Il dubbio non è un capriccio: che fine ha fatto Caterina Chinnici? È sparita dai radar. Dal 23 agosto, giorno della tormentata accettazione della candidatura orfana del M5S, non c’è un solo segno di vita politica, a eccezione di un’intervista a Repubblica, il 25, in cui rivendica che «il mio nome è una storia che unisce la gente» affermando che «la partita è ancora aperta». Ma di fatto l’aspirante governatrice del Pd, quella partita, non ha neppure incominciato a giocarla.
Fra i dirigenti dem con più capelli bianchi in testa c’è chi rievoca uno sceneggiato Rai degli Anni 70, Dov’è Anna?, in versione aggiornata: «Dov’è Caterina?». A meno di un mese dal voto, non c’è ancora stata una convention regionale di apertura della campagna elettorale, né una sola iniziativa pubblica. E anzi, lunedì, s’è notata l’assenza dell’eurodeputata alla presentazione dei candidati siciliani dem alle Politiche. «Lei c’è, ma non si vede», la battuta bisbigliata nei corridoi in via Bentivegna, mentre un autorevole big di partito si lascia andare a uno sfogo: «Doveva esserci, anche se non ha la tessera di partito, poiché lo status di magistrata non le consente di averla, perché è comunque la candidata sostenuta da tutta la nostra comunità politica alle primarie e ora alle elezioni del 25 settembre». Del resto, «se Chinnici fosse ancora stata la rappresentante di tutto il vecchio campo largo, con i grillini che ci facevano le scenate di gelosia per il suo nome accanto al nostro simbolo, la sua assenza avrebbe potuto avere un senso». Quello, cioè, di «candidata super partes di tutta la coalizione». Ma ora «siamo noi e pochi altri a sostenerla, quindi non può mancarci di rispetto». Eppure fonti della segreteria regionale del Pd derubricano l’assenza di lunedì: «L’evento non faceva parte del programma della campagna elettorale».
Come al solito l’unico a uscire dal chiacchiericcio anonimo è Claudio Fava: «Sono un politico di vecchio impianto e ritengo che la competizione elettorale abbia bisogno di un’altra generosità. Mi pare che la campagna di Caterina, che resta la migliore opzione possibile, non sia ancora cominciata», spiega a Buttanissima.it lo sfidante sconfitto alle primarie.
E come al solito è Anthony Barbagallo a dover fare il parafulmine della situazione. Smentendo che il profilo talmente basso da sembrare sotterraneo sia una delle condizioni poste da Chinnici per accettare la corsa «per non voltare le spalle ai siciliani». Come dire: «Io ci sto, ma ora lasciatemi un po’ in pace». In costante contatto con la candidata (in questi giorni nella sua residenza estiva di Caltanissetta), il segretario regionale del Pd rassicura: «Abbiamo definito l’agenda condivisa degli eventi di Caterina sui territori, ora si parte».
Non subito, ma venerdì 2 settembre col primo appuntamento ad Agrigento. Poi un po’ di relax nel fine settimana, in attesa del clou di lunedì 5 a Palermo: sarà quello il vero battesimo di fuoco, con la prevista presenza di Enrico Letta. E poi il 6 a Enna, il 9 a Messina, il 10 a Siracusa, l’11 a Ragusa.
«Non si può ridurre tutto all’attesa di un paio di grandi eventi con gli ospiti d’onore romani. Le campagne elettorali sono altro. E pretendono altro», mette comunque in guardia lo stesso Fava. Del quale qualcuno, magari, nel Pd starà rimpiangendo la vis pugnandi, nella rincorsa al moderatissimo Renato Schifani. Che non ha mai attaccato Chinnici, né è stato mai attaccato da lei. Come se ci fosse un tacito patto di non belligeranza fra i due, accomunati anche dal garbato rifiuto ai primi confronti fra i sette candidati, che alcune associazioni stanno cominciando a organizzare.
«Tutti sanno quanto io sia lontana dalle polemiche», scrive Chinnici (quanto di più distante ci possa essere dall’identikit del candidato-social: appena una decina di post e meno di 10mila follower) su Facebook. Ma qualcuno, nel Pd, mugugna: «Schifani, con le cinque liste corazzate che lo sostengono, può anche permettersi, al netto del voto disgiunto che ci sarà in uscita dalla sua coalizione, di starsene chiuso in casa, a Palermo oppure a Roma, fino al 25 settembre. Ma siamo noi a dover recuperare, a incalzare gli avversari. E invece l’elettrocardiogramma è totalmente piatto».
A rivestire il ruolo del front-runner contro il centrodestra finora è stato Peppe Provenzano, pungente soprattutto sulla questione morale. Ma può bastare la verve del vicesegretario nazionale per reggere il passo di una campagna elettorale in cui, con Schifani legittimamente sulla difensiva, è Cateno De Luca a dettare tempi e temi? «Se vi aspettate che Caterina si misuri sulla lotta nel fango, l’attesa può durare all’infinito», precisa chi la conosce e la stima. «Sono pacata, ma non remissiva: voglio cambiare la Regione senza salire sul ring», il suo grido sussurrato di battaglia da candidata-gentildonna.