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Regionali, scontro tra Fdi e Lega su Musumeci: «Salvini ritarda candidatura». «No, non lo vogliono i siciliani»

Il vertice di Arcore non ha ancora dipanato la matassa. Minardo: «Prima aspettiamo i risultati di Palermo e Messina»

Di Redazione |

Torna alta la tensione nel centrodestra siciliano sulla questione della ricandidatura di Nello Musumeci alla Presidenza della Regione. E stavolta la testa di ponte non è Gianfranco Miccichè che si è esposto personalmente sulla sua ipotesi contraria. Lo scontro è tra Fratelli di Italia e la Lega.

«È sicuramente positivo essersi incontrati – ha scritto in una nota “impersonale” FdI, al termine del vertice dei leader del centrodestra ad Arcore – ma l’unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti. Su 26 città capoluogo sono solo 5, ma purtroppo importanti, le città in cui il centrodestra andrà diviso al primo turno ma restano ancora diversi nodi aperti. A partire dalla non ancora ufficializzata ricandidatura del presidente uscente Nello Musumeci in Sicilia, su cui la personale dichiarata disponibilità di Silvio Berlusconi si è fermata di fronte alla richiesta di Matteo Salvini di ritardare l'annuncio del candidato». 

La risposta a stretto giro di posta è arrivata proprio dal Carroccio: «La Lega sulla Sicilia non ritarda nulla, anzi a Palermo per prima ha ritirato il suo ottimo candidato sindaco pur di avere una squadra unita. I dubbi su Musumeci non sono di Salvini o della Lega, ma semmai della netta maggioranza dei siciliani stando ad esempio all’ultimo sondaggio pubblico di SWG, che lo vede purtroppo terz'ultimo per gradimento in tutta Italia» ha detto il coordinatore siciliano della Lega Nino Minardo. «La Lega continua a sostenere lealmente la giunta Musumeci e a lavorare non per interesse di partito ma per il bene dei siciliani, e la scelta sul futuro governatore verrà presa in Sicilia, non a Roma o a Milano, dopo le vittorie di Palermo e di Messina» ha poi aggiunto Minardo.

Ma l'esito del vertice di Arcore non sembra essere andato vero. Doveva essere quello del disgelo e, invece, alla fine è sembrato quello dell’ennesima spaccatura. Da Silvio Berlusconi ad Arcore c'erano Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accompagnati rispettivamente, da Roberto Calderoli e Ignazio La Russa, cinque mesi dopo la clamorosa rottura del centrodestra sull'elezione del capo dello Stato, che portò al Mattarella bis. I nodi sono arrivati puntualmente al pettine. A cominciare appunto dal caso Sicilia. Al termine, Berlusconi ha fatto sentire la sua voce parlando con stampa e tv fuori dai cancelli della sua storica magione. «Solo un pazzo potrebbe pensare di mandare all’aria questa coalizione…», avverte rivolto ai partner della coalizione. Parole che suonano ai più come un vero e proprio avvertimento. «Il centrodestra è unito e se non fosse così perderemmo le elezioni», rincara la dose. Un concetto ribadito qualche ora prima durante una telefonata al gruppo di Fi in Lombardia per gettare acqua sul fuoco dopo le polemiche nate stavolta all’interno del partito per il caso Salini in Lombardia, con forti tensioni tra l'ala filogovernativa guidata da Maria Stella Gelmini e la neo coordinatrice regionale di Fi, Licia Ronzulli. 

Berlusconi, apprende l’Adnkronos, avrebbe spiegato alla Meloni di non avere nulla nei confronti di Musumeci con il quale ha un ottimo rapporto personale, ma sarebbe meglio affrontare la questione delle regionali in un secondo momento, dopo le amministrative. In ogni caso, avrebbe sottolineato il Cav, si tratta di un tema prettamente siciliano: della serie, Fdi dovrà parlare dell’eventuale riconferma del governatore uscente innanzitutto con il partito di Forza Italia in Sicilia. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA