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Referendum costituzionale, come hanno votato gli studenti under 30 catanesi

Di Pierangela Cannone |

CATANIA – Il referendum costituzionale del 4 dicembre ha spaccato in due non solo l’opinione pubblica, ma anche le generazioni: secondo un sondaggio della società statistica Demos-Coop, il 70% dei giovani elettori tra i 25 e i 34 anni ha votato No. Da indagine, quindi, gli over 35 sono stati i fautori del Sì. Sebbene sia impossibile individuare una nuova e diversa maggioranza elettorale a Catania, si può ragionare sul significato di questo voto. Abbiamo dato voce agli studenti universitari catanesi che hanno spiegato le motivazioni delle loro preferenza elettorale, spaccata – anche questa – da vecchi timori e nuove incertezze.

Francesco Lisi, 22 anni, studente di Farmacia, ha votato NO. «Ho sfiduciato la classe politica vigente. Se i 2/3 del Parlamento avessero votato la riforma costituzionale, non ci sarebbe stata necessità di ricorrere al referendum. È tempo che chi ci governa, si assuma la responsabilità di decidere del nostro destino. Spero che la politica, adesso, si possa un attimo assestare anche se noi sostenitori del No, attendiamo le prossime elezioni. Il mio futuro? Sicuramente all’estero, dov’è possibile costruirsi un lavoro. Catania non è ancora una città civilizzata perché mancando l’efficienza dei trasporti pubblici e del sistema sanitario, manca tutto».

Gabriele Monterosso, 25 anni, studente di Scienze Politiche, ha votato SI’ «perché speravo in un cambiamento. Devo riconoscere che la riforma si presentava imperfetta perché i punti sui quali esprimersi erano troppi, ma di certo avrebbe migliorato lo stato attuale delle cose. È anche vero che per molti la Riforma non era più in merito alla Costituzione, ma al nostro Governo. In questi giorni il cambiamento tanto augurato dal “popolo del NO” – ma che invece si sarebbe concretizzato con la vittoria del SI’ – non si sta attuando, anzi. In molti, però, hanno pensato diversamente. Mi auguro che si comprenda la necessità di andare al voto quanto prima, in modo da fare funzionare il nostro governo. Non siamo la Germania dove si ha la coscienza di discutere con l’opposizione per portare avanti il governo. Ci auguriamo almeno che si ottenga una maggioranza forte. Un giovane deve comunque avere voglia di andare avanti e di crearsi il proprio futuro, anche a fatica. Tra i miei colleghi c’è chi è demotivato perché non è ambizioso e altri che sono ambizioni e stanno raggiungendo tutti i traguardi prefissati. A noi ragazzi mancano punti di riferimento, e solo la voglia di emergere ci potrà donare un futuro migliore».

Giuseppe Cinquemani, 30 anni, studente di Economia, ha votato NO: «Cambiare la Costituzione è un’operazione complessa. Quando i nostri padri costituenti si riunirono per redigere una costituzione di diritto paritario per tutti i cittadini, non c’era uno spaccamento. Il No della mia generazione è stato generato dal malessere di tutti, vogliosi di ribellarsi ai politici vigenti. I grandi, invece, si sono fatti abbindolare dalla pubblicità del referendum per il SI’ che non era per nulla imparziale. C’è stata una guerra tra partiti piuttosto che un dialogo sulla Costituzione. Sono anche contrario allo sbarramento perché il 4,8% dei nostri cittadini non sarà mai tutelato. All’interno di un partito si deve puntare alla qualità delle persone, piuttosto che alla quantità dei voti che essi portano. Mi auguro che il nuovo governo possa modificare la legge elettorale e che finalmente il popolo possa tornare a scegliere da chi essere governato».

 

Alessandro Bella, 24 anni, studente di Medicina, ha votato SI’: «Sono un giovane democratico quindi avevo approfondito l’argomento all’interno del partito. Ho votato Sì, quindi, approfondendo gli aspetti legati alla questione sanitaria: la riforma del titolo V poneva la Sanità in accentramento, e questo era lo stimolo maggiore. Frequento il sesto anno del mio corso di laurea e già mi rendo conto delle difficoltà della Regione a elargire i servizi sanitari basilari. Purtroppo in Sicilia abbiamo la pecca di essere a statuto speciale e, possibilmente, avremmo visto meno di tutti gli esiti della riforma. L’altra forte motivazione che ha caratterizzato il mio voto è di natura politica: sono molto vicino alle posizioni dell’ormai ex premier Matteo Renzi perché lo considero l’unica figura forte all’interno del Pd. Tuttavia ha vinto il NO. La voglia di ribellione di tanti ha trovato sfogo nell’imputazione del governo Renzi, anche se non ho visto altre proposte migliori. I Cinque stelle, ad esempio, hanno dei rigurgiti che mi spaventano».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA