogeno delle temperature record di questi ultimi giorni.

È tutto vero.

L’indiscrezione raccolta da La Sicilia, molto diffusa a Palazzo dei Normanni prima del rompete le righe, trova riscontro fra gli amici dell’ex presidente forzista dell’Ars, ma anche in ambienti vicini al patron dell’Mpa. L’operazione doveva restare sotto traccia fino alla ripresa di settembre, ma da oggi è probabile che i due interessati siano costretti ad accelerare.

Il destino wertmulleriano

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Come in un torrido copione wertmulleriano, i controversi protagonisti degli ultimi trent’anni di storia politica siciliana (e per certi versi anche nazionale) hanno già limato i contenuti di un clamoroso colpo di scena. Miccichè, tutt’ora iscritto al misto, all’Ars aderirà al gruppo degli autonomisti, portandolo a ben sei componenti. E lo farà «da deputato semplice», confida l’ex viceré berlusconiano di Sicilia ai suoi, ai quali negli ultimi giorni ha annunciato l’imminente novità con un giro di telefonate dalla sua villa cefaludese di Sant’Ambrogio, dove avrebbe ricevuto anche qualche visita di rilievo.

Berlusconi «avrebbe approvato»

«Anche il presidente Berlusconi avrebbe approvato la mia scelta: questo, in Sicilia, non è più il suo partito, non è più il nostro partito, forse non è più nemmeno un partito, ma un ristretto club riservato agli adulatori e ai lacchè del presidente», lo sfogo rassegnato a chi lo segue da diversi lustri. Il chiaro riferimento è alla leadership di Renato Schifani, che, subito dopo la sua vittoria elettorale, è riuscito nella magistrale operazione di progressivo indebolimento dell’ex commissario regionale (sostituito, con Silvio Berlusconi ancora in vita, dal segretario particolare Marcello Caruso), mollato da quasi tutti i deputati a lui vicini, condannato al totale isolamento.

Isolato ed esiliato

Miccichè è rimasto solo, esiliato al misto, fuori dai giochi di potere ancor prima di essere ammaccato dalle vicende giudiziarie, citato nel giro di cocaina nella Palermo bene e poi indagato per l’uso improprio dell’auto blu. L’ultima inchiesta emersa proprio quando l’artefice del 61-0 del centrodestra nell’Isola stava cercando di riemergere, con la sponda romana di Giorgio Mulè e il sostanziale nulla osta di Antonio Tajani, grazie all’endorsement alle Europee per il duo composto da Marco Falcone (suo ex nemico giurato) e da Caterina Chinnici (appena conosciuta), poi tutt’e due eletti. Ecco, al netto dei (legittimi?) sospetti del potente in disarmo su “manine” e “facilitatori” nella zona grigia del limbo fra magistratura e politica, l’ultima scintilla fra Lombardo e Miccichè è scoccata proprio in campagna elettorale. Quando entrambi – uno definitivamente assolto, dopo un calvario giudiziario lungo 12 anni, dall’infamante accusa di concorso esterno alla mafia; l’altro più volte indagato ma finora mai condannato – si sono trovati a sostenere l’eurodeputata uscente ex dem, figlia del giudice Rocco Chinnici ucciso da Cosa Nostra.

Questione di feeling

Ma una prima avvisaglia del rinnovato feeling c’era stata già a ottobre 2023, quando l’ex presidente dell’Ars presenziò in prima fila a una convention autonomista a Palermo. In quell’occasione Lombardo doveva spiegare ai suoi il senso del patto federativo con la Lega. Sappiamo com’è andata a finire: rottura dell’accordo e alleanza con Forza Italia alle Europee. Ed è da qui che si riannoda il filo dei rapporti fra i due (già alleati di ferro: prima nello strappo di Miccichè con il Pdl ufficiale che invece uscì dal governo Lombardo nel 2009, per poi rompere di brutto un anno dopo; poi di nuovo nella corsa del forzista candidato governatore nel 2012; infine dioscuri del fronte No-Nello fino al defilarsi dell’Mpa, decisivo per la candidatura di Schifani nel 2022), con il leader autonomista presente, lo scorso luglio, al consiglio nazionale di Forza Italia, presieduto proprio dal governatore siciliano.

Ma, come spesso avviene in politica, le alleanze si fanno anche per i nemici in comune. Acerrimo, per Miccichè, è il presidente della Regione che l’ha spodestato dal trono forzista di Sicilia decretandone l’ininfluenza politica. E così l’ex viceministro, seppur intimamente tentato dalla passionaccia per Cateno De Luca («uno dei pochi veri politici che c’è in Sicilia», lo definisce), ha deciso di fare il grande passo. Rinunciando pure al tentativo di redenzione nazionale portato avanti dal suo amico Mulè. «Non ho bisogno di essere riabilitato», l’ultimo mood di Miccichè. Più che speranzoso, comunque, sul fatto che la sua scelta «avrà il consenso anche dei vertici nazionali del partito, tanto più che adesso Lombardo è federato». Di una «collaborazione forte» con Forza Italia ha parlato il leader autonomista, intervenendo al consiglio nazionale azzurro, accogliendo «l’invito» di Tajani. «La si chiami federazione o affiliazione, ci sentiamo parte di un unico progetto politico che la Sicilia ha dimostrato essere vincente».Così parlò Don Raffaele prima che il deludente esito del rimpastino raffreddasse l’afflato forzista. Il secondo assessore, promesso in presenza di Tajani per quando sarebbe arrivato «il quinto deputato regionale», non è stato concesso da Schifani, che voleva risarcire l’alleato inquieto con la proposta (rifiutata) della vicepresidenza a Roberto Di Mauro. Ora, con Miccichè (che giura un ingresso «senza rompere le scatole: io non sono uno qualuque, ma rispetterò la comunità che mi accoglie»), il gruppo Mpa all’Ars arriva a quota sei. In attesa del settimo (fiducia nel ricorso di Luigi Genovese sul seggio conteso a Messina) o addirittura dell’ottavo, magari pescando nell’acquario dei delusi di Sud chiama Nord. Sul governo regionale c’è un arsenale puntato da Lombardo – che prendendosi Miccichè fa una precisa scelta di campo – pronto a condizionare la maggioranza di Schifani, il quale ora dovrà stringersi ancor di più a Luca Sammartino e Totò Cuffaro per non essere succube di FdI. Con la prospettiva del fuoco amico di una Forza Italia sempre più inquieta, soprattutto dopo la delusione dei deputati regionali lasciati a stecchetto nel rimpastino.

Autonomia differenziata primo test

Primo test della “strana coppia”: l’autonomia differenziata. «Al Sud governatori e parlamentari hanno avuto le palle per ribellarsi – la tesi di sostenuta Miccichè – mentre in Sicilia ci siamo calati le braghe per pietire la benevolenza di Salvini e della Meloni». Se Lombardo, pur aperturista durante il breve flirt con il Carroccio, ci metterà il carico da undici, sarà l’apertura ufficiale della strategia della tensione. L’autunno caldo del centrodestra siciliano, sotto i 40 gradi di quest’agosto, comincia a delinearsi. A Palazzo d’Orléans, più che l’impermeabile, dovranno tirare fuori l’usbergo di ariostiana memoria.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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