PALERMO – «Con l’esercizio provvisorio in alto mare e la Sicilia a rischio di default finanziario, l’unico pensiero del presidente Musumeci in queste settimane è stato il rimpastino della Giunta, condizione necessaria per portare a casa l’approvazione della manovra di fine anno. In un grottesco travisamento delle forme politiche e della sostanza democratica, Musumeci inaugura la prima giunta integralmente al maschile, virile rimembranza del ventennio fascista in cui alle donne non era neppure concesso di votare. Sarà il caso che di questa offesa giuridica e culturale si occupi anche il Presidente Mattarella, a meno che l’Autonomia siciliana debba essere intesa anche come extraterritorialità rispetto alla civiltà del diritto e della storia». Lo dice il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava.
E sulla mancata presenza delle donne in Giunta dopo l’uscita di Bernadette Grasso, a quello di Fava si uniscono altri commenti polemici. «Dopo non avere fatto niente per promuovere l’occupazione femminile e per un welfare che rispondesse ai bisogni e garantisse i diritti di cittadinanza delle donne il governo Musumeci si appresta ora a varare una Giunta regionale tutta al maschile. Un atto becero che segnerebbe la conferma di un esecutivo per il quale la parità di genere e i diritti delle donne vengono all’ultimo posto e sono perloppiù solo vuoti titoli», dice Mimma Argurio, segretaria regionale Cgil.
Maria Saeli della direzione nazionale di Più Europa dice: «E’ arrivato il rimpasto della giunta della regione siciliana. Trovo assolutamente scandaloso che ancora una volta non ci sia nessuna donna. Eppure proprio poco tempo fa lo stesso Gianfranco Micciché festeggiava l’approvazione della legge – che certo entrerà in vigore dalla legislatura prossima – delle quote di genere in Giunta. La Regione più avanti d’Italia, si diceva. Eppure oggi assistiamo all’ennesimo passo indietro».
Milena Gentile, consigliere comunale del Pd a Palermo dice: “Non si può che stigmatizzare l’ennesimo oltraggio che il governo Musumeci sta perpetrando ai danni del contributo delle donne alla politica regionale, costantemente marginalizzato. Rimuovere l’unica assessore donna in favore dell’ennesimo uomo va oltre ogni limite di decenza. Se poi pensiamo che nel mio ruolo di Presidente di Emily Palermo insieme ad altre associazioni femminili da anni portiamo avanti contro un muro di gomma la battaglia per l’approvazione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale per l’Ars, si consolida l’immagine di una regione-Cenerentola rimasta l’ultima in Italia a prevedere la preferenza unica».