Politica
Ragusa, la congiura contro Piccitto: «Di Maio ha detto di buttarlo fuori»
Ragusa. «Una cosa è fare il grillino di lotta, ben altra è fare il grillino di governo». Ce lo confessò una volta, con ammirevole onestà intellettuale, Federico Piccitto. Il sindaco, sempre più uscente, di Ragusa. Un cinquestelle anomalo, che – non ricandidandosi – è sceso dalle montagne russe. Da primo cittadino nella black list di Beppe Grillo (graziato soltanto per non dare scandalo dopo la cacciata del gelese Mimmo Messinese) a modello di buon governo pentastellato osannato su palchi e blog. In mezzo un rapporto difficile con attivisti e consiglieri comunali. «È troppo accentratore, dà spazio solo a chi vuole lui», l’accusa ricorrente. E proprio su un suo fedelissimo, il vicesindaco Massimo Iannucci, era caduta la scelta ereditaria di Piccitto. Ma il diretto interessato, all’improvviso, si autoesclude. Con un canonico post sui social, in cui parla di «impegno civico». Si metterà in proprio? E ora il doppio ritiro di Piccitto e Iannucci si tinge di spy story.
Il giallo del caciocavallo, fra congiure carbonare, audio diffusi da attivisti-corvi e presunti attacchi hacker. È l’epilogo di una rivoluzione negli equilibri del M5S di Ragusa, restato stranamente a bocca asciutta di candidati (e dunque di eletti) nello tsunami giallo delle Politiche.
Cominciamo dalla fine. Ieri l’ufficializzazione del candidato sindaco Antonio Tringali, presidente del consiglio uscente, «nel segno del dialogo e del confronto con la città, con schiettezza e concretezza». Il prescelto è l’uomo del compromesso del gruppo di oppositori di Piccitto, guidato dalla deputata regionale Stefania Campo, ex assessora comunale invitata dal sindaco (forse in modo sin troppo frettoloso e superficiale) a farsi da parte sull’onda mediatica del caso che coinvolse il marito, assunto in una coop concessionaria del Comune per la lettura dei contatori. «Tutto falso», si difese lei: appalto e assunzione erano precedenti al suo impegno politico. E aveva ragione. Ma Campo s’è presa la rivincita con gli interessi. È lei, oggi, il riferimento ragusano del leader siciliano Giancarlo Cancelleri. E ci sarebbe lei, assieme a un gruppo di attivisti, fra gli artefici della defenestrazione del tandem Piccitto-Iannucci. Qualche particolare più scabroso emerge anche da un file registrato da chi, il 26 gennaio scorso, partecipò a un incontro che doveva essere talmente riservato da richiedere il “sequestro” dei telefoni prima di entrare. Ma la segretezza, si sa, è come il vento. E dunque l’audio, un brano del quale è stato diffuso da “La Prima Tv”, girava da tempo sui social. Anche La Sicilia ha avuto modo di ascoltarlo. Suggestivo un passaggio in cui un attivista, in passato assiduo frequentatore del gabinetto del sindaco e ora protagonista di video-selfie mentre scorta la deputata Campo, ammette un piano per liberarsi di Piccitto e dei suoi. «Nell’altro meetup abbiamo cercato di creare una frattura», dice. Così «quindici persone, brutte, negative, gente che a me m’ha buttato merda per cinque anni, hanno votato contro Piccitto e Iannucci». E ciò con il «beneplacido» (sic!, ndr) di Di Maio». L’aspirante premier, nella ricostruzione dell’attivista, «telefona e dice: “Andate avanti, perché Piccitto non ci rappresenta più”». Il capo politico sarebbe andato oltre: «Lui dice “lo dovete buttare fuori lì, dal meetup numero uno, non lo può fare il meetup numero due”, così dice lui».
È ovvio che la citazione di Di Maio può essere una millanteria, ma il riferimento alla guerra dei meetup è riscontrato. Al primo, vicino a Piccitto, se n’è affiancato un altro con sede nella storica libreria “Paolino” di piazza Vann’Anto’. A tagliare il nastro inaugurale, il 4 ottobre 2017, c’era proprio Campo, che in quell’occasione lanciò la sua candidatura all’Ars. Nell’audio viene svelata anche l’identità del candidato sindaco più gradito a questo gruppo: il “confindustriale” Giuseppe Guglielmino, direttore di Ance Ragusa e presidente di Federmanager Sicilia Orientale. È su di lui, incidentalmente ex marito della consigliera comunale grillina Zaara Federico, che punterebbe il gruppo Campo. Ma questa parte del piano fallisce: «Abbiamo certificato – dice sconsolato l’attivista – che tutto il lavoro fatto negli ultimi tre anni per buttare fuori Martorana (altro influente assessore, ndr), Iannucci, Piccitto e Tringali, è fallito! Quindi Guglielmino dice: “Io lascio perdere, non ce l’ho fatta, ho fallito!”». Ergo: Tringali non era il loro candidato. Ma da gennaio a ora molto è cambiato. Una versione che collima con la mail inviata da un’altra gola profonda grillina alle redazioni. L’autore, iscritto allo storico gruppo “Movimento 5 Stelle Ragusa”, rivela come il meetup ha scelto Tringali candidato sindaco: 22 voti favorevoli dei 36 attivisti elettori, su oltre 200 iscritti. Scelta «non condivisa con tutti gli iscritti al movimento» e poi «contestata dall’altro e più nuovo meetup». Inutili gli inviti all’azzeramento della candidatura del presidente del consiglio comunale. Vanificato, nei fatti, anche l’esito di una riunione – il 12 marzo scorso – «alla presenza, come garanti super partes, dei portavoce regionali».
Le decisioni prese in quella sede (dialogo su un candidato condiviso, unione dei due meetup con azzeramento delle rispettive cariche interne) sarebbe stata «disattesa il giorno successivo» dal gruppo anti-Piccitto, che «in una votazione dei soli attivisti, in tutto 24» avrebbe scelto anche il proprio candidato sindaco: Stefano Stracquadaini, giovane agronomo e grillino ab origine. La diaspora dei meetup (ieri anche il secondo, “Ragusa 5 Stelle”, era scomparso dalla piattaforma nazionale) si arricchisce di un altro mistero. A rivelarlo è l’ex consigliere grillino Salvo Di Pasquale, dimessosi dopo aver trovato un lavoro a Londra. Di Pasquale mostra la schermata del messaggio di un fantomatico “nuovo Organizer” del meetup piccittiano. Il misterioso nuovo padrone delle chiavi d’accesso lancia strali contro Tringali e il «ristrettissimo gruppo» di iscritti, che ha già scelto i 24 candidati consiglieri e ben tre assessori «in incontri privati ed esclusivi», invitando la base alla ribellione. E lo stesso Di Pasquale commenta: «Non siamo degni di candidarci, abbiamo tradito il movimento. Dobbiamo fermarci e cercare di tornare, se possibile, ciò che avremmo dovuto essere». Il caso sarebbe stato denunciato alla polizia postale, oltre che ai vertici nazionali del movimento. «In questi giorni il M5S di Ragusa – racconta la deputata Campo – è stato preso d’assalto da delatori, spie, hacker, profili fake, infiltrati e chi più ne ha più ne metta! Anche la nostra piattaforma è stata presa d’assalto. L’obiettivo è sicuramente quello di qualche avversario che vuole generare un po’ di confusione». Ma niente paura, perché l’onda gialla è inarrestabile. Grazie al «nostro rigore» e al «rispetto delle procedure che fanno da garanzia» alla città verranno presentati «un candidato sindaco e 24 candidati consiglieri onesti, competenti e appassionati». The show must go on: ora Tingali è in campo (in tutti i sensi), Piccitto fra poco sarà solo un brutto ricordo. La campagna elettorale grillina, adesso, può davvero cominciare. Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA